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Elezioni CONI – Luciano Buonfiglio (candidato alla presidenza): “Penso di essere l’uomo giusto al momento giusto, pronto per guidare l’evoluzione del CONI”.

(di Marcel Vulpis) – Nei giorni scorsi abbiamo presentato e illustrato il programma del candidato alla presidenza CONI (l’Election Day è previsto, al CPO Giulio Onesti di Roma, il prossimo giovedì 26 giugno, a partire dalle ore 10), Luciano Buonfiglio, attuale n.1 della Federazione Italiana Canoa e Kayak.

Il passaggio successivo è stato incontrarlo, in questa intervista esclusiva, per comprendere meglio le motivazioni che lo hanno spinto a scendere in campo, dopo una lunga e onorata carriera in ambito sportivo (a diversi livelli)*.

Per scelta editoriale questa agenzia ha chiesto un incontro one-to-one solo a tre degli otto candidati. Di fatto gli unici in grado di poter competere, a partire dalla qualità dei contenuti inseriti nei rispettivi programmi, per il ruolo di presidente CONI.

Successivamente pubblicheremo l’intervista al candidato Luca Pancalli (attuale presidente CIP).

Franco Carraro (già presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano), invece, ha scelto, fino alla data dell’elezione, di non rilasciare interviste ai media. Scelta personale che chiaramente rispettiamo.

Il confronto giornalistico si concentra così sulla sfida Buonfiglio-Pancalli. Il primo focus è stato proprio con il n.1 della Federcanoa e kayak. Lo abbiamo intervistato a Roma presso la sede federale della FICK.

Una immagine dell’esterno del Palazzo “H” (CONI/Roma) – foto agenzia Sporteconomy (tutti i diritti riservati)

D: Presidente, quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a candidarsi? In questi mesi c’è stato un amico, un presidente federale, con il quale si è confrontato più di altri?

R: E’ stato, dal mio punto di vista, il momento più bello. Eravamo prima di Natale (2024) e ho incontrato l’amico Sabatino Aracu (presidente Skate Italia). Stavamo ragionando su cosa sarebbe potuto accadere se non fosse stata data la possibilità a Giovanni Malagò di continuare il suo mandato (attraverso lo strumento della proroga, nda) e fui io il primo a invitarlo a candidarsi, per tutta una serie di caratteristiche peculiari, anche perché Aracu aveva maturato una profonda esperienza in campo politico, oltre ad essere il numero 1 degli sport rotellistici in Italia e nel mondo. Ma fu sempre Sabatino a farmi capire che il suo impegno, in seno alla Federazione mondiale, era crescente, così come in ambito domestico.

Pertanto è stato proprio lui a spingermi a questa scelta, con un preventivo confronto con altri presidenti-colleghi. Se vi ricordate a metà gennaio ho fatto una dichiarazione in cui mi impegnavo a restare fermo finchè non fosse stato chiaro il futuro di Malagò. Solo in caso contrario avrei proseguito.

Così alla fine è stato, perché il 30 aprile scorso ho ufficializzato l’attuale candidatura. Sono espressione del mondo dello sport, cresciuto nel mondo CONI e ho maturato una lunghissima esperienza sul campo che pochi possono vantare. Ma, soprattutto, ho ancora tanto entusiasmo, perché ritengo che il CONI debba continuare ad essere un protagonista di successo, cooperando, collaborando e condividendo, con tutto il Consiglio Nazionale, questo cammino che andremo ad affrontare. Vogliamo poi realizzare, per la prima volta nella nostra storia, un Piano Strategico pluriennale condiviso coi ministri competenti e con il braccio operativo, che, già da diversi anni, è Sport e Salute. Perché facendo questo cammino condiviso, sicuramente, tutte le azioni che metteremo in campo, nel futuro, saranno nel segno del successo. Dovremo, discutendo e dialogando in modo costruttivo, dimostrare di essere ancora più bravi che nel recente passato.

D: Quale è la sua visione relativamente al futuro del CONI nel contesto del post Riforma dello sport? Una riforma che, a torto o a ragione, che ridisegnato i rapporti tra CONI, Sport e Salute e in generale le Federazioni.

R: Mi fa piacere parlare di “evoluzione” del CONI e non di semplice cambiamento. Sono cambiati, d’altronde, i soggetti coinvolti. Sono cambiati gli scenari ed è cambiata anche la operatività che ci viene chiesta quotidianamente. Noi oggi dobbiamo affrontare tanti argomenti e dobbiamo farlo sempre con la competenza e la conoscenza. Ci siamo anche dati degli obiettivi a breve. Parto dall’alto livello: perché sarà difficile presentarsi (a L.A. 2028, nda) con un numero di medaglie vinte come lp scorso anno a Parigi. Ma sono anche molto confidente per il grande lavoro che stanno facendo, quotidianamente, le nostre realtà federali olimpiche (per la loro professionalità e competenza). Però dobbiamo lavorare in modo sinergico a tutto tondo. Dobbiamo anche analizzare perché alcune federazioni non sono riuscite a raggiungere questo traguardo (ovvero la qualificazione olimpica). Dobbiamo lavorare e ragionare con loro per aiutarle in vista dei prossimi giochi.

Voglio parlare oggi anche di formazione e aggiornamento dei nostri tecnici o di impiantistica sportiva. Con l’aiuto, ad esempio, dei Coni territoriali, degli EPS, delle DSA e delle FSN, dobbiamo puntare a presentare, al nostro Governo e a Sport e Salute, una proposta globale perché l’eccezionalità di Caivano possa essere replicata attraverso un metodo pluriennale sul territorio. Noi possiamo far fare sport di base, ma deve avvenire attraverso un riordino importante dell’impiantistica presente sui diversi territori o grazie a nuove strutture, ma sempre in modo funzionale e,, soprattutto con una visione multidisciplinare. Questo potrebbe portare anche ad una maggiore collaborazione, sinergia, a livello di federazioni, per intercettare lorganizzazione di nuovi eventi sportivi internazionali, in modo che l’Italia sia sempre protagonista con ritorni certificati in termini di ritorni di fatturato, visibilità e a livello turistico. Ma questo può essere messo a terra, solo attraverso una strategia ed una visione comune per far fare bella figura al nostro Paese. Già da questi esempi può comprendere come ci sia una evoluzione di coinvolgimento di tutte le forze che rappresentano il Consiglio Nazionale.

Il salto di qualità sarà questo: nel renderci consapevoli con senso di responsabilità e senso di appartenenza a questo mondo. Dove tutti devono essere coinvolti, dai più giovani ai senior, e ciascuno dovrà portare in dote le proprie esperienze e competenze. In sintesi, un Coni ancora più partecipativo.

D: Come intende gestire i rapporti istituzionali con il Governo e con Sport e Salute, per garantire l’autonomia e l’efficienza del sistema sportivo nazionale?

R: Partiamo da un concetto che ho sempre condiviso nella mia vita. La politica deve essere vista come un’opportunità, un’azione di miglioramento. Per fare una buona politica ci deve essere competenza da parte di tutti i soggetti coinvolti, ma soprattutto, disponibilità al dialogo. L’obiettivo da sempre è mettere in campo una buona politica a favore dei cittadini.

Vogliamo parlare di ambiente o di inclusione? Lo sport può essere un acceleratore incredibile e messaggero di positività in tanti ambiti per la nostra comunità. Il mondo dello sport è un esempio e quindi è essenziale il dialogo con il Governo e con i ministri competenti. Dobbiamo tendere ad una collaborazione quotiiana per la realizzazione progressiva di nuovi progetti.

Nel futuro dovremo puntare a non lasciare nulla a caso, puntando su una costante crescente programmazione in tanti ambiti.

Penso solo all’idea bellissima dei Giochi della Gioventù. Con l’aiuto delle Federazioni, delle DSA e di tutti i soggetti presenti nel nostro mondo, uscirebbe ulteriormente potenziata. Sarebbe un’esperienza fantastica per tanti giovani che praticano sport nel nostro Paese. Ed è solo un esempio…

D: All’interno del programma, molto ampio, c’è un punto a cui tiene più di altri?

R: Mi creda a tutti, perché altrimenti non li avremmo inseriti nel programma. Ci tengo a sottolineare che è firmato e presentato dal sottoscritto, ma nasce da un lavoro condiviso da parte di coloro i quali hanno deciso di sostenere la mia candidatura. E’ per questo che abbiamo deciso di istituire i “dipartimenti”. Non solo per gratificare i componenti del futuro Consiglio Nazionale, ma per raggiungere gli obiettivi sfidanti che ci siamo posti almeno fino a Los Angeles 2028.

D: In caso di elezione quali sono le priorità nei primi mesi di attività?

R: Dedicare tutto me stesso al coinvolgimento dei membri del Consiglio Nazionale, perché bisogna fare in modo che tutti siano consapevoli che rappresentiamo milioni di cittadini che fanno sport. E’ ormai imprescindibile realizzare il Piano Strategico pluriennale.

Richiederò, dopo un brevissimo periodo di consultazione con gli organismi sportivi (il Consiglio Nazionale), un incontro ai ministri competenti e con i vertici di Sport e Salute, per realizzare, per la prima volta nella storia del nostro Paese, un piano finalmente quadriennale.

Dobbiamo diventare costruttori di certezze. Devo sapere quanto è il mio budget, devo sapere che per ottenere determinate risorse mi dovrò impegnare a raggiungere una serie di obiettivi. Così come deve essere chiaro che saranno previste verifiche. E questo interesserà tutti i soggetti coinvolti.

Dobbiamo avere questa forza, questa capacità, per essere i primi a guadagnarci la fiducia del Governo e dobbiamo farlo in piena autonomia (anche perché rivestiamo un ruolo di responsabilità di alto profilo, nda). Ci tengo a sottolineare che tutto ciò deve avvenire sempre con trasparenza e del rispetto delle istituzioni. Elemento, quest’ultimo, imprescindibile.

D: Ci può dare qualche idea sulla composizione del suo staff in caso di elezione?

R: Intanto chi sarà eletto, perché è una elezione complessa. Personalmente sono molto fiducioso e chi sta partecipando al progetto sa che ci batteremo per costruire una squadra coesa. Fatta salva questa premessa è importante ricordare che il presidente del CONI è il presidente di tutti. Sui componenti del mio staff tengo a precisare che coerentemente con il mio programma mi sono riservato di discutere con la Giunta che verrà eletta giovedì prossimo e di sottoporla anche al gradimento dell’attuale Governo Meloni.

D: E se la figura, ad esempio, del Segretario Generale non dovesse risultare gradita al mondo della politica?

R: Faremo in modo di scegliere una figura con le caratteristiche giuste per ricoprire, nel modo migliore, un incarico così strategico.

D: Quale è la legacy che lascia Malagò, dopo oltre 12 anni di presidenza, e in che cosa ritiene di essere non diverso, anche se con caratteristiche differenti rispetto all’attuale gestione? In sintesi, quale sarà il suo stile e cosa le è piaciuto della presidenza Malagò?

R: La leadership di Giovanni Malagò non è in discussione. Può piacere o meno, ma, ripeto, la sua leadership è confermata da quanto fatto in questi anni e lo è sia a livello sportivo, sia in ambito imprenditoriale.

Il mio percorso di vita è diverso. Al culmine della mia carriera sono stato direttore centrale di un primario gruppo mondiale assicurativo dove sono stato allenato a progettare, a pianificare, a condividere e a far condividere il percorso da realizzare. Credo che il momento storico che stiamo vivendo richieda una squadra forte per affrontare tutte queste diverse aspettative. La mia sarà una leadership partecipativa. La credibilità personale l’ho costruita, giorno per giorno, e credo di avere una caratteristica distintiva: saper mettere d’accordo le persone.

Sono nato a Napoli, quindi con una capacità di adattamento notevole, sono poi cresciuto a Milano, una città che pretende molto e che richiede livelli crescenti sotto il profilo delle competenze professionali. Ho sposato una donna di Firenze e mi sono abituato, grazie a lei, a prendere tutto seriamente ma con ironia. Sono abituato a confrontarmi e ad adattarmi. In un momento successivo ho avuto la fortuna di trasferirmi a Roma. Questa mia capacità di mettere insieme le persone nasce, probabilmente, da queste mie esperienze di vita e di lavoro in tante aree geografiche del nostro Paese.

Più di tutte però sono state centrali le esperienze vissute nel mondo dello sport, perché se vuoi vincere devi saper lavorare con gli altri nel rispetto dei diversi ruoli e caratteri.

La Federazione (FICK) che ho l’onore di presiedere è testimone di questo mio modo di operare. Sono arrivato nel lontano del 2005 e ho trovato 700mila euro di perdite su 2,5 milioni di euro di fatturato (per un totale di 5mila tesserati). Oggi abbiamo un bilancio che sfiora i 7 milioni con 1,5 milioni di “riserve attive” (arrivando a superare i 20mila tesserati). Abbiamo organizzato, tutti gli anni, o campionati del mondo o europei, chiudendo sempre in attivo. Abbiamo risposto a tutti i progetti di Sport e Salute per tutte le categorie che ci hanno proposto. Siamo in crescita per numero di attività. In sintesi, sono abituato al dialogo e, con tanto rispetto, mi permetto di dire che sono pronto ad affrontare anche le nuove e future sfide della mia vita professionale.

D: In una recente intervista, pubblicata sul Corsera, Giovanni Malagò ha parlato dello stress che vive quotidianamente nel suo lavoro. Avrà sicuramente letto questo passaggio. E’ un aspetto che la spaventa?
R:Perché crede che qui (in FICK, nda) sia diverso (e ride…)?. Ripeto ancora una volta che quando hai una squadra forte, con collaboratori di alto livello, riesci a coordinare tutto, anche all’interno di organizzazione più complesse…Non dimentichiamoci che esiste la funzione della delega. Devi chiaramente conoscere, devi misurare e solo dopo è possibile delegare. La delega è qualcosa di costante e in crescita e ti permette di concentrarti sistematicamente su aspetti ancora più importanti.

D: In queste settimane abbiamo assistito ad una comunicazione un po’ strillata.

R: Sicuramente non da parte mia. Le potrei rispondere in molti modi: “non ti curar di loro, ma guarda e passa…” oppure “fa parte del gioco”…ma più in generale ho lavorato in modo sereno con la forza delle mie idee e degli amici che hanno sposato il progetto in esame.

D: Di questa lunga campagna elettorale qual è l’aspetto, o il momento più emozionante, così come quello eventualmente più negativo?

R: La cosa più bella che ho registrato è l’affetto, la simpatia e la credibilità nei tanti incontri con i colleghi. Di aspetti negativi sinceramente non ne vedo, perché ogni momento delle campagna è stato sempre uno stimolo a fare meglio.

D: Per la prima volta, nella storia delle elezioni CONI, vi sono otto candidati per il ruolo di presidente. Non sono (forse) troppi?

R: Se sono stati ammessi significa che rispettavano, come il sottoscritto, tutte le condizioni di candidabilità. Più in generale, nel futuro, qualche requisito in più bisognerebbe studiarlo, perché la candidatura ha un senso compiuto se riesce a presentare delle nuove proposte. Ma se ciò non avviene la decisione di candidarsi rischia di essere fine a se stessa. Mi sembra (forse) un po’ limitativo per la carica a cui si concorre.

D: A poche ore dall’Election Day ci dà tre ragioni per cui dovrebbero votarla? Cosa direbbe in sintesi ai suoi potenziali elettori?

R: Riaffermo, con convinzione, che sono un uomo di sport e di questo mondo sportivo. Conosco tutti e tutti mi conoscono. Penso di essere l’uomo giusto al posto giusto, pronto per guidare l’evoluzione del CONI.

Giovanni Malagò presidente CONI assieme al presidente della FICK Luciano Buonfiglio
  • Chi è Luciano Buonfiglio
  • Presidente della Federazione Italiana Canoa Kayak (dal 2005 ad oggi);
  • Vice-presidente CONI (dal 2013 al 2018);
  • Membro di Giunta CONI (dal 2021 ad oggi);
  • Membro Consiglio Nazionale (dal 2005 ad oggi)
  • Commendatore della Repubblica Italiana;
  • Atleta della squadra italiana di canoa con 36 presenze nella Nazionale Velocità: ha partecipato a cinque Campionati del Mondo e alle Olimpiadi di Montreal, in Canada nel 1976).
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