Fair play finanziario: due pesi e due misure

Per contrastare questo malcostume dei piccoli club, quanto dei top, i vertici dell’Uefa hanno deciso, da quest’anno, di monitorare con attenzione i conti delle società. Dal 2012 al 2014 le società potranno presentare ancora un deficit, ma non superiore ai 45 milioni di euro, dal 2015 al 2017, il “rosso” in bilancio dovrà scendere fino a 30 milioni, per poi raggiungere nel 2018 non più di 5 milioni di euro, ma le strutture più virtuose dovranno cercare di ottenere il pareggio di bilancio entro questo termine.

Per i club “ribelli” le sanzioni previste sono di vario livello e a crescere. Si parte con una serie di avvisi, per proseguire con multe, passando poi per penalizzazioni di punti, trattenute temporanee o definitive di una percentuale dei premi Uefa, al divieto di iscrizione di giocatori nelle liste previste per Champions ed Europa league, alla riduzione delle liste Uefa. Oltre a ciò è prevista anche la squalifica dalle competizioni europee e l’esclusione da future competizioni.

Nonostante i desideri di Michel Platini i club, soprattutto quelli top, continuano a spendere. Un caso per tutti è il Manchester City. Ha vinto la Premier league, il prossimo anno sarà iscritto alla Champions league, ma i dati di bilancio parlano chiaro: spende più di quanto incassa e il costo del lavoro supera il 110% del valore della produzione netta. Senza considerare che per ogni sterlina di fatturato ne spendono 2 in spese operative. Durante la stagione 2010/11 si è ripetuto, ancora una volta, un forte squilibrio economico strutturale, perché ad un fatturato record di 175 milioni di euro, in crescita del 22,5%, si contrappongono un costo del personale per 199 milioni euro e ammortamenti della “rosa” giocatori per 96 milioni di euro. A questo cattivo esempio di gestione l’Italia risponde con i benchmark dell’Udinese calcio e dell’Ssc Napoli, gli unici due club tricolori che hanno fatto della valorizzazione del vivaio (l’Udinese) e del contenimento dei costi (sia i friulani che i campani) un fiore all’occhiello a livello gestionale e che non rischiano alcuna penalizzazione o esclusione a livello Uefa sul terreno del fair play finanziario. 

Fair Play Finanziario: regole uguali per tutti i club europei

Il principio guida del fair play finanziario
ideato da Michel Platini (presidente dell’Uefa) è semplice: i costi devono
essere sempre coperti dai ricavi e i club di calcio devono puntare almeno al
punto di pareggio sotto il profilo economico-finanziario. Sulla carta tutte le
società dovrebbero riuscire a centrare questo obiettivo, nella realtà, invece,
la stragrande maggioranza delle strutture calcistiche rischia il
“default”.


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