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Cosa succede dopo la conversione in legge del Decreto Dignità per lo sport italiano

(di Lorenzo Vulpis) – Lo scorso 12 agosto è ufficialmente entrato in vigore il d.lgs. 96/2018, comunemente noto come “Decreto dignità”. Il provvedimento, promosso dal Movimento 5 Stelle, oltre a portare diverse novità riguardo il lavoro, la scuola e il fisco, attuerà alcune misure di contrasto alla ludopatia (Gioco d’Azzardo Patologico). All’interno di questa legge vi è infatti una serie di restrizioni sulle pubblicità relative a giochi e scommesse svolte su qualsiasi mezzo o piattaforma.
Nello specifico, dal 1 gennaio 2019 il divieto di pubblicità legate al gioco d’azzardo sarà esteso anche ai contratti di sponsorizzazione. Da qui il contatto con il mondo dello sport e in particolare il calcio. L’Italia, secondo una stima della società di consulenza “H2 Gambling Capital”, rappresenta il quarto mercato del gioco d’azzardo nel mondo (il primo in Europa davanti a Inghilterra, Francia, Germania e Spagna) e la Serie A è fortemente legata a sponsorizzazioni di questo tipo.
Uno studio a cura di “SportBusiness” ha analizzato l’impatto di questo decreto, evidenziando come i contratti con le società di betting fruttino ai club italiani circa 120 milioni di euro all’anno. Una cifra che potrebbero perdere con l’entrata in vigore della legge. Il Decreto dignità rischia infatti di scoraggiare le società di scommesse dall’investire in Italia, spingendole a impiegare i loro fondi in altri mercati, col risultato finale di rendere meno appetibile il nostro campionato agli occhi di potenziali sponsor e investitori.
Le preoccupazioni da parte delle società sportive e della Lega Serie A sono molte, visto che il campionato italiano dipende fortemente da questo tipo di ricavi e in seguito alle restrizioni sulle sponsorizzazioni rischia di subire anche una forte perdita nella competitività. E’ infatti nota la difficoltà dei club nell’aumentare gli introiti, ancora di molto inferiori rispetto a squadre più blasonate come quelle della Premier League, soprattutto in termini di diritti televisivi.  Un disavanzo che potrebbe addirittura aumentare nel tempo visto che gli stessi diritti tv italiani rischiano di svalutarsi, andando a indebolire sempre più l’intero sistema calcistico nazionale.
Oltre ai diritti tv, ne risentirebbero anche i ricavi da sponsorizzazione di maglia. La società di ricerca e consulenza “The Value Exchange” ha infatti stimato una svalutazione nei prezzi delle sponsorship di maglia che potrebbe toccare il 50% nel giro di qualche anno. Questo perchè le società sportive hanno stipulato contratti molto onerosi con società di betting e in futuro dovranno stringere accordi con sponsor provenienti da altri settori e che potrebbero quindi non garantire lo stesso livello di introiti.
Diversi club di Serie A si stanno dunque muovendo con difficoltà per trovare una exit strategy. Alcuni di questi hanno tentato di muoversi in anticipo, andando a stipulare contratti di sponsorizzazione prima dell’entrata in vigore del divieto di pubblicità al gioco d’azzardo (tra cui l’operazione As RomaBetway). Tuttavia, il vice-presidente del ConsiglioLuigi Di Maio, ha previsto controlli ancora più stringenti per i suddetti contratti, dichiarando inoltre che questi cadranno prima del 2019.
 
Secondo Suppenor (società di pubblicità virtuale), una soluzione potrebbe essere quella di avvalersi di una tecnologia di sostituzione digitale, grazie alla quale i club continuerebbero a usufruire degli sponsor delle società di betting mostrando i loro marchi sulle trasmissioni televisive all’estero e rendendoli quindi dei partner “virtuali” per il mercato internazionale. In questo modo si eviterebbe di incorrere nelle sanzioni previste dall’art.9del decreto, che vanno da una multa minima di 50.000 eurofino ad arrivare a una sanzione corrispondente al 20% del valore della pubblicità o della sponsorizzazione
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Lorenzo Vulpis

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