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Sport&Affari -Il business del calcio europeo

l calcio moderno sia in Italia che nel resto d’Europa costituisce un giocattolo prezioso da svariati miliardi di euro. Uno studio di qualche anno fa misura in più di 10 miliardi di euro all’anno il fatturato del calcio europeo, numeri che si ripetono oramai dagli anni ’90.

Non servivano certi questi dati a dimostrare che il calcio è diventato uno dei più grandi business mondiali, una gigantesca macchina da soldi che ogni anno produce un giro d’affari superiore al Pil di moltissimi stati. Il fatto che il nostro paese sia una nazione “pallonara” che vive di calcio dodici mesi l’anno non è una novità. Ma nonostante la smisurata passione e il costante interesse dei tifosi italiani il nostro sistema-calcio attraversa un periodo di crisi “sportivo-finanziaria” rispetto ai sistemi calcistici dei maggiori paesi europei. Tale momento delicato per i club di casa nostra si radica nelle scarsità di risorse finanziare e si protrae conseguentemente nella scarsa competitività internazionale, non tanto dal punto di vista sportivo e delle vittorie, quanto piuttosto dalla possibilità di investire in sede di calcio-mercato.

I grandi club europei affondano il loro successo e la loro popolarità planetaria soprattutto grazie alla tradizione vincente e all’appassionato seguito di milioni di tifosi e sostenitori. A tal proposito in una recente ricerca effettuata dalla società tedesca “Sport-Markt” risulta essere il Barcellona la squadra più popolare e seguita in Europa con circa 50 milioni di tifosi. Dietro il Barça, come viene chiamato in Catalogna, c’è l’altra grande del calcio spagnolo, il Real Madrid con più di 45 milioni di fans. A seguire ci sono due squadre inglesi: Manchester United (33 milioni) e Arsenal (23 milioni). Al quinto posto c’è la prima delle italiane, il Milan con 22 milioni di sostenitori nel vecchio continente. Numero quest’ultimo destinato ad incrementarsi notevolmente se si valicano i confini europei, dove Milan, Real Madrid e Manchester United sono le squadre con più tifosi in assoluto. Grazie alla politica sportiva e aziendale della società rossonera degli ultimi vent’anni, dopo l’arrivo alla presidenza di Silvio Berlusconi, il marchio Milan ha conquistato grandi quote del mercato del tifo mondiale. La vocazione internazionale del Milan, così come quella del Real Madrid, dimostrata dalla vittorie ottenute fuori dai confini nazionali ha portato i rossoneri a laurearsi club più titolato al mondo, con 18 successi internazionali, che hanno permesso e permettono ancora oggi al Milan di esportare all’estero l’immagine vincente del calcio italiano. Non a caso Real Madrid e Milan sono le due squadre con il maggior numero di successi in Champions League, la massima competizione europea per club, con 9 successi per gli spagnoli e 7 per gli italiani.

Le grandi del calcio europeo, quelle che fino a qualche mese fa costituivano il cosiddetto G-14 scioltosi a gennaio e sostituito dall’European Club Association (ECA), oggi fatturano svariati milioni di euro attuando strategie societarie che vanno ben oltre lo sport, riversando enormi sforzi finanziari in attività di marketing, comunicazione e attività di promozione del marchio anche attraverso strategie di brand extension.

La squadra più ricca del mondo (le prime 20 sono europee) è il Real Madrid che nel 2006 ha messo da parte 292 milioni di euro di ricavi, a seguire nell’ordine ci sono: Barcellona, Juventus, Manchester United, Milan, Chelsea, Inter, Bayern Monaco, Arsenal e Liverpool. È quindi evidente il dominio di Inghilterra, Spagna, Italia, Germania, ai quali bisogna aggiungere la Francia, che compongono da soli l’80% del fatturato calcistico continentale.

Il calcio più ricco d’Europa è quello inglese, la Premier League fattura quasi 2 miliardi di euro all’anno, contro 1,6 miliardi della serie A italiana. Analizzando in dettaglio la provenienza dei ricavi maggiori dei club è interessante notare come la quota più rilevante, in Italia oltre il 50% del totale, derivi dalla vendita dei diritti televisivi. Il resto arriva dagli introiti delle partite (16%), dagli sponsor (14%) e da altre attività (17%) come il merchandising. Inoltre va sottolineato che, mentre all’estero la crescita è sostenuta e costante, in Italia i ricavi sono aumentati quasi esclusivamente grazie ai contratti delle pay-tv. Viene spontaneo chiedersi che evoluzione avesse avuto il calcio europeo degli ultimi 20 anni senza le pay-tv. Probabilmente staremmo parlando pur sempre di un business anche se di dimensioni ridotte.

Resta comunque il fatto che tali maggiori ricavi hanno consentito spese molto spesso eccessive e spropositate rispetto alla reali possibilità di bilancio dei club, senza contare l’incremento che hanno avuto gli stipendi dei calciatori, soprattutto dei più affermati, ricoperti d’oro dalle loro squadre. Tale spregiudicatezza, oltre alla mancanza di un tetto sia per la compravendita dei calciatori sia per i loro stipendi, ha condotto i club italiani a crisi finanziare che nei casi estremi hanno portato o al ridimensionamento o al fallimento della società stessa. L’attenzione agli aspetti di bilancio dei grandi club è un aspetto che non va sottovalutato, soprattutto da quando gran parte di essi sono quotati in borsa ed hanno dunque responsabilità verso gli azionisti. Inoltre negli ultimi anni ha preso piede fra le società calcistiche il ricorso a delle operazioni finanziare, le cosiddette plusvalenze, spesso fittizie, per riequilibrare al meglio le voci di bilancio.

Per loro fortuna la maggioranza dei maggiori club europei può contare su presidenti-imprenditori che riversano il loro denaro nelle casse della società colmando le lacune finanziare e di bilancio. Esempi sono Berlusconi nel Milan, Moratti nell’Inter o Abramovic nel Chelsea.

In conclusione, nonostante il timido tentativo di crescita di alcune nuove realtà che provano ad affacciarsi nell’elite del calcio europeo, come il Manchester City del miliardario tailandese Shinawatra o lo Zenit di San Pietroburgo fresco vincitore della Coppa Uefa, il gotha del calcio europeo e mondiale resta ancorato ai nomi di quelle 10-15 squadre-colosso che muovono la quasi totalità del denaro che gira intorno al calcio-business.

fonte: Cultumedia 

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Marcel Vulpis

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