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Plusvalenze record: sistema a rischio “bolla”!

Come da copione assistiamo ad un nuovo capitolo della telenovela- plusvalenze, generate principalmente per esigenze di bilancio, piuttosto che per ragioni squisitamente finanziarie. C’è da assegnare infatti un primo scudetto “contabile”, vinto, ancor prima che sul rettangolo di gioco, a colpi di trading dai campioni d’Italia della Juventus.

Lo scambio Arthur-Pjanic con il Barcellona produrrà una plusvalenza pari a 41,8 milioni di euro (al netto di contributi e oneri). Con questa operazione di calciomercato, i bianconeri, nella stagione 2019/20, hanno superato il tetto record dei 164 milioni.

Benefici diretti sul bilancio più che sulla cassa bianconera, già rimpinguata nel gennaio scorso, prima dell’emergenza sanitaria, attraverso lo strumento dell’aumento di capitale, sottoscritto al 100% per un controvalore di 299,91 milioni di euro.

L’annoso tema delle plusvalenze, utilizzate principalmente per sistemare i bilanci, è sotto gli occhi di tutti, ma, al momento, nessun soggetto (a livello di vigilanza calcio e borsa) è mai intervenuto.

Ciò che ancora non è ben chiaro è che ci troviamo di fronte ad una vera e propria “bolla”. In un prossimo futuro, neppure così lontano, esploderà determinando morti e feriti alla pari di una pandemia sanitaria. Effetti disastrosi per il sistema, considerato nel suo complesso, ma soprattutto per quei club che dovessero arrivare a non controllare la leva in esame, restandone schiacciati dal peso. Senza liquidità nelle casse si possono elaborare o attivare le più interessanti operazioni di trading, ma alla fine è con la finanza che si pagano gli stipendi dei calciatori, non certamente con gli aggiustamenti contabili.

Il brand Juve può contare sul legame con la controllante Exor (holding di diritto olandese di proprietà della famiglia Agnelli), in grado, in qualsiasi momento, di intervenire con robuste iniezioni di denaro fresco. Non tutte le società di calcio, però, presentano relazioni e asset così solidi.

Questa moda delle plusvalenze rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerangper il sistema calcio. Un dato può aiutare a “fotografare” meglio il problema: in Italia le intermediazioni per cessioni calciatori hanno raggiunto un controvalore di 848 milioni. E’ la seconda voce di entrate per le società di Serie A. Inferiore solo ai diritti tv (1,44 miliardi), ma superiore alle sponsorizzazioni (636,5 milioni). Un campanello d’allarme che non si può continuare a far finta di non sentir suonare.

 

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