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Russia a rischio default. Team e sponsor “rifiutati” dal sistema internazionale

Sono ormai decine i marchi e le multinazionali che hanno abbandonato la Russia (come nel caso di McDonald’s, Nike o Adidas, solo per citarne alcuni), sottoposta a sanzioni che toccano diversi ambiti dell’economia nazionale, a partire dalla finanza dove Sberbank e Gazprombank (due dei più importanti colossi bancari del Paese) sono ad un passo dalla bancarotta.

Un tuffo nel passato che riporta la Russia ad atmosfere da pre-Perestrojka (quando fu varato, a metà degli anni Ottanta, un complesso di riforme politico-sociali ed economiche dalla dirigenza dell’ex Unione Sovietica). L’invasione del territorio ucraino, da parte dell’esercito russo, sta portando a un totale isolamento internazionale, con effetti fortemente negativi anche in ambito sportivo. Il calcio, ad esempio, è stato il primo settore a subire ripercussioni (in termini di immagine, oltre che economiche).

FIFA e UEFA inflessibili con lo sport russo

Entrambi gli organismi di governo del calcio hanno sospeso immediatamente le squadre di calcio russe e i team nazionali da tutte le competizioni internazionali. La selezione maschile era attesa da un importante match di qualificazione per i playoff di Mondiali del Qatar (un primo spareggio era in programma contro la Polonia di Robert Lewandowski), mentre la squadra femminile aveva già conquistato la qualificazione per il campionato europeo di categoria (in Inghilterra la prossima estate).

Per quanto riguarda i tre tornei continentali per club (Champions, Europa League e il nuovo format della Conference League) lo Spartak Mosca, dopo aver conquistato gli ottavi di Europa League (ieri era previsto il match in casa del Red Bull Lipsia, qualificato di diritto proprio per la sospensione della società moscovita) ha pagato, suo malgrado, per il conflitto russo-ucraino.

Gazprom: il progetto di soft power si rivela un “flop”

Nel 2012, Gazprom, colosso pubblico russo dell’energia, ha deciso di legarsi al format della Champions League. Una scelta strategica in termini di reputazione internazionale, anche perché l’Europa è il più importante cliente per la realtà russa. Un’operazione di “soft power” per guadagnare visibilità e benevolenza in giro per il continente europeo, in concomitanza con i match trasmessi in tutto il mondo.

Gli investimenti di Gazprom, nel football continentale, non si esaurivano con la sponsorizzazione della Champions. Da diversi anni, infatti, è proprietario-sponsor dello Zenit di San Pietroburgo (prima divisione del calcio russo), della Stella Rossa di Belgrado (Serbia) e, fino a pochi giorni fa, era ben visibile tra i partner dello Schalke04 in Bundesliga2 (anche in questo caso la sponsorizzazione della divisa rispondeva a ragioni di carattere geopolitico).
Proprio il club tedesco ha deciso prima di sospendere la visibilità del marchio sulla maglia e, successivamente, di chiudere tutti i rapporti di partenariato.
L’accordo quinquennale (2017-2022) con lo Schalke 04 presentava un valore stimato di 30 milioni di euro (senza considerare i bonus); quasi il 40% delle entrate commerciali annuali del club.
Sempre la popolare realtà calcistica di Gelsenkirchen (prima della risoluzione del contratto), stava lavorando al rinnovo per il prossimo triennio (2022-2025). Un investimento economico inferiore rispetto al passato, ma pur sempre in area 10 milioni annui.
In patria Gazprom sostiene economicamente le squadre di hockey su ghiaccio della SKA (San Pietroburgo) e dell’Avangard (Omsk), oltre allo Zenit-Kazan (club di volley maschile della SuperLiga). Ulteriori iniziative di sostegno sono visibili nel biathlon, nella ginnastica ritmica e artistica, negli scacchi e in altre discipline minori.

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