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Cina e Qatar a braccetto negli investimenti per gli stadi di calcio

La Cina del calcio all’estero non investe solamente nei club, che attualmente sono ben 21 fra Europa e Oceania di proprietà del dragone (senza contare naturalmente il Milan).

Nell’ultimo anno l’espansione della diplomazia del football cinese è avvenuta anche grazie alla costruzione degli stadi, in particolar modo nel Gabon e in Qatar, entrambi progetti che hanno a che fare con la One Belt One Road, la nuova via della Seta, nonché il grandissimo progetto di aree di libero scambio con la quale la Cina intende rivitalizzare l’interscambio con il mondo dopo il calo dell’8% nel 2015 eper aumentare la propria influenza sul globo.
Nel luglio del 2015 il governo gabonese e la China State Construction Enginnering (CSCEC) hanno siglato un accordo per la costruzione di uno stadio a Port Gentil, la capitale commerciale del Gabon, progetto realizzato per la Coppa d’Africa del 2017. L’impianto ha una capienza di 20.000 posti ed è stato costruito in 18 mesi.
Non si ferma a Port Gentil il contributo della Cina alla prossima Coppa d’Africa, la quale si terrà anche nelle città di Franceville, Oyem e Libreville, con altri due stadi costruiti dal dragone nel 2012, quando il Gabon ha ospitato la Coppa d’Africa insieme alla Guinea Equatoriale.
Lo Stadie de L’amitè, Ovvero lo Stadio dell’amicizia di Libreville, tende a sottolineare l’ottimo rapporto che si è instaurato fra i due paesi, dato che la Cina, a partire dal 2000, ha investito in oltre trenta progetti infrastrutturali in Gabon.
Anche l’Africa farà parte della Nuova via della Seta, quella marittima, che dai porti della Cina meridionale attraversa il sudest asiatico, per poi convergere nel continente nero, e raggiungere l’Europa nel porto di Pireo attraverso il canale di Suez.
L’impegno della Cina in Africa non è recente, dato che i primi interventi risalgono addirittura agli anni ’70 con la costruzione delle prime ferrovie. A differenza dell’occidente che “investe” in Africa attraverso missioni di pace e democrazie, concetti del tutto aleatori, la via cinese è quella del benessere, con la costruzione di infrastrutture e opportunità di lavoro per la popolazione locale, allo scopo, naturalmente, di poter sfruttare una manodopera ancora estremamente economica ed avere un miglior accesso al settore energetico e delle materie prime.
Cina e Qatar si sono fronteggiate innumerevoli volte per le Qualificazioni mondiali, non ultima per l’edizione di Russia 2018, che vedrà ben quattro confronti fra le due nazionali. Ma per il mondiale che terrà a Doha nel 2022, i due paesi hanno raggiunto un importante accordo per la costruzione di uno stadio, che coinvolge la China Railway Construction Corporation Limited. L’impiamto sarà costruito a Lusail, una piccola cittadina a 12 chilometri a nord di Doha.
Quello del Qatar sarà il secondo mondiale asiatico, venti anni dopo l’edizione di Giappone e Corea, e che potrebbe precedere di otto anni l’edizione cinese. Quella del 2022 sarà una coppa del mondo estremamente contestata, a partire dai gravi sospetti sulle assegnazioni, alle presunte gravissime violazioni sui diritti umani, con oltre 1000 persone morte nella costruzione degli stadi, costrette a vivere in condizioni di schiavitù.

Ancora vige la kafala: un sistema diffuso in tutta l’area e definito “neo-feudale”, che riduce il migrante a schiavo del suo datore di lavoro, che entra in possesso dei suoi documenti e quindi della sua vita.
Nonostante la tragica situazione, è oramai norma appurata che il business non guarda in faccia alla realtà, e anche il Qatar potrebbe far parte della One Belt One Road, con la recente visita dell’ambasciatore cinese Li Chen nel paese arabo e l’accordo di costituire partnership strategiche e investimenti reciproci.

L’incontro è avvenuto durante l’evento Qatar-China Cultural Year ed è la premessa per rafforzare enormemente la presenza della Cina in medio oriente, dopo aver investito pesantemente in Kazakistan, Tirjikistan e Kyrjikistan, gli occhi del dragone guadano con ambizione al deserto e alle risorse degli stati arabi attraverso il calcio.
fonte – articolo di Nicholas Gineprini : http://blogcalciocina.altervista.org/la-diplomazia-del-football-cinese-negli-stadi-gabon-qatar/

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