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Ricerche – Il sistema calcio Italia fotografato da BT&P

Il calcio è un’azienda che fattura miliardi di euro ma secondo aziende e sponsor deve cambiare: per ritrasformarsi in una grande risorsa per l’Italia e perché non si verifichino fatti come quelli di Sofia o gli incidenti violenti che fanno fuggire la gente da questo sport. E’ quanto emerge da uno studio realizzato da BocconiTrovato&Partners attraverso l’analisi del "mercato" del pallone e 90 interviste a manager di grandi aziende che investono nel calcio (o che si sono dichiarati intenzionati a farlo) ed esperti di economia.
"Il calcio in Italia – si legge in una sintesi della ricerca – genera un business annuo superiore ai 14 miliardi di Euro (più di un terzo dell’intero il giro d’affari generato dal mondo sportivo), coinvolge 600.000 persone, tra addetti diretti e indiretti, dà lavoro ad attività commerciali e imprenditoriali, attira grandi capitali e investimenti miliardari. Il tutto senza considerare, come sottolinea il 78% dei manager e degli esperti di economia intervistati, la grande promozione che il calcio italiano fa del Made in Italy in tutto il Mondo. Malgrado tutto questo, a emergere sono sempre più spesso polemiche e allarmi: da quelli per le partite a rischio, come il derby di Sicilia tra Catania e Palermo che si gioca domani o la Napoli-Juventus, che va in scena stasera con le curve del San Paolo chiuse, agli episodi di violenza e intolleranza, come quelli che si sono verificati a Sofia, pochi giorni fa durante la partita della Nazionale. Tutte cose che mettono in ombra il fatto che il calcio è un vero e proprio comparto industriale (secondo una classifica di Mediobanca è al 13° posto fra i gruppi industriali italiani)".
Ma quali le cose che dovrebbero cambiare? "Innanzi tutto – secondo lo studio – il modello stesso del calcio (84%) tanto che gli esperti parlano della necessità della nascita del moodball, ovvero un football capace di suscitare valori e sentimenti positivi, grazie alla sua associazione a un divertimento, un momento di aggregazione e di promozione di messaggi positivi. E per farlo si dovrebbero trasformare gli stadi (61%), evitare le polemiche costruite a tavolino (54%) e puntare sui giovani (52%)".
 "Il calcio non è solo uno sport: i suoi numeri e l’indotto che genera sono quelli di un comparto industriale, ma soprattutto il calcio rappresenta una grande occasione di promozione per l’Italia e il made in Italy. – sottolinea Saro Trovato, presidente di BocconiTrovato&Partners ed esperto di mood marketing – Ma il calcio deve cambiare, deve tornare ad essere portatore di valori positivi, un’occasione di divertimento per tutti e non un campo di battaglia per pochi. Il calcio deve ricominciare ad essere associato a sentimenti positivi, passando dal calcio violento e polemico, in una luce assolutamente negativa, a quello che definiamo mood-ball, ovvero il calcio associato a un’immagine e a una percezione positiva". Se le cose non cambiassero, investire nel calcio potrebbe diventare una vera e propria perdita, sia finanziaria che di immagine per le aziende, un rischio, questo, che viene evidenziato dal 72% degli intervistati. Insomma in Italia, secondo il 91% degli intervistati, l’intero sistema calcio andrebbe riorganizzato, proprio come accade alle aziende, quando la qualità del prodotto non soddisfa il mercato. (fonte: Ansa)
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