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L’AFFAIRE LUKAKU-CHELSEA, LO STILE COMUNICATIVO DI PASTORELLO E LA METAFORA DEL FILM “JERRY MAGUIRE”

“Coprimi di soldi…coprimi di soldi”. Rod Tidwell, giocatore di football americano dal grande talento, ma con un carattere altalenante, interpretato dall’attore Cuba Gooding Junior, chiede di urlare proprio questa frase al suo agente Jerry Maguire (dà il nome all’omonimo film), procuratore sportivo alle prese con una crisi di coscienza, scaricato dall’agenzia e ad un passo dal fallimento. Maguire, nella pellicola,  urla a squarciagola e alla fine riesce a trattenere l’unico atleta della propria scuderia.
Il film-cult (prodotto nel lontano 1996) con protagonista la star Tom Cruise offre la ghiotta occasione per fare un ragionamento sull’attuale gestione della comunicazione, in ambito calcistico, e sul delicato rapporto atleti, procuratori e tifoserie.
La recentissima cessione di Romelu Lukaku (nella foto in primo piano) al Chelsea F.C. è emblematica di come, in poche righe, si possano innescare dei cortocircuiti che possono avere conseguenze reputazionali importanti. Sorprende, infatti, il comunicato pubblicato dal procuratore del talento belga.
Federico Pastorello, uno degli agenti sportivi più importanti e potenti in circolazione (insieme a Jorge Mendes e a Mino Raiola), ha deciso infatti di pubblicare sui propri canali social un lungo comunicato anticipando addirittura lo stesso Lukaku.
Pur comprendendo la frustrazione per aver ricevuto minacce e offese, che riguardavano anche i familiari, si fatica a capire la volontà di intervenire in questo modo e soprattutto le modalità di intervento.
Perchè scrivere a tutti i costi? Perchè farlo nell’arena dei social? Perchè dare delle spiegazioni che non si è affatto tenuti a dare? Dichiarazioni, tra l’altro, che sono state oggetto anche di critiche da parte dei tifosi (e non solo).
Pastorello scrive che “…Fa il suo lavoro per amore e per passione ma unisce a ciò il business”, che “Il traferimento di Lukaku al Chelsea non è una forzatura per assecondare interessi economici”, ma che il ragazzo, da quando ha 16 anni, sognava di giocare per quella squadra, che “Per quanto riguarda l’Inter, Ausilio, Marotta e Inzaghi hanno fatto di tutto per trattenere il ragazzo…ma che poi si sono dovuti adeguare a certe dinamiche” (economiche); che lui è il capofamiglia e che sente i suoi “ragazzi” come dei figli e che quindi deve badare alla loro vita (“…Che devono essere personalmente felici, professionalmente sereni e nelle migliori condizioni per realizzare i propri sogni”).
Ed è proprio questo il punto: se usassimo la metafora del “Coprimi di soldi” di Jerry Maguire probabilmente banalizzeremo la questione, ma l’unica cosa che doveva scrivere Pastorello (forse) era proprio questa: cioè che lui lavora per rendere felici i propri giocatori e che l’aspetto economico è fondamentale per renderli “professionalmente sereni e nelle migliori condizioni per realizzare i propri sogni”.
L’agente sportivo non è, o non dovrebbe essere, un instagrammer alla ricerca di consenso e visibilità. ”Coprire di soldi” gli assistiti (e giustamente anche se stesso) e trovargli nuove opportunità alla fine è il suo solo e unico scopo.
E’ una questione di comunicazione e di obiettivi. Molto spesso invece nell’ambito calcistico, ma non solo, l’azione comunicativa è dettata dall’istinto (avere sempre a portata di mano un telefonino con un possibile pubblico di migliaia di utenti non aiuta). La comunicazione invece è fatta di strategia e di tempi.
Bisogna identificare un pubblico di riferimento, il registro di comunicazione da usare e attraverso quali strumenti dare certe comunicazioni.
Un esempio in tal senso è la conferenza stampa di addio al Barcellona di Lionel Messi: la scelta di fargli fare una diretta video e il pianto inconsolabile del calciatore (rilanciato dai media di tutto il mondo) hanno cambiato la percezione da parte del “tifoso medio”. Messi, che ha lasciato il club che l’ha lanciato e consacrato meramente per questioni economiche, è apparso sincero e realmente dispiaciuto. Sono emerse le emozioni e il pubblico si è identificato empaticamente nell’uomo prima che nel calciatore. Con un freddo post sui social tutto ciò non lo si otterrà mai.
Nel caso di un procuratore il pubblico è composto da altri calciatori e sportivi, che, nella fattispecie, hanno letto dai giornali dell’affare e probabilmente non vedono l’ora di affidargli la loro carriera sportiva, visto i 61 milioni di euro (più bonus) che Pastorello farà guadagnare al campione belga nei prossimi cinque anni.
Anche sul fatto che Lukaku, dopo i vari “bacia maglia” e “dichiarazioni d’amore”, non abbia detto niente in prima persona al popolo interista (se non solo dopo 48 ore dalla cessione e soprattutto solo dopo la dichiarazione  fatta ai tifosi del Chealsea), ci troviamo di fronte ad un errore strategico in termini di comunicazione.
La comunicazione di crisi insegna che tempestività, chiarezza e sincerità aiutano anche nelle situazioni più difficili.
contributo di Lorenzo Munegato, The Skill
esperto di tutela reputazionale
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Redazione

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