Tempi Supplementari – Tavecchio candidato FIGC rimanda a casa l’avversario Albertini con i compiti da fare

Carlo Tavecchio, intanto, limava le gambe della poltrona presidenziale. E oggi, nel caldo equatoriale dell’hotel Hilton di Fiumicino, hanno fatto gara a rendergli omaggio. Dal “sempre Presidente” Franco Carraro all’intramontabile  Don Tonino Matarrese. Dal presidente della Lega di A, Maurizio Beretta, con al sua dote 18 voti, più Claudio Lotito (vero artefice dell’operazione 18 voti su 20 della Lega di A) e due ritrattazioni di Juventus e Roma: Fino agli assenti giustificati presidenti della Lega di B, Andrea Abodi, e della Lega Pro, Mario Macalli.
Però contano soprattutto la standing ovation e gli 88 voti su 88 della Lega Dilettanti che Tavecchio governa dal 1999. Un galantuomo come Giancarlo Abete non basta più al calcio. Serve un tribuno del popolo come Tavecchio, che anche con una gestualità osé  fa capire che:  62 milioni del contributo Coni sono tanti non bastano e se non si vuole “andare col cappello in mano al Coni” bisogna fare impresa; il governo (soprattutto l’ex calciatore di Reggio Emilia Graziano Delrio) dovrà assicurare non solo sgravi fiscali ma una percentuale maggiore sulle scommesse sportive; Coverciano deve produrre talenti, funzionando sette giorni su sette.
Nelle 11 cartelle del programma del prossimo presidente Figc, supportato all’addetto stampa, Roberto Coramusi, c’è molto di più. A cominciare all’ammissione che Conte come cittì della Nazionale non è cosa fatta, forse “fattibile”. Tavecchio: <<L’ho visto in tivù>>. Ma il prossimo number one del calcio   non ha alcuna intenzione di svenarsi per ingaggiare un “mister molti milioni”. Preferisce strizzare l’occhio a Gianni Rivera e a Luca Pancalli, assessore allo sport del comune di Roma. Per dirla con Gino Bartali: “l’è tutto da rifare”. Anche se calciatori e tecnici (associati) saranno insoddisfatti.

(di Gianni Bondini) Adesso sarebbe fin troppo facile citarsi addosso. Col presuntuoso “l’avevamo detto subito dopo il tonfo in Brasile” dei Prandelli boys. Mentre strateghi della comunicazione si esibivano in pronostici a favore di rampolli Fiat (interessati solo ai ricavi da diritti tivù) o su ex calciatori che quando c’erano dormivano. 

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Marcel Vulpis

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