Milano, notte decisiva: il Comune vota la vendita di San Siro per 197 milioni

L’operazione apre la strada al nuovo stadio di Inter e Milan, ma scoppiano polemiche politiche e urbanistiche. Entro il 10 novembre è previsto un termine per perfezionare la vendita.
In una lunga seduta notturna, il Consiglio comunale di Milano ha approvato la delibera che autorizza la cessione a Inter e Milan dello storico stadio di San Siro e delle aree circostanti per un valore complessivo di 197 milioni di euro (sulla base di una stima dell’agenzia delle Entrate).
La votazione, che ha richiesto quasi 12 ore di discussione, si è chiusa con 24 voti favorevoli e 20 contrari e nessun astenuto. Un tema complesso, che intreccia interessi economici, pressione del mondo del calcio, vincoli urbanistici e tensioni politiche: ecco cosa è successo, cosa cambia e quali incognite restano.

Il “sì” che cambia il volto urbano
La delibera approvata consente ai due club milanesi di acquisire non solo la proprietà del “Meazza” ma anche dei terreni adiacenti su cui è previsto lo sviluppo di nuove destinazioni – commerciali, residenziali e infrastrutturali.
L’obiettivo dichiarato è chiaro: demolizione dell’impianto esistente (con alcune porzioni storiche preservate) e costruzione di un nuovo stadio moderno da circa 71.500 posti (rispetto alla capienza attuale stimata in 76mila posti), progettato dai gruppi Foster + Partners e Manica, in sinergia con un ambizioso piano di rigenerazione urbana della zona.
Tra i punti chiave del ragionamento economico e strategico:
- Inter e Milan puntano a incrementare ricavi da matchday, sponsorizzazioni, hospitality e attività commerciali annesse — attività per cui lo stadio attuale è giudicato obsoleto rispetto agli standard delle grandi società europee.
- Il Comune, da parte sua, con la vendita monetizza un asset rilevante e delega la gestione e i costi futuri a soggetti privati, riducendo l’onere per le casse pubbliche.
- Il nuovo stadio (e il contesto urbano rivisto) è presentato come un investimento per la città: stimolo all’attrattività, valorizzazione immobiliare, possibili ricadute occupazionali e maggiori introiti fiscali negli anni a venire.
Il voto: numeri, tattiche e tensioni
La serata del voto (chiusasi a notte fonda) è stata segnata da fibrillazioni politiche e da numeri risicati. Nel momento cruciale, tre consiglieri di Forza Italia hanno abbandonato l’aula, una mossa che ha alleggerito l’ostacolo alla maggioranza.
Il “sì” ha prevalso nonostante 15 consiglieri Pd si siano astenuti o si siano rifiutati di votare contestualmente, evidenziando divisioni interne anche nella coalizione che sostiene il sindaco Giuseppe Sala (con risvolti negativi all’interno della sua maggioranza presumibilmente nei prossimi mesi).
Le opposizioni – dai partiti di centrodestra ai movimenti per la tutela del patrimonio cittadino – hanno attaccato sia la rapidità della procedura, sia il rischio che il progetto privilegi interessi privati a discapito della memoria storica e dell’uso pubblico dello spazio.
Il dibattito ha generato dibattiti accesi tra le parti coinvolte nell’operazione di valutazione: ovvero da una parte chi ha richiamato la necessità di uno stadio all’altezza del XXI secolo; dall’altra, chi ha invocato cautela, trasparenza e rispetto dei vincoli architettonici e ambientali.
Le incognite che restano aperte
L’approvazione della delibera è solo l’inizio: il percorso che da qui porterà alla concreta realizzazione dello stadio presenta rischi e ostacoli:
Items | Rischi / criticità | Note |
---|---|---|
Vincoli storico-architettonici | Parte del secondo anello dello stadio è già sottoposta a vincolo culturale; eventuali contenziosi possono rallentare il progetto. | Il vincolo decorre dal momento della pubblicazione dell’atto (soggetto a termini legali). |
Termini contrattuali e scadenze | Entro il 10 novembre è previsto un termine per perfezionare la vendita. | Un ritardo può riaprire spazi di contestazione. |
Costi reali e piano economico | Il progetto richiederà capitali ingenti: rischio che i costi lievitino o che parti del piano vengano ridimensionate. | Le stime di spesa per il nuovo stadio e il contorno urbano non sono ancora tutte definite con precisione pubblica. |
Tempistica e fase transitoria | San Siro continuerà ad ospitare le partite fino alla conclusione dei lavori, ma la convivenza con un cantiere urbano sarà complessa. | È prevista l’ospitalità del nuovo stadio solo una volta ultimati i lavori. |
Accettabilità sociale e critica cittadina | Alcuni comitati cittadini e rappresentanti politici continueranno a opporsi, specie se non saranno garantite salvaguardie dell’identità storica. | Serve una gestione attenta dei rapporti con i quartieri limitrofi. |
Conclusione: un salto nel vuoto con la speranza del “plus”
Quella che è stata votata stanotte è una decisione dallo spessore simbolico ed economico considerevole. Non è solo la sala di un Consiglio comunale che cambia proprietà: è la definizione di un nuovo modello urbanistico, una ridefinizione del rapporto tra spazio pubblico e impresa, una scommessa sul valore futuro dello sport e dell’immagine di Milano.
Se il piano riuscirà, potrà essere visto come un grande investimento strategico in grado di agganciare Milano alle capitali europee dello sport. Se fallirà – per ritardi, contenziosi o costi fuori controllo – rischierà di trasformarsi in un boomerang politico e finanziario per chi lo ha promosso. In ogni caso, la “notte di San Siro” è entrata di diritto già nella storia della città. Confermando come la costruzione e/o il riammodernamento degli stadi cittadini sia un problema ormai strutturale soprattutto a livello culturale (nella eterna lotta tra chi intende sviluppare business e chi invece punta alla tutela rigida del territorio circostante).