All newsAltri eventiAltri SportAtletica LeggeraAziendeBrandDigital Media SportDiritti di immagineDiritti TelevisiviEconomia E PoliticaEditorialihome pageIstituzione e AttualitàMerchandising LicensingPubblicitàSponsorshipTokyo 2020

Usain Bolt si ritira, ma il business continuerà a crescere

Epilogo triste per Usain Bolt, ieri a Londra, nella finale Mondiale dei 4×100 (vinta per la cronaca dal quartetto britannico con un tempo sotto i 37 e 50). Nella sua ultima gara il campione giamaicano è stato costretto a fermarsi per un infortunio.

“A fermarlo sono stati i crampi”, il resoconto del medico della nazionale giamaicana, Kevin Jones. “Usain ha sentito tanto dolore per la delusione di aver finito in quel modo, e per aver perso”, ha rivelato.

Sarà però un fine carriera dorato, almeno a leggere il report di Forbes sui “paperoni” dello sport (nel 2016 ha dichiarato guadagni per 34,2 milioni di dollari, posizionandosi all’88° posto nel ranking anch’esso “mondiale”). Sono soprattutto gli sponsor a fare la differenza: Puma ha con il campione della Giamaica un contratto a vita, e finché ha corso (ovvero fino a ieri) ha pagato 10 milioni di euro a stagione (senza considerare i bonus). Il Corriere dello Sport (a firma Franco Fava) ha analizzato il suo parterre economico: dieci aziende a livello globale e sette in ambito domestico. Tra le multinazionali per esempio Mazda, ANA (vettore aereo giapponese), Hublot (sponsor anche nel calcio internazionale a supporto della Uefa sia nella Champions league, sia in occasione degli Europei), Visa EuropeBering (eyewear). Oltre a queste anche Enertor (produce solette per scarpe isolanti), di cui è anche azionista e la “Temple Run“, videogioco scaricato nel mondo oltre un miliardo di volte, praticamente anche questo un record nel record. Sul mercato italiano due campagne tv/stampa e poster (di cui alcuni maxi soprattutto nei grandi centri commerciali metropolitani) hanno fatto furore: Nissan (auto), con un modello “Bolt” Gold GT-R completamente dorata, venduta in beneficenza su Internet nel 2012, e Fastweb per la promozione della fibra nelle principali metropoli tricolori.

Quello che appare chiaro è che Bolt, pur essendosi ritirato, continuerà a sviluppare business, spinto anche da marchi mondiali come Puma, che possono utilizzarlo come “ambassador” internazionale. Ieri Franco Bragagna, commentatore Rai per l’atletica leggera, l’ha “invitato” a prendersi un anno di riposo e magari a ripensarci in vista del Mondiale di atletica del 2019 (si disputerà a Doha in Qatar dal 28 settembre al 6 ottobre, per ovviare ai problemi climatici tipici di queste aree del mondo) e, perché no, delle Olimpiadi di Tokyo2020. Sarebbe un ritorno clamoroso anche per i suoi sponsor, ma, almeno guardando le gare di Londra di questa rassegna, appare evidente il fatto che sia completamente “scarico” (mentalmente e fisicamente).

Non è da escludere che Bolt volesse ritirarsi anche prima di questo appuntamento iridato, ma obbligato commercialmente a scendere in pista per onorare, almeno fino a ieri, i contratti con le aziende partner. E’ il volto duro dello “showbiz”, mentre quello più lucente è il patrimonio che il campione giamaicano ha sui conti personali (non solo in Giamaica).

 

Previous post

Ciclismo: la Vuelta di Spagna su Eurosport

Next post

Supercoppa Tim 2017: un evento da 3 milioni di euro (tra botteghino e diritti tv)

Marcel Vulpis

Marcel Vulpis

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *