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Stadi – Nasce il concept della “social arena”

La politica lancia una “via” italiana per favorire rapidamente lo sviluppo dell’impiantistica sportiva, a partire da quella destinata al mercato del calcio. I criteri, secondo quanto dichiarato ieri a Montecitorio dal senatore Alessio Butti (Pdl) e dal deputato Giovanni Lolli (Pd), sono quelli già stabiliti dalla legge 41/07: sicurezza, fruibilità, comfort, redditività di gestione. Tutti elementi presenti nei più importanti stadi europei, che, invece, stentano a decollare nel nostro Paese. La proposta congiunta di Butti-Lolli parte, soprattutto, dagli aspetti sociali del tema. Il marketing deve diventare una leva a disposizione del proprietario/gestore dell’impianto, ma non il fine ultimo, che deve essere, invece, quello della nascita di un nuovo “complesso multifunzionale sportivo”.
Lo stadio può essere un’opportunità per la collettività: risparmio sulle casse del comune, riqualificazione di interi quartieri, anche per effetto dello spostamento dello stadio dal centro alla periferia, aggregazione sociale, con particolare riferimento ai giovani. Una sorta di “social arena”, che avrebbe nello sport (al di là della disciplina praticata) un moltiplicatore di contatti interpersonali, favorendo la crescita urbanistica e sociale dello stesso territorio. Nel progetto è strategico anche il ruolo degli enti locali, ovvero i comuni, che ancora oggi, controllano la totalità dell’impiantistica italiana. Al bando, quindi, la privatizzazione sfrenata degli stadi, così, come a torto o a ragione, sta avvenendo nel resto d’Europa, per scegliere, senza mezze misure, una collaborazione sempre più stretta fra pubblico e privato, con il comune che garantirebbe la regolarità burocratico-amministrativa dell’operazione e il rispetto degli obiettivi sociali e di riqualificazione urbana di ogni futura costruzione. Previsto, pertanto, un piano triennale di interventi straordinari per spingere i soggetti interessati a investire in questo settore, che può valere a regime anche 6 mld di euro (di cui ben 4 mld legati all’area dello sport).
Il disegno di legge, che seguirà l’iter tradizionale di approvazione parlamentare, nasce dalla volontà di regolamentare una materia che ha forti potenzialità di sviluppo, soprattutto se analizzata dal punto di vista delle società di calcio. La novità assoluta, che distingue questa proposta da progetti similari (da attuare o già attivati) è il coinvolgimento della figura dell’ente locale, che non opererebbe più come un mero controllore a livello amministrativo, ma assumerebbe anche il ruolo di partner attivo.
La struttura del ddl di Butti-Lolli non consente attualmente di capire, però, quale possa essere la sua reale attivazione, considerate le frizioni costanti già esistenti tra dirigenze calcistiche e quelle degli enti locali nella gestione degli impianti utilizzati soprattutto a livello professionistico.
“La nostra proposta si rivolge anche a quei comuni dove vi sono impianti da ristrutturare, ma è chiaro che il vero business è quello dei nuovi stadi”, ha dichiarato in esclusiva ad ItaliaOggi, Alessio Butti (Pdl). “Il ddl mira a superare proprio ad eliminare tutte le frizioni e litigiosità esistenti in questo settore tra operatori pubblici e privati. L’intervento parlamentare mira a creare nuove opportunità di business per tutti i soggetti coinvolti e a snellire i tempi amministrativi, che potranno scendere anche sotto i 12 mesi, dal momento della manifestazione di interesse per una determinata area. L’intervento nasce tra l’altro per contrastare l’età media degli stadi italiani pari a 67 anni. Un altro record negativo per il nostro Paese”.
 
fonte: ItaliaOggi 
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