Il caso Schwazer costa caro alla Kostner

Un anno e tre mesi di sanzione più dei tre anni affibbiati a Schwazer. Il doping paga  meno in termini sanzionatori dell’amore di una donna per il suo compagno. Ha detto presumibilmente delle cose non veritiere agli ispettori antidoping e ha dato ricovero a casa sua a Oberstdorf  al fuggiasco dopato. Merita una sanzione ma non la ghigliottina. Al massimo una squalifica della metà di quella dell’amato”: un anno e mezzo, che potrebbe calare  a un anno. Se i procuratori dell’antidoping volessero essere più giuristi e meno giustiziasti. Non facciamo questo discorso perché ci fa tenerezza la ex farina del ghiaccio, ma perché non  vogliamo essere “lap dog” del potere, cioè
cagnolini da salotto: Come gli inglesi chiamano i giornalisti che scodinzolano a comando. C’è in gioco molta della credibilità giuridica di questo nuovo Coni, per il quale stiamo tifando.
Abbiamo creduto e crediamo al presidente Giovanni Malagò, quando dice che ci sorprenderà nel 2015. Quando dice mantiene la parola.
Ma c’è questo gruppo di 23 relatori del Convegno del 2 dicembre che avanza. Anzi arranca. Alla presentazione della Run Card, Malagò ha difeso il “Convegnone”, accusando la critica di essere prevenuta e di aver preso cappello, perché solo se c’è il guru dell’antidoping, Sandro Donati va bene. Altrimenti giù con lo scetticismo.
Malagò ha ragione, ma ne abbiamo viste tante che ci danno maggiore affidabilità quelli (come Donati) che da sempre stanno in prima linea, rispetto a gallonati e rispettabilissimi signori che sul fronte dell’antidoping che, forse distratti, non abbiamo mai veduto.

Quando il Laboratorio dell’Acqua Acetosa non era iper veloce nel fare i controlli, i “donatiani” erano lì a controllare.
Ci scusi Presidente, non è per sfiducia in Lei, ma per rispetto del concetto giuridico della “terzietà dei controlli”, continuiamo a chiedere che dopo il “Convegnone”, si formi una bella Commissione sui controlli antidoping. Esperti dell”Istituto Superiore di Sanità, rafforzati, insistiamo, dell’unico consulente italiano della Wada,
quel rompiscatole di Donati, al quale può fare da scorta qualche eccellente gallonato. Perché no. Non ci sembra di bestemmiare. Oppure,
non certo Malagò, al Foro Italico c’è ancora qualcuno che ritenga “doping solo quello che si scopre”?
Dimenticavamo, oltre alla Kostner la Procura antidoping ha messo sulla graticola anche: Michele Didoni (non più tesserato), ex marciatore e tecnico di Schwazer dal 2010 al 2012: deferito con richiesta di 3 mesi di inibizione per la violazione dell’art. 3.3 delle Norme Sportive Antidoping, in ordine alla mancata collaborazione con l’Upa.(ufficio
della procura antidoping). Simone Collio (tesserato Fidal) deferito con richiesta di 2 anni e 3 mesi in ordine alla violazione degli artt. 2.5. e 3.2. delle Norme Sportive Antidoping, sulla base degli atti trasmessi dalla Procura della Repubblica di Bolzano, nell’ambito della indagine denominata
“Olimpia”, e agli esiti degli accertamenti dell’UPA Maurizio Checcucci (tesserato Fidal) deferito con richiesta di 2 anni di squalifica in ordine alla violazione dell’art. 2.5. delle Nsa sulla base degli atti trasmessi dalla Procura della Repubblica di Bolzano, nell’ambito  degli accertamenti dell’UPT. Roberto Donati (tesserato Fidal), deferito con richiesta di 8 mesi inibizione in ordine alla reiterata violazione dell’art 3.2. delle Nsa sulla base degli atti trasmessi dalla Procura della Repubblica di Bolzano e degli accertamenti dell’Upa.

(Tempi Supplementari – di Gianni Bondini) Scusate la malizia, ma sa tanto di propaganda pro “domo propria” queste pesanti richieste della Procura antidoping.
Quattro anni e 3 mesi a carico di Carolina Kostner per aver eventualmente coperto il suo ex compagno Alex Schwazer, che sfuggiva ai controlli prima dell’Olimpiade di Londra 2012. Positivo proprio prima di quella trasferta.

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