Di Battista l’ideologico tra stadio della Roma e Olimpiade 2024
(di Marcel Vulpis) – Un incontro fortuito, questo pomeriggio a Roma (presso piazza dei Carracci) con il deputato del M5S, Alessandro Di Battista – nella foto in primo piano – (componente del direttorio nazionale pentastellato, tra i fedelissimi di Beppe Grillo, fondatore del movimento) mi ha permesso di conoscere il “Diba-pensiero” sia su Roma2024, ma soprattutto sul futuro stadio della Roma.
Quello che è emerso, chiaramente, è una posizione fortemente ideologica, a livello aprioristico, che non consente, in alcun modo, il dialogo con i soggetti coinvolti nel progetto (per esempio Eurnova/Parnasi e l’AS Roma). Per la cronaca il dibattito pubblico con il sottoscritto è avvenuto in una piazzola di raccolta taxi ed è partito da una battuta “contro” Roma2024 dello stesso Di Battista. Ad una mia affermazione sull’occasione persa, ho scatenato l’ira del parlamentare, che si è acceso in volto e mi ha risposto: “Abbiamo fatto benissimo, faceva parte del nostro programma elettorale su Roma“. A questo suo primo commento, mi sono permesso di far notare che, da un possibile tavolo tecnico, emergerebbe l’esatto contrario, anche perché basterebbe analizzare i dati degli investimenti a supporto di questi grandi eventi sportivi.
Qui Di Battista ha rincarato la dose: “Abbiamo sviluppato, insieme ad una Università inglese, uno studio che dimostra come le Olimpiadi generino solo debiti”. Il sottoscritto ha sottolineato come quei dati fossero totalmente decontestualizzati dai nuovi progetti di candidature olimpiche da parte del CIO. A quel punto, sempre Di Battista, particolarmente stizzito e rosso in volto, mi ha risposto: “Abbiamo vinto noi e le Olimpiadi a Roma non si faranno mai”. Un grande momento di democrazia, oltre che di confronto, pienamente in linea con lo stile pentastellato.
Capitolo 2: lo stadio della Roma. Ideologia uber alles.
Pienamente in linea con questo approccio filosofico (per modo di dire), Di Battista si è espresso anche sul tema del futuro stadio della AS Roma. Ho fatto notare al parlamentare che il M5S sta sbagliando anche su quest’altro dossier. Risposta secca di Di Battista: “Lo stadio sì…il quartiere mai…”. Chiaramente una pietra tombale sul progetto di Eurnova e del costruttore Luca Parnasi, perché la sostenibilità economica dell’intero progetto è collegato (correttamente) alla creazione del business “collaterali”, come sta avvenendo in molti progetti di impiantistica sportiva in giro per il mondo. A queste mie riflessioni tecniche il parlamentare, ancora più stizzito, mi ha detto: “Ecco appunto speculazioni…No alle speculazioni”.
Alla mia risposta: “Lei, onorevole, mette insieme cose diverse tra loro: un conto è la speculazione, un conto è l’economia che può generare per questa città”. Di Battista, a questo punto, ha tagliato corto, con un mezzo sorriso è salito in un taxi e mentre chiudeva la portiera ha lanciato l’ultimo “anatema”: “I 700 mila romani che ci hanno votato vogliono questo, la prossima volta la invito a votare PD”. Come se poi votare PD fosse una colpa per l’elettore finale.
Ultima considerazione: quando ci si presenta per il governo di una città, non si lavora per rappresentare gli interessi di pochi rispetto ai tanti, anche perché 700 mila votanti “pentastellati” non possono comandare sui restanti 2,1 milioni (al di là del fatto che abbiano votato o meno) residenti all’interno dell’area metropolitana in oggetto.
E anche la battuta di oggi di Beppe Grillo (con i giornalisti), mentre saliva in Campidoglio, è in linea con il pensiero di Di Battista: E’ un’opera, dove lo stadio rappresenta il 15% e la parte restante l’85%. Il tutto a fronte di un milione di metri cubi”. Della serie: sì allo stadio, no al quartiere. Determinando di fatto una problematica “reale” sotto il profilo della sostenibilità globale del progetto per i proponenti. Un suicidio politico, oltre che economico. Ma perfettamente in linea con la filosofia politica dei 5 Stelle. Praticamente dicono sì allo stadio, ma di fatto sanno che, a queste (non) condizioni, il progetto verrà “abortito”. E quindi ancora una volta avrà vinto la linea del “non fare”, sacrificando anche questo progetto sull’ara della speculazione (tutta da dimostrare).
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