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Rischi per lo sport dilettantistico post emergenza Coronavirus

LETTERA APERTA PER LO SPORT

In questa emergenza legata alla pandemia da Coronavirus COVID-19 lo sport dilettantistico ha dimostrato da subito estrema responsabilità. Già nei primi giorni convulsi e caotici in cui non era chiaro cosa fare, molti presidenti di quelle società sportive che assicurano l’attività sportiva ai nostri figli e la possibilità di dedicarsi alle proprie passioni a noi adulti hanno scelto la via precauzionale, fermando ogni attività, allenamento, competizione e manifestazione. Lo so, e l’ho visto in prima persona, come giornalista che si occupa di sport, come allenatore e come genitore. La coscienza del proprio ruolo sociale ha fatto prevalere la tutela della salute dei propri tesserati sull’interesse per una gara, una vittoria, un risultato.
Ora è il momento dell’attesa e dello smarrimento: milioni di ragazzi stanno rinunciando alle proprie attività sportive, milioni di adulti non possono dedicarsi alle proprie passioni, né sanno quando questo sarà di nuovo possibile. Ma molti si stanno anche già chiedendo che cosa succederà quando l’emergenza sarà finita. Che situazione ci sarà quando sarà possibile riprendere le attività e tornare ad allenarsi e competere. E le prospettive sono buie.

Che ne sarà delle spese già sostenute per l’uso degli impianti – palazzetti, palestre, campi di calcio, piste di atletica – che in questo momento sono deserti? Gli sponsor, spesso piccoli e locali, che permettono l’acquisto di materiale e attrezzatura avranno ancora la capacità di aiutare l’attività sportiva di base? Le famiglie saranno in grado di sostenere economicamente le spese per l’iscrizione dei loro figli alle attività sportive? I Comuni e gli enti territoriali avranno la forza di sostenere un settore vitale per la pratica sportiva e la crescita psico-fisica dei nostri figli?

Queste sono solo alcune delle domande che molti dirigenti sportivi di base si stanno già ponendo pensando a quando e come sarà possibile ripartire.
Le conseguenze economiche e sociali di questa emergenza Coronavirus rischiano di abbattersi violentemente su un settore vitale, ma anche fragile, del nostro Paese. Ora è il tempo di salvare vite umane, ma non lasciamo che passi anche il tempo del ricominciare a vivere senza pensare a