Olimpiadi

Olimpiade – Venezia2020 si presenta a Padova

Federico Fantini, responsabile del master in business dello sport a Treviso, è a capo del comitato tecnico per la candidatura di «Venezia 2020» (archivio)

Federico Fantini, responsabile del master in business dello sport a Treviso, è a capo del comitato tecnico per la candidatura di «Venezia 2020"

 

Se il grande so­gno olimpico diventerà real­tà, il cuore dei Giochi del 2020 palpiterà a Venezia, e lì soltan­to. In laguna, infatti, troveran­no posto tanto il villaggio (lo si vorrebbe a porto Marghera, se mai si riuscirà a ripulirla dai mortiferi miasmi) che lo stadio, per il quale si guarda con insistenza al quadrante di Tessera. Federico Fantini, a capo del gruppo promotore «Venezia 2020», sceglie il palco dell’as­semblea dei Giovani industria­li di Padova, dov’era stato invi­tato ad illustrare il progetto, per chiarire un equivoco che aveva finito per far fischiare le orecchie al Coni ed al Cio: «La candidata è sempre stata Vene­zia, conosciamo le regole e sappiamo che non c’è spazio per candidature regionali». Non le conosce, a quanto pa­re, la Sardegna, che si è tuf­fata nella mischia olimpica su­scitando il piccato commento del vicepresidente del Cio Ma­rio Pescante: «Le premesse per la nostra candidatura so­no pessime, se continua così sono pessimista. Questo è un Paese sfilacciato, provinciale, che si muove con un gretto campanilismo». E chi ha orec­chie da intendere, è meglio che intenda.

Il vicesindaco di Padova Ivo Rossi, pure presente all’assem­blea, ha quindi chiesto in che modo verranno coinvolte la città del Santo e Treviso, «do­ve sorgeranno gli impianti, chi ospiterà cosa, come ver­ranno impiegate le aree?». Fantini ha assicurato che ci sa­rà gloria per tutti, «come a Londra», a cominciare dal­l’ospitalità che dovrà essere garantita alle nazionali dei di­versi Paesi e poi insomma, «stiamo parlando di 302 even­ti, che giocoforza non potran­no concentrarsi tutti a Vene­zia ». Non sfugge, ad ogni modo, come il motore primo della candidatura di Venezia sia la macchina confindustriale, che considera l’occasione propizia non soltanto per business co­lossali ma anche per veder fi­nalmente ridisegnata quel­­l’area metropolitana che a tut­t’oggi soffre di gravi carenze identitarie, prima che infra­strutturali. Facile allora imma­ginare la delusione respirata in platea, allorché s’è capito che neppure l’occasione pata­vina sarebbe stata buona per andare al di là degli slogan al­la «I have a dream». Scelta ob­bligata, spiega Fantini, in osse­quio alla severa liturgia olim­pica (pare che Alemanno sia stato ripreso per aver parlato di «anelli» anziché di «cerchi» olimpici…). «Per saperne di più si deve aspettare la presen­tazione ufficiale» spiega Fanti­ni. Nell’attesa, ci si accontenta delle rassicurazioni: «Il ma­sterplan? Abbiamo sicuramen­te delle idee molto chiare, sia­mo ad un livello di analisi di prefattibilità».

fonte: Corriere Veneto

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Marcel Vulpis

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