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Cent’anni di Cagliari, solitudine alla Marquez

(di Massimiliano Morelli) – Attraversare il tempo per un club come il Cagliari significa fissare nella mente una storia irripetibile, mentre i “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez potrebbero tranquillamente affiancare la storia del sodalizio, non solo per la similitudine centenaria. Cagliari del resto è un pò Macondo, che sullo sfondo del racconto dello scrittore colombiano diventa teatro di storie che s’intrecciano e di solitudini che s’incrociano. Solitaria fu l’idea di un chirurgo, Gaetano Fichera, che  quel 30 maggio 1920 diede il “la” alla nascita del Cagliari.

Un visionario, perché, del resto, chi avrebbe mai pensato un secolo fa che il football sarebbe diventato un business? Epoche diverse ma comunque parallele, erano solo gli impiegati del Sistema che venivano esiliati in Sardegna, vivevano nella solitudine i pecorai e nell’isolamento cosmico convivevano i banditi. Graziano Mesina, il più noto…ma come non ricordare negli annali quei due latitanti che vennero arrestati allo stadio Amsicora, e che pregarono i gendarmi di far vedere loro almeno la partita del Cagliari prima di essere allocati nelle patrie galere? Cent’anni da queste parti significano campi in terra, polverosi e storti come le righe bianche d’un area di rigore, e trasferte inenarrabili.

Significano camminare al fianco d’un club che appena sta per compiere mezzo secolo di vita conquista lo scudetto, spezzando l’egemonia juventina, il dominio delle milanesi, la dittatura nordista. Sarebbe facile parlare dell’emblema, Gigi Riva, e degli alfieri che contribuirono alla conquista di quel vessillo Tricolore; più ispido ricordare i momenti-no, le retrocessioni, le beffe arbitrali e quelle del Palazzo. Ma Cagliari è un pò come Macondo, nessuno si lamenta, e la misura d’uomo della città ricorda la caratteristica familiare che Marquez affidò alla sua opera nel 1967. Che poi, similitudine che tira l’altra, il 1967 diventa l’anno in cui il Cagliari disputa un campionato negli Stati Uniti e una marachella di Manlio Scopigno, allenatore-filosofo, fa il giro del mondo e trasforma il gesto in leggenda. Non importa che la pandemia impedisca di condividere i festeggiamenti odierni fra lustrini e paillettes. A Cagliari oggi, per sentirsi felici e festeggiare i primi cent’anni basterà ascoltare il suono delle sirene del porto, onore tributato di solito al santo per antonomasia, Sant’Efisio. Poi, quando nascerà un nuovo Gigi Riva, partirà la caccia al secondo scudetto della storia. Ma qui, nell’isola felice, le cose si fanno con calma.

 

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Redazione

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