Punto e a Capo

Un’olimpiade ” agrodolce “

Dopo il “ritiro” di Giorgio Rocca nello slalom speciale, il bottino dell’Italia (11 medaglie, di cui 5 d’oro) a questi giochi può ritenersi quasi fallimentare. Se si considera infatti che nelle passate edizioni, "giocate" fuori casa, gli atleti azzurri avevano quasi uguagliato e addirittura superato il numero di quelle vinte in quest’edizione (13 a Salt Lake City nel 2002, e 10 a Nagano nel 1998), l’Italia e il Coni escono maluccio da quest’avventura .

Solo grazie a giovani promesse come Fabris (pattinaggio), è stato possibile salvare un’edizione casalinga che altrimenti avrebbe dato ben poche soddisfazioni. Se si considerano i vincitori delle medaglie azzurre, solo l’oro vinto nello slittino può dirsi abbia confermato le aspettative, in tutti gli altri casi i nostri atleti, considerati tra i favoriti hanno fatto flop; a vincere sono state le discipline "povere" quelle mai considerate come possibili favorite.

Ci domandiamo se anche in Italia , il Coni non debba adeguarsi alle scelte di finanziamento degli altri comitati olimpici, ad esempio quello inglese. Nel Regno Unito il comitato olimpico finanzia gli sport e gli atleti che hanno raggiunto posizioni di rilievo nei giochi olimpici, e lascia con pochi fondi quelli che hanno deluso. Un modo per chiedere un cambiamento verso chi ha sbagliato nella preparazione e organizzazione dell’evento. Resta certamente un sollievo per l’impatto mediatico dell’evento. Ricorderemo con estremo piacere i complimenti ricevuti da tutto il mondo per l’ottima organizzazione dei giochi, peccato per la carenza di medaglie.

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Marcel Vulpis

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