Una ricerca Nielsen sulla diffusione degli sport mostra , rispetto all’ultima rilevazione, un incremento dell’universo dei praticanti sportivi di circa 3 Mln di persone, corrispondente al 17 %, sufficiente per supporre un roseo futuro per l’industria dello sport.

Se è vero che in assoluto il settore ha registrato un incremento, e altrettanto vero che questo è la risultante del mix tra decrementi, su tutti il tennis (- 39,7%, circa 950.000 unità) seguito a breve dallo sci alpino (-24%, pressappoco 590.000 sciatori) ed aumenti dovuti alla diffusione di nuove discipline quali lo snowboard, praticato da circa 450.000 appassionati e da un ritorno di fiamma (+7,8%, equivalenti a 30.000 sportivi) per il fondo.

Puntando l’attenzione solo sugli sport invernali, la somma totale (sci alpino + snowboard + sci di fondo)  fa registrare un calo effettivo di solo 100.000 praticanti in meno (2.689.000 contro 2.788.000), e quindi un sostanziale equilibrio rispetto alla situazione di otto anni or sono.

Altri dati significativi sono quelli che delineano il prototipo dello sciatore moderno: per il 59,9% maschio e per il 45% residente al Nord-Ovest (dato, questo, palesemente influenzato dalla geologia del nostro paese). La distribuzione dell’età è, invece bimodale, con punte del 22%, stabili rispetto al passato, per le fascie 4-14 e 25-44, mentre una diminuzione è registrata per gli sportivi tra i 15-24 anni e per gli over 44.

Il business del settore sport invernali è, infine, pressoché il medesimo, qualora restringessimo il nostro focus solamente allo sci alpino (962 Mln di Euro annui, con una capacità di spesa procapite che si aggira sui 249 Euro) ed allo snowboard, circa 248 Euro; escludendo, di fatto, lo sci di fondo, in relazione al quale non vengono offerti dati.

Lo sci alpino, nella speciale classifica di spesa per ogni sport, è secondo solo al fitness e precede, invece, nuoto, calcetto e calcio, che vantano un maggior numero di praticanti.