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Soldi sauditi: c’è chi dice no…Il caso del Teatro alla Scala e del rifiuto del sindaco Sala

(di Marcel Vulpis) – Mentre la Lega calcio serie A progetta già la seconda finale della Supercoppa in Arabia Saudita (nonostante le polemiche degli ultimi mesi), c’è chi ha saputo dire “no” ai soldi sauditi. Il CdA del Teatro alla Scala infatti ha deciso di restituire i 3,1 milioni di euro all’Arabia Saudita. Smentendo, pertanto, tesi raccogliticce che impedivano o impedirebbero legalmente alla “Confindustria del pallone” di tornare indietro su questa decisione, avendo già ricevuto i bonifici e/o avendo già firmato il contratto per la SuperCoppa 2019. Il tutto, ricordiamolo, è scoppiato per una serie di contestazioni rispetto alle discriminazioni di genere, che le donne saudite soffrono da tempo in questo Paese, e per i tanti dubbi (ancora oggi per nulla fugati) dell’omicidio efferato (corpo tagliato a pezzi e sciolto in parte nell’acido) compiuto in Turchia ai danni del giornalista del Washington Post, Jamal Khashoggi (da sempre convinto oppositore del regime saudita) da un commando di matrice militare. L’aspetto ancor più grave è che non si conosce, ancora oggi, il nome del mandante dell’omicidio del giornalista arabo. 

Il presidente della Lega calcio serie A – Gaetano Miccichè

Ecco perché apprezziamo, come agenzia di informazione indipendente, la presa di coscienza e il coraggio del sindaco Giuseppe Sala. Speriamo che, nei prossimi mesi, il presidente della Lega Serie A, il banchiere siciliano (è ancora presidente di banca IMI e vice-presidente FIGC) Gaetano Miccichè lo segua, in questa decisione, annullando il contratto con il ministero del turismo e sport saudita, restituendo la parte residua del denaro incassato (o non accettando futuri bonifici). Crediamo che la “reputazione” del nostro sistema calcio valga molto più di 22 milioni di euro in 5 anni. Parallelamente ci auguriamo che la magistratura saudita punisca gli esecutori e i mandanti di questo assassinio, non avendo timore di colpire anche in alto, all’interno dell’Esecutivo (se venisse confermata questa tesi). E’ notizia infatti di poche ore fa, rimbalzata dalla stessa AnsaMed (dopo lo scoop di un report dei servizi segreti americani pubblicato dal New York Times), che il principe ereditario saudita bin Salman avrebbe deciso nel tempo di creare un team segreto contro i dissidenti. 

Il rapporto parla di una “forza rapida di intervento” volta a monitorare, rapire e torturare i dissidenti, per cui Washington aveva aumentato la sorveglianza degli esuli sauditi politicamente attivi presenti negli Usa.

Il documento viene così a collegarsi con il caso di Jamal Khashoggi, dal 2017 esule negli Usa, dove era editorialista del Washington Post con posizioni molto critiche nei confronti di bin Salman, il quale anche in passato non si è fatto scrupoli nel far arrestare principi e funzionari requisendo loro cifre per svariate centinaia di miliardi di dollari.

La notizia del “gran rifiuto” del Teatro alla Scala è arrivata direttamente per voce del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, anche presidente del CdA del Teatro alla Scala. “In data 4 marzo è arrivato un bonifico di 3 milioni e un secondo di 100mila euro da parte del principe saudita Badr bin Abd Allah. I bonifici non riportano causali, ma il problema è che sono stati fatti non rispettando le linee guida relative alle donazioni. La Scala ha un codice affinché eventuali donazioni vengano accettate. Quindi ho proposto e il CdA ha accettato che questi 3 milioni vengano restituiti immediatamente”, ha spiegato il sindaco al termine della riunione (con una votazione che ha riservato anche momenti di forte tensione da parte dei consiglieri).  

Carlo Tavecchio, ex presidente della FIGC (a sx), insieme al commissario dell’Expo 2014, Giuseppe Sala (a dx) – in una foto di archivio.

No preclusioni a parlare con sauditi. Il CdA del Teatro alla Scala  “non reputa che l’Arabia Saudita sia un  Paese con cui non si deve parlare o avere relazioni. La  cultura è uno strumento per tenere rapporti‘, ha detto il sindaco di Milano. “Se qualcuno ritiene che non si debba parlare, se i politici hanno da dire qualcosa, sono pregati di allinearsi con quello che i loro consiglieri dicono in consiglio‘, ha detto. Tramonta quindi prima di nascere l’ipotesi di un ingresso saudita nel board. 

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Marcel Vulpis

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