Calcio.Internazionale

Rassegna stampa – Il caso del fenomeno “Barça”

fonte: RSNEWS 

"Més que un club" è il motto del Barcellona. Niente di più calzante alla realtà calcistica più importante d’Europa e forse del mondo, diretta emanazione di quella che sembra essere, passando qualche giorno nella capitale della Catalogna, la cultura del posto.

Efficienza, divertimento, impegno sociale, legame forte con il territorio, orgoglio dello proprie radici. La regione di cui Barcellona è capitale, è una delle più ricche della UE e pur con le sue spinte separatiste, rientra a pieno titolo nel "sistema" Spagna. Una nazione che vanta successi in ogni campo, a cominciare da quello economico, dove da qualche anno a questa parte ha superato l’Italia per crescita del PIL. Ma anche il fervore culturale, la voglia di vivere, dopo gli oscuri anni della dittatura franchista, ha elevato il paese iberico a nazione di tutto rispetto, rivelandosi come la vera locomotiva dei paesi dell’Europa mediterranea. In campo sportivo la Spagna è campione d’Europa in carica nel calcio, nella pallavolo e nel basket. Una nazione che ha saputo "far squadra" nel vero senso della parola. Rimanendo nel pianeta calcio i "blaugrana" hanno stabilito nel 2009 un record assoluto, la vittoria in tutte le competizioni alle quali il Barcellona ha partecipato: Liga, Coppa del Re, Supercoppa di Spagna, Champions League, Supercoppa Europea ed infine, con il trionfo di Abu Dhabi dello scorso 19 dicembre, il Campionato del Mondo per Club, battendo in finale gli argentini dell’Estudiantes per 2-1 con la "genialata" di Messi che decide la gara con un goal di petto nei tempi supplementari.

 

Il dominio calcistico spagnolo in generale, ed in particolare del Barcellona di Guardiola e La Porta nasce anzitutto dall’aver sfruttato (cosa fatta anche a Madrid) una legge del governo Zapatero, la cosiddetta "attira cervelli", che garantisce un pesante sgravio fiscale della durata di cinque anni, per i lavoratori stranieri che giungano nella penisola iberica. Tale trattamento di favore, nel quadro della crisi economica globale, ha consentito alle squadre spagnole, di staccare assegni da favola per assicurarsi campioni del calibro di Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Benzema, Kaka. Ma da solo il provvedimento fiscale di Zapatero non basterebbe a giustificare le fortune dei club spagnoli. E’ il modello gestionale ed organizzativo la base di tutto, il vero spartiacque tra "noi e loro". Frutto di una programmazione economica e sportiva che ha pochi eguali nel panorama calcistico europeo. Il tutto condito da una spettacolarità nel gioco e nel divertimento offerto al pubblico, che è elemento caratterizzante del calcio iberico e della gestione La Porta-Guardiola in particolare.

 

Una programmazione che genera sicuramente prestigio sportivo, ma che ha anche notevoli ritorni dal punto di vista economico. La Champions vinta a Roma è valsa al Barça, secondo uno studio di Mastercard, sponsor della competizione, circa centodieci milioni di euro. Un "bottino" composto dai premi per la partecipazione, il premio Uefa per la vittoria finale, una congrua percentuale sui profitti derivati dai diritti televisivi, dal botteghino, dalle tante entrate commerciali e di marketing tra sponsor, merchandising, vendita di cibo e bevande. La conquista del Campionato del Mondo per Club è valsa, solo per il premio elargito dalla Fifa, circa cinque milioni di dollari. Il bilancio del Barça nel 2008/09 si è chiuso con un utile di 8,8 milioni di euro. La previsione per il 2009/10 è di 20 milioni di attivo. Il primo contatto con il Barcellona, nell’era dell’hi-tec, è ovviamente il sito web del club. Efficiente, facile da navigare, multilingue, zeppo di informazioni storiche e di attualità che riguardano tutto il mondo Barça, che, giova ricordarlo, è una polisportiva tra le più grandi d’Europa. Dal sito è facilissimo acquistare i biglietti per gli eventi che riguardano i blaugrana in tutti gli sport, con la possibilità di avere un "preview" della visuale del campo dal posto per cui si vuole comprare il biglietto. Il fulcro di tutto ciò che è "Barça" è il Camp Nou. Anche nei giorni "feriali" l’impianto è aperto al pubblico ed offre un tour che per 17 euro consente di visitare lo stadio dagli spogliatoi alla tribuna stampa, passando per la tribuna autorità. Poi si accede al museo, che mostra le glorie passate e presenti della polisportiva Barcellona, dove una interessante sezione è dedicata anche all’impegno sociale e alla collaborazione con l’alto commissariato della Nazioni Unite per i rifugiati (UNCHR). Sulla "camiseta blaugrana", storicamente priva di sponsor, dal 2006 è apparso (ovviamente a titolo gratuito) il logo dell’Unicef. L’impegno dei catalani con l’organismo internazionale a sostegno dell’infanzia, prevede anche una donazione annua di 1,5 milioni di euro almeno fino al 2011. Un esempio concreto di calcio e solidarietà ai massimi livelli. Tappa finale del tour il mega store, dove è impossibile resistere alla tentazione di acquistare almeno un souvenir.

 

Il tutto genera introiti notevoli, che, unitamente al cosiddetto azionariato popolare, garantiscono al Barcellona prosperità economica e la possibilità, per i soci, di co-gestire il club. Chi si candida alla presidenza, presenta un programma pluriennale, fissa degli obiettivi, promette (e quasi sempre mantiene) grandi acquisiti, ed in generale cerca di espandere il prestigio del club con atti fattuali che rimangano nella storia dello stesso. E non solo per i titoli sportivi che eventualmente si conquistassero durante la sua reggenza. La costruzione della nuova cittadella sportiva e la ristrutturazione del Camp Nou (dotandolo di copertura integrale), ad esempio, sono progetti in esame in questo periodo. I 162.979 soci (dato del 2008) partecipano attivamente alla vita del club, presenziando alle assemblee, eleggendo i quadri dirigenti, fruendo di sconti e privilegi sulla biglietteria e su tutto ciò che è Barça. Un altro mondo, dove approdare non è impossibile. E’ sufficiente completare il modulo di adesione on-line sul sito del club, essere maggiorenni, fornire i dati della carta di credito e versare la quota annua di 155 euro.

 

A fronte della crisi tecnica e strutturale, che avvolge il calcio italiano da anni, c’è da domandarsi se non sia il caso di abbandonare il modello gestionale dei nostri club, quello del presidente padre-padrone, ed abbracciare l’esempio dell’azionariato popolare, più remunerativo, democratico e coinvolgente, dove tanto i club quanto i tifosi hanno tutto da guadagnare.

 

L’impatto più bello e vero con questa realtà, si ha il giorno della partita. L’entusiasmo è enorme. La metropolitana scarica decine di migliaia di tifosi a due passi dallo stadio e sono in corso lavori per la creazione di una nuova stazione nei pressi. Tantissimi i parcheggi che consentono senza grossi problemi di arrivare con la propria auto senza patemi, cordialità di steward ed inservienti, polizia locale e dello stato che svolge la funzione di controllo con discrezione e senza atteggiamenti repressivi. Chi arriva con il ciclomotore, almeno in tribuna, si porta dietro il casco. Impensabile in Italia. I bar ed i servizi igienici sono all’altezza e la visuale del campo è eccellente. Nessun problema all’uscita, solo qualche logico, ma brevissimo ingorgo per la concomitante uscita del pubblico, mezzi pubblici (la metro non chiude praticamente mai) in funzione e facilmente raggiungibili, numerosi i ristoranti o le "cervecerie" aperte fino a notte inoltrata, dove poter mangiare se quanto offerto dai punti ristoro dello stadio non ci avesse saziato.

Previous post

Basket - Il Delta crolla in casa contro Pianopoli

Next post

Marketing - Nasce nuova società per la gestione di eventi di triathlon

Marcel Vulpis

Marcel Vulpis

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *