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Elezioni CONI – Luca Pancalli: “Sono come mi vedete…La mia forza è saper dialogare con tutti”.

(di Marcel Vulpis) Per anni è stato l’immagine del mondo paralimpico tricolore. Domani mattina uscirà dalla sede del CIP (nel quadrante nord della Capitale) con l’obiettivo di conquistare, all’interno dell’assemblea elettiva (voteranno 80 grandi elettori del sistema sportivo nazionale), il ruolo di nuovo presidente del CONI. In campo otto diversi candidati, ma solo tre sono i cosiddetti “big”: Luciano Buonfiglio (attuale presidente FICK), Franco Carraro (con un cv sportivo ed extra sportivo di tutto rispetto) e appunto Luca Pancalli.

Nelle ultime ore l’abbiamo incontrato chiedendogli di tracciare le linee guida della sua candidatura.  

L’immagine della facciata esterna del Palazzo “H” (CONI/Roma) – foto agenzia Sporteconomy (tutti i diritti riservati)

D: Presidente Pancalli quali sono le ragioni di questa candidatura alla presidenza del CONI?

R: Lo sport ha sempre fatto parte della mia vita, da quando ero bambino: prima da atleta e poi da dirigente. Prima da pentatleta, appartenente alla famiglia olimpica, e poi a quella paralimpica. E’ una passione che fa parte della mia vita. Dopo tanti anni di esperienze a diversi livelli, e in diversi ambiti, ho ritenuto di aver esaurito il mio impegno nel mondo paralimpico e, quindi, ho scelto di mettermi al servizio dello sport italiano…Ci sono stati tanti amici tra i presidenti federali, che mi ritengono persona idonea a rappresentare a 360 gradi lo sport del nostro Paese. Chiaramente questa scelta è maturata solo dopo l’impossibilità, per Giovanni Malagò (attuale n.1 del CONI), di ottenere una proroga fino ai Giochi di Milano-Cortina 2026.

D: Quale è la sua visione relativamente al futuro del CONI nel contesto del post Riforma dello Sport? Una riforma che, a torto o a ragione, ridisegnato i rapporti tra CONI, Sport e Salute e, in generale, le Federazioni?

R: E’ cambiato completamente il panorama degli attori in campo e in questa nuova dimensione di gioco bisogna utilizzare la leva del dialogo, nel rispetto delle proprie competenze e responsabilità, con un obiettivo comune anche se i diversi attori, presi uno per uno, possono averlo diverso. Nella complessità il bene comune è sempre lavorare per far crescere lo sport italiano (ciascuno nel proprio perimetro di azione).

D: Come intende gestire i rapporti istituzionali con il Governo e con Sport e Salute, per garantire l’autonomia e l’efficienza del sistema sportivo nazionale?

R: L’autonomia e l’indipendenza del Comitato olimpico è un qualcosa che rappresenta un dovere oltre che un impegno. Lo sport è il CONI e deve mantenere, comunque e sempre, la propria indipendenza e autonomia naturalmente all’interno di quello che è il regolamento CIO.

Il modo per interloquire con la politica è basato sullo strumento del dialogo. L’obiettivo è riuscire ad operare insieme per il bene dello sport italiano, tutto nel rispetto delle reciproche competenza e perimetro.

D: Quali sono i punti fondanti del suo programma?

R: Sicuramente ipotizzare l’istituzione di una “cabina di regia”, che parta dal ministro dello sport, ma coinvolgendo tutti gli stakeholder (per iniziare a lavorare realmente insieme). Molte delle incomprensioni che ci sono state, fino ad oggi, nascono proprio da questa idea di condivisione di percorso. Significa essere dialoganti per capire se è possibile costruire un comune sentire attorno a determinate posizioni, per il bene di tutti. Per tentare di fare sistema. Soltanto in questo modo è possibile fare del bene a tutto lo sport italiano.

D: Quanto è presente oggi la politica nel mondo dello sport?

