Editoriale – Gli atleti professionisti non chiedano piu’ contributi alle federazioni o premi al CONI. E’ tempo di spending review.

Non perchè lo chiede Sporteconomy, che sia chiaro, ma perchè c’è una parolina magica, ovvero “spending review”, che, a vario titolo in tutti i diversi sistemi socio-economici del paese, sta modificando gli assetti che avevamo vissuto fino ad oggi, incluso quel “terreno minato” che da sempre è la politica, o come direbbe il M5S di Beppe Grillo, la “casta”.

E veniamo al tema dello sport e degli atleti dilettanti e/o professionisti. Quando si parla di atleti di status professionistico pensiamo immediatamente ai calciatori di serie A, B e, giuridicamente parlando, anche della Lega Pro. Poi, scopri, per esempio, che nel nuoto i campioni e le campionesse più popolari possono anche superare il milione di euro di guadagni. Federica Pellegrini, secondo quanto riporta il portale di economia del nuoto Swimbiz.it, avrebbe superato persino i 2 milioni di euro. Cioè guadagnerebbe come “lordo” quanto il talentuoso francese Paul Pogba (in forza alla Juventus FC e gestito come procura da Mino Raiola). Ma anche se guadagnasse la metà di questa cifra (ipotizziamo 1 mln di euro) saremmo sicuramente oltre l’asticella del cosiddetto dilettantismo.
Ma la Pellegrini (tesserata Circolo Canottieri Aniene, il cui presidente è lo stesso del CONI) non è la stessa atleta che quest’estate lanciava tweet di fuoco alla Federazione dell’ex senatore PDL (anche su questo tema ci sarebbe da lanciare un’ulteriore riflessione: la presenza dei politici nello sport, ma tempo al tempo) Paolo Barelli, reo, secondo lei, di non aver ottemperato al pagamento di alcuni premi federali previsti?
Ora delle due l’una: o Federica Pellegrini (e scelgo lei non per antipatia, ma perchè mi serve come esempio da mostrare a chi ci legge) è un’atleta dilettante, e allora giustamente deve essere aiutata nei suoi sogni olimpici dalla A alla Z dalla FIN, o l’atleta veneta è, ormai, una professionista a tutti gli effetti (contratto con il CCA, per non parlare delle sponsorship a sei/nove zeri) e deve camminare sulle sue gambe e non quelle della Federazione e/o del CONI. Eh sì, perchè anche il CONI paga gli atleti che vanno a medaglia. Quindi, la Pellegrini dovrebbe essere una dilettante (come nuotatrice), ma ha tutti i vantaggi di una professionista e se vince competizioni bussa alla cassa di FIN e CONI, perchè fa parte di questa famiglia sportiva/olimpica.
Ho scritto questo per arrivare al punto della questione. Cara Pellegrini, ma vale per tutti gli atleti dilettanti che ormai operano da professionisti, la “vigna dei soldi facili” nello sport sono finiti. Il Governo non ha più un euro (figuriamoci per il mondo dello sport), quindi i soldi saranno sempre di meno, nè trovo etico che una parte dei fondi pubblici destinati prima al CONI e poi alle 45 federazioni riconosciute da questo stesso Ente, siano erogati ad atleti professionisti che vivono ormai al 70-80% di ricavi generati dal mercato privato (sponsorship, pubblicità, presenze in meeting aziendali, ospitate in tv, ecc).
Questi soldi pubblici dovrebbero essere investiti sui nuovi Rosolino o le nuove Pellegrini, che magari iniziano a muoversi nelle vasche tricolori e che, queste sì, sono ancora dei dilettanti. In sintesi: se volete i contributi FIN e CONI fate e vivete da dilettanti, se avete giustamente passato il Rubicone e ormai siete professionisti (con la tv che vi vorrebbe con cachet milionari a “Ballando sotto le Stelle”, magari per una stagione) non andate a piangere sotto la mammella federale di Barelli o del presidente CONI Malagò, che, secondo me, sempre più dovrà badare allo sport di base (abbiamo una popolazione infantile obesa perchè non fa sport) e non ai capricci di questo o quell’atleta patinato post mondiale o post Olimpiade. Quindi e veniamo anche all’aspetto tecnico-sportivo: Cara Pellegrini vuoi il super tecnico francese Philippe Lucas?
Perfetto, ma te lo paghi tu, con i tuoi introiti, o meglio ancora te lo fai pagare da uno dei tuoi sponsor o dal circolo canottiere Aniene con cui sei tesserata. Altrimenti torni dilettante e ti metti mani e piedi in mano alla programmazione federale. Non si può prendere con una mano sponsor e prebende e con l’altra chiedere contributi federali e/o premi “pubblici” CONI (visto che lo stesso ente è finanziato, autonomia a parte, principalmente con fondi pubblici, ergo con le tasse degli italiani).
Pensiero finale: mi piacerebbe poi conoscere e stringere la mano, una volta nella vita, ad un campione arrivato che destinasse una parte anche minima dei propri proventi ai campioni del futuro. Perchè non inizia Lei per prima Signorina Pellegrini?

Da tempo volevo scrivere questo “editoriale” sul tema degli atleti che fanno sport in modo professionale e magari giuridicamente sono o vengono considerati ancora per certi versi “dilettanti”. Credo che rispetto a questo tema, che, come potrete immaginare, impatta anche sul terreno economico bisognerà rivedere molti dei regolamenti attuali (per non parlare dei nuovi rapporti tra federazioni e atleti sul terreno dello sfruttamento dei diritti di immagine).

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