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Vulpis (Lega Pro): Betting, la sospensione del Decreto Dignità per riportare risorse nello sport

“Se i ruoli apicali dello sport, come Gabriele Gravina e Giovanni Malagò, e della politica sportiva, come il sottosegretario Valentina Vezzali, chiedono di trovare soluzioni rapide per poter arrivare ad una sospensione degli effetti del Decreto Dignità sulle sponsorizzazioni delle aziende del betting, ritengo sia una cosa molto positiva, vuol dire che siamo arrivati in una fase in cui il clima politico è cambiato rispetto a qualche anno fa e che stiamo andando nella direzione giusta“.

E’ quanto afferma ad Agimeg Marcel Vulpis (nella foto in primo piano), vicepresidente vicario della Lega Procommentando le parole del numero uno della Figc e del Coni, così come del sottosegretario allo sport.

Oggi ci sono le condizioni per poter compiere questo cambio di passo. Il divieto di sponsorizzazioni da parte delle aziende di gioco poteva forse avere una logica politica in quel momento storico, in quel Governo gialloverde. Del resto, la lotta al gioco è stata da sempre la “bandiera” del programma del M5S, non mi stupì quando venne adottato il divieto di pubblicità. Oggi da un punto vista operativo è chiaro che queste aziende del betting – quindi del gioco legale, pubblico e regolamentato – hanno un contratto con lo Stato nel quale è previsto che vi sia una parte di investimenti dedicati alla promozione pubblicitaria, in termini di comunicazione e marketing, in grado di far cogliere agli utenti finali la differenza tra operatore legale e operatore illegale. Il divieto di pubblicità può aver creato delle situazioni di incertezza, in quanto l’utente finale non sempre è in grado di sapere se si trova a giocare su un sito legale o irregolare”.

Per il Vice Presidente vicario della Lega Pro vi è poi un altro tema da non sottovalutare: “Siamo in un mercato liberale, per cui se esiste un mercato delle scommesse, questo deve avere gli stessi diritti e doveri di qualsiasi altro comparto merceologico, deve avere le stesse opportunità di poter operare. Forse in passato qualche errore è stato fatto anche da alcuni operatori di gioco, che hanno adottato una pubblicità forse troppo aggressiva, prestando il fianco ad una certa politica che ha poi prodotto il Decreto Dignità. Oggi tuttavia ritengo vi siano le basi per poter fare un ragionamento sereno, non ipocrita – come affermato anche dal Presidente Gravina e dal Presidente Malagò – fuori da ogni tipo di ideologia. Serve dare dignità al comparto del gioco, ma a loro volta gli operatori devono ripresentarsi sul mercato in modo più ‘fair’, senza esagerare, investendo in messaggi sempre più nella logica del gioco legale e responsabile, in modo che l’utente si diverta anche solo giocando 1 euro”.

Gli operatori di gioco – ha proseguito Vulpis – devono continuare ad adottare alert e strumenti stringenti per fermare quei giocatori che stanno esagerando, facendo allo stesso tempo attenzione alla qualità dei contenuti pubblicitari. Servirà una regolamentazione più idonea delle fasce orarie in cui mandare determinati messaggi, ma si deve uscire dall’ipocrisia di una visione ideologica del tema del gioco. Le aziende del betting sono infatti amiche di uno Stato che vuole combattere il gioco problematico, in quanto hanno gli strumenti per contrastarlo. Le persone in difficoltà devono essere aiutate, ma non su può limitare chi fa il proprio lavoro in modo legale e regolare”.

“Il fatto che, come affermato dal Presidente Gravina, al settore siano venuti a mancare 150 milioni di euro – ha concluso Vulpis – deve far riflettere, soprattutto ora che stiamo uscendo dalla pandemia. Credo che questa cifra possa gradualmente rientrare nell’ecosistema sportivo italiano, un sistema che ha sofferto tantissimo, in cui i ristori non sempre sono stati sufficienti per tamponare le spese sostenute. Le aziende del gioco devono andare verso il mercato in modo più maturo e proattivo, prestando attenzione sempre più ai temi del sociale e della solidarietà, su cui devono investire, in modo da aprire una nuova stagione nel rapporto tra Stato, aziende, sport ed utenti finali, in una attività di collaborazione vera e concreta, ma soprattutto non più ipocrita”. (fonte: Agimeg)

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