All newsAltri eventiCalcioCalcio.InternazionaleEconomia E PoliticaFormazione&ConvegniIstituzione e AttualitàOsservatorio PoliticoParlamento e Governo

Il Parlamento Europeo dice No al razzismo nel calcio

(di Andrea Ranaldo)  – Lo sport continua ad essere al centro dei dibattiti più interessanti del Parlamento europeo: la scorsa settimana, a Bruxelles, è stato il turno di un evento intitolato “Il calcio unisce, il razzismo divide”, dove rappresentanti delle istituzioni, ricercatori universitari e uomini di sport hanno discusso sulle possibili soluzioni per ovviare ad una delle più deplorevoli piaghe dei nostri tempi.

IL RAZZISMO NEL CALCIO

Negli ultimi decenni il calcio si è aperto al mondo, ma non si può dire altrettanto della mentalità di alcune frange del tifo più estremo, protagoniste, talvolta, di atteggiamenti che poco o nulla hanno a che fare col concetto di sport.

La percezione che si ha oggi del razzismo nel calcio è radicalmente cambiata, e con essa i regolamenti, che ora prevedono multe, squalifiche, e addirittura la sospensione delle partite. Tutte misure che, tuttavia, sfiorano soltanto il problema: perché deve essere una società di calcio a pagare, se alcuni dei suoi sostenitori insultano un giocatore? O perché, per colpa di pochi decerebrati, vengono disputate partite a porte chiuse, danneggiando anche le miriadi di tifosi veri che vorrebbero gustarsi lo spettacolo? Tutte domande a cui, per il momento, il mondo del calcio non è riuscito a dare risposte convincenti.

Yves Le Lostecque, responsabile dell’unità Sport della Commissione europea, ritiene che sia fondamentale l’educazione: un bambino non nasce razzista, e le istituzioni devono impegnarsi affinché la società tutta non viva più la diversità come un difetto, ma come un arricchimento.

DATI EMPIRICI

Durante la conferenza, sono state fornite anche interessanti statistiche da parte di FARE, ONG presente in 38 Paesi che si occupa di contrasto alla discriminazione nel mondo del calcio, e che dal 2013 collabora con UEFA e FIFA per analizzare il fenomeno del razzismo nel calcio internazionale. Su 394 partite di Champions League ed Europa League osservate negli ultimi anni, in ben 129 si sono registrati incidenti etichettabili come fenomeni razzisti, pari al 33% dei match analizzati. Un numero davvero enorme anche se, fortunatamente, il trend, almeno nelle competizioni europee, è in calo, e passa dal clamoroso 75% della stagione 2013/2014, al più confortante 22% del 2016/2017.

LA PARTE BUONA DEL CALCIO: I CALCIATORI

La parte buona del calcio è rappresentata dai suoi protagonisti: i calciatori. A confermarlo è stato Fabio Appetiti, responsabile delle relazioni istituzionali dell’AIC (Associazione Italiana Calciatori). Secondo Appetiti gli atleti sono un grande esempio di integrazione, e la conferma arriva dalla vita di spogliatoio, dove ragazzi di tutte le etnie e religioni convivono in assoluta armonia e amicizia.

Lo stesso, purtroppo, non avviene sugli spalti: secondo l’osservatorio dell’AIC, oltre il 40% degli insulti ricevuti dai calciatori è di matrice razzista. Un fenomeno che in Italia, a differenza di quanto avviene, secondo le statistiche di FARE, in campo europeo, preoccupa sempre di più, come dimostra il recente caso degli adesivi di Anna Frank vestita con la maglia della Roma.

L’AIC è molto attenta alla problematica, e sta portando avanti numerose iniziative rivolte soprattutto ai bambini: tra queste, sta ottenendo ottimi risultati la campagna che vede alcuni grandi campioni della Serie A parlare nelle scuole di etica, legalità e rispetto.

L’ANTIRAZZISMO DA STATUTO

A chiudere il seminario, le parole del presidente del Royale Union Saint-Gilloise, storica squadra bruxellese fondata nel 1897, e campione nazionale in ben 11 occasioni. La squadra belga è la prima al mondo a inserire nel proprio statuto i valori dell’antirazzismo. L’articolo 3bis recita: “La società è apolitica e non confessionale. Condanna tutti gli atteggiamenti razzisti e/o antisemiti, proclamando l’uguaglianza dei sessi e il rispetto del credo religioso e del genere di ogni persona”.

 

Previous post

Inter, ricavi in crescita: dalla Cina altri 37 milioni di euro

Next post

Formula 1: Eyetime è il nuovo title sponsor del Gran Premio d'Austria

Redazione

Redazione

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *