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La crisi del calcio italiano in TV

Una delle principali fonti di intrattenimento televisivo da anni a questa parte, da quando la trasmissione delle partite è stata possibile, è ovviamente il calcio. Uno sport che unito alle capacità comunicative della televisione ha rappresentato e continua a rappresentare uno strumento di business e entertainment fondamentale nel nostro Paese. La passione per il calcio, infatti, accomuna tutte le regioni d’Italia da Nord a Sud dello stivale; tuttavia da qualche anno si registra un decremento degli spettatori in qualità di audience, e quindi un abbassamento della curva di pubblico dei programmi sportivi e in particolar modo delle partite di cacio. Andiamo a capire di più in merito a questa inversione di tendenza.

 

I motivi di decrescita degli spettatori nel mondo del calcio

Prima di capire i motivi alla base della suddetta decrescita di audience legata agli eventi calcistici, bisogna aprire una parentesi legata al target di riferimento. Sono, infatti, per lo più i giovani a seguire tale tipologia di sport, che da sempre incarna il fulcro principale d’attenzione mediatica e da alcuni anni di business. Il calcio è andato oltre il rappresentare un mero sport, per diventare qualcosa di più. Specie con la recente trasformazione in forma di investimento: intrattenimento sul rettangolo verde ed affari tra società e sponsor al di fuori di esso. Un ruolo chiave in tutto questo ce l’hanno da sempre i tifosi e quindi il pubblico, a prevalenza giovanile. E proprio qui si verifica il primo scossone legato alla decrescita degli spettatori: i ragazzi delle ultime generazioni (quella Z su tutte) sta sviluppando un interesse crescente per i social e i contenuti di moda veicolati attraverso di essi. Un elemento che di fatto ha tolto spazio e attenzione ad altri eventi come il calcio, che ne ha risentito con un calo vistoso degli appassionati.

Mancano, infatti, delle figure chiave che sono presenti in altri sport. Non a caso, infatti, quando si parla di icone, ci si rivolge a ex giocatori che si sono ritirati diversi anni fa. Cosa che non succede negli altri sport, basti pensare alla commozione, anche dei non appassionati, nei momenti in cui ci fu il triste addio alle corse di Valentino Rossi, uno dei motociclisti più forti della storia.

La questione del rincaro biglietti e dei servizi di streaming e trasmissione tv

Altra faccenda delicata vede da vicino il rincaro dei biglietti e degli abbonamenti per seguire la propria squadra del cuore allo stadio. Un punto molto discusso tra società e tifosi negli ultimi anni ma che non ha portato in sostanza ad un compromesso. Il periodo post pandemia, poi, non ha aiutato, anzi: esso ha comportato perdite vistose per i club internazionali e non solo italiani, generando come diretta conseguenza l’aumento delle tariffe per assistere alle partite dal vivo. Un fattore che ha inciso e non poco sulla disaffezione generale verso questo sport, nonostante permanga in alcuni Paesi quali Italia ed Inghilterra soprattutto, una continuità di sostegno del pubblico. Basti vedere gli incassi derivanti da biglietti e abbonamenti delle principali squadre milanesi o romane per capire quanto questo dato sia relativo e variabile a seconda delle circostanze. Ma lasciando da parte queste squadre, resta il fatto che una grande porzione di pubblico in conseguenza del rincaro si sia allontanato dai campi. Ma non per dare seguito alla propria fede calcistica in tv, quindi in una forma alternativa, bensì tagliando completamente i ponti con tale passione, limitandosi magari alla semplice lettura dei fatti legati alla propria squadra preferita da un giornale. Questo perché anche le piattaforme di streaming e di trasmissione televisiva hanno parimenti aumentato i costi.

Il ruolo del web e dei social

Molte società calcistiche hanno per questo motivo pensato di trasformare il proprio asset in media company. Capendo l’importanza del web nel giocare un ruolo chiave per la fidelizzazione dei tifosi, i club stanno investendo sempre più sulla comunicazione, specie quella social. Così Instagram, Facebook e le altre piattaforme fungono da autentici mezzi di richiamo d’attenzione del pubblico. Strumenti tecnologici che calamitano e veicolano il flusso mediatico direzionandolo verso un interesse specifico: in questo caso la crescita del sostegno dei fan alle squadre del cuore. I vertici societari hanno per tanto capoto l’inversione di tendenza e il principio di una disaffezione generale rischiosa per gli introiti di cassa societari. Da qui l’esigenza di avere un atteggiamento differente, meno legato alla tradizione e più orientato all’innovazione. Ponendosi dunque al pari degli altri emisferi che creano intrattenimento e business, in particolar modo sui social, i club hanno incrementato il focus su questa nuova realtà che procede parallela a quella di tutti i giorni: ossia il mondo virtuale.

Una crisi calcistica con un duplice andamento

Ecco quindi palesarsi, al netto di quanto detto fino ad ora, un duplice andamento per il calcio dentro e fuori dal campo. Dove per dentro e fuori in questo caso intendiamo gli stadi e la televisione quali strumenti per assistere alle partite di calcio. Ovviamente due approcci diversi per fruire dell’evento sportivo ma entrambi legati al benessere del sistema calcistico. Infatti è solo grazie ai tifosi che questo sport riesce a reggere gli investimenti sempre crescenti negli anni. Un motivo decisamente importante, di conseguenza, per proprietari e dirigenti dei club europei e mondiali per andare avanti e non far scomparire completamente questa forma di intrattenimento. Come ribadito più volte, infatti, il calcio è stato, è, e sarà il mezzo di entertainment ma anche di solidarietà tra popoli migliore. Un elemento che travalica il rettangolo verde per abbracciare altre finalità: la lotta al razzismo, il rispetto delle regole, la fratellanza tra diverse culture e così via. Un mondo nel mondo, che evolve e solidifica la propria essenza rischiando però in questo processo di crescita di sottovalutare o trascurare l’importanza delle basi. Una di queste è senza ombra di dubbio il pubblico. Ecco perché il rischio di un’eventuale crisi calcistica con declinazione mediatica e fortemente interconnessa alla fidelizzazione dello spettatore e alla sua soddisfazione. Più i club terranno conto in maniera adeguata del contesto sociale in cui si trovano, della situazione economica attuale del popolo, e delle difficoltà quotidiane che essi affrontano, maggiore sarà l’empatia con essi e il ritorno di pubblico dunque. Minore sarà la connessione tra società e tifosi, più elevato sarà la percentuale di probabilità che i giovani e meno giovani si allontanino dal calcio. Un qualcosa che sta diventando più di un timore avvicinandosi pericolosamente alla realtà. Se a ciò poi aggiungiamo la praticità e funzionalità di altri strumenti di intrattenimento quali appunto i social, o ancora la tecnologia immersiva/virtuale, è chiaro che aumentano le minacce al calcio quale principale mezzo di svago e di attenzione mediatica.

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Redazione

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