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Caso SuperLega: la fine di un’era decretata dalla Corte di Giustizia Europea

(di Carmelo Pennisi) – Dalla sentenza della Corte Europea di Giustizia escono formalmente “sconfitti” Aleksander Ceferin (n.1 Uefa), Gianni Infantino (n.1 FIFA) e tutti gli interessi arabi nel calcio europeo rappresentati da Nasser Al Khelaifi (n.1 del PSG e dell’ECA), rimettendo al centro un diritto partorito da chi veramente dovrebbe partorirlo, ovvero la “classe politica”.

Lo ha capito in modo chiaro Jurgen Klopp (ct del Liverpool), che, da tedesco, la storia ha insegnato quanto siano insane le fughe in avanti di uomini soli al comando, e pur rimanendo contrario all’idea di una SuperLega (“sono d’accordo al 100% con il comunicato del Liverpool”), si è affrettato a dichiarare quanto gradisca la decisione della “Grande Camera” di Strasurgo: “finalmente capiamo che la Fifa, l’Uefa e le altre federazioni non possono fare semplicemente ciò che vogliono”.

La portata storica della decisione presa dai 15 giudici, presieduti dal belga Koen Lenearts, risiede proprio in questa sintesi dell’allenatore del Liverpool, perché il pronunciamento della Corte Europea mette fine al carattere extra giurisdizionale permesso al mondo del calcio da tempo immemorabile e lo riporta nell’alveo del diritto a cui tutti (nessuno escluso) devono sottostare.

La mossa poi di Barcellona e Real Madrid di rivolgersi alla magistratura ordinaria era quanto mai logica e opportuna, e solo una classe giornalistica (specie quella sportiva) che non conosce le modalità di azione di un’Europa regolata dal “Trattato di Lisbona” e da quell’autentica rivoluzione antropologico/culturale chiamata “Euro”, poteva immaginare un finale diverso dalla sentenza europea del 21 ottobre scorso.

Forse la SuperLega non è la soluzione di tutti i mali (anzi, a mio parere non lo è affatto), ma in questo caso la sua idea ha avuto il pregio di far cessare un controllo assoluto nel sistema calcio. Il 21 ottobre è la data che ha confermato come le istituzioni del calcio non siano in grado (forse) di vedere un orizzonte oltre al loro orizzonte, in un Europa ormai, come brillantemente rilevato dal filosofo Massimo Cacciari, definitivamente “americanizzata” e quindi dotata di una visione neo e iper liberista.

L’Euro, esattamente come il dollaro, è una moneta nata per uno scopo e non per un fine. Non aver compreso questa distinzione ha dato inizio ad una nuova pagina per il calcio per via giudiziaria. L’illusione è stata aver confuso la Corte Europea di Giustizia per un “suk”, dove sistemare o confermare le proprie visioni errate sul futuro del calcio. Così, chiaramente, non è stato ed ora il pallone è piombato nel caos di una nuova genesi. Sarà interessante vedere come andrà a finire e come si comporterà l’Inghilterra (dove ha sede la English Premier League, il più importante campionato di football professionistico al mondo), che, ovviamente, non è soggetta alla decisione di Strasburgo. Speriamo in bene!

 

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