R: Io credo che la politica ci sia sempre stata nel mondo dello sport, dal presidente del CONI Giulio Onesti in poi. Non mi sembra che sia una novità se parliamo tra addetti ai lavori. E’ chiaro che da quando il CONI ha perso l’autonomia finanziaria la politica ha iniziato ad entrare in modo importante. Il fatto che la politica si occupi dello sport, senza però “occuparlo”, non lo trovo di per sé negativo. Anzi è positivo in quanto funzionale allo sviluppo del sistema nel suo complesso. Oggi il vero “marcatore della differenza” è una organizzazione del rettangolo di gioco, di cui, forse, bisogna avere più chiari i limiti e l’azione in campo. Le confusioni possono nascere da questo, ma anche dalla mancanza di dialogo. Tra l’altro potrebbero esserci dei percorsi dove potremmo essere collaborativi e non divisivi. Magari alcuni progetti potremmo farli insieme, raggiungendo obiettivi ancora più importanti per tutti i soggetti tecnicamente coinvolti.

D: In caso di elezione quali sono le priorità nei primi mesi di attività?

R: Le priorità verranno stabilite insieme alla squadra. Ho una idea infatti di gestione molto collegiale. Dobbiamo mettere a sistema il ruolo del Consiglio nazionale e della Giunta. Entrambi devono essere sempre più coinvolti nelle scelte. Su temi che meritano forte attenzione. Penso, ad esempio, al gender balance (ovvero la rappresentazione proporzionale di uomini e donne in tutti i settori, come il lavoro, i programmi e i progetti) o al safeguarding. Cosi come c’è da fare il tagliando della Giustizia Sportiva, ad oltre 10 anni dalla sua introduzione. Per analizzare cosa funziona o cosa c’è ancora da migliorare/ modificare. Oppure bisogna essere proattivi rispetto al tema della Riforma dello sport (esaminando le difficoltà nate, per l’associazionismo di base, nella fase applicativa). Dobbiamo essere promotori di azioni e non soggetti passivi. Un ente pubblico importante come il CONI deve avere la capacità di autodeterminarsi su temi importanti come quelli appena citati.

D: In caso di elezione in cosa si distinguerà, concretamente, rispetto a chi l’ha preceduta in questi ultimi 12 anni?

R: La differenza chiaramente sta nelle persone. Giovanni (Malagò, nda) è una persona di straordinaria capacità relazionale e straordinaria passione per il mondo dello sport. Non che il sottoscritto non ne abbia. Detto questo siamo comunque persone diverse.

Io sono così mi vedete. Sicuramente ho una grande capacità di ascolto e quest’ultimo aspetto dà la possibilità di costruire una visione rispetto alle iniziative o progetti da mettere in campo. Sono un uomo che ha sempre privilegiato il lavoro in termini di squadra. Ho lavorato per  mettere al centro della propria azione l’esigenza della partecipazione della collegialità. Non so se questa è una differenza, ma è  il mio modo di essere. Sempre con determinazione e condivisione e consapevolezza rispetto a quello che bisogna fare.

Il backdrop degli sponsor dei Giochi Olimpici e del CONi

D: Di questa lunga campagna elettorale qual è l’aspetto, o il momento più emozionante, così come quello eventualmente più negativo?

R:Un aspetto che non fa parte della strategia elettorale. Ovvero il sostegno di tutti i miei atleti paralimpici che sui social mi incitano da settimana ad andare avanti con grande determinazione.

D: Se oggi avesse davanti a sé, per un minuto, tutti gli 80 elettori del CONI cosa direbbe loro per convicerli a votarla?

R: Votatemi per le idee che ho condiviso, in questi mesi, e non avrete sorprese. Sono così. Nel mio mondo e fuori del mio mondo. Sono questo che vedete. Apprezzerete il mio rispetto per le istituzioni, che non vuol dire subalternità alla politica, p la mia mitezza che non deve far pensare mai ad una mia non determinazione.

D: Ci saranno otto candidati, questo dato non l’ha stupita?

R: In democrazia, arrivo a dire, che nulla mai è troppo. Perchè ciascun candidato può portare in dote il proprio contributo alla dialettica democratica che dovrebbe sottendere qualsiasi organizzazione che fa della democrazia un capisaldo.

Questo numero in generale non mi ha stupito, perché dopo una leadership così forte (quella di Giovanni Malagò, nda) è quasi fisiologico che ci potesse essere una situazione di questo tipo. Quale che sia la motivazione che ha spinto i candidati a presentarsi è una motivazione legittima e va chiaramente rispettata.

Luca Pancalli – foto Comin & Partners
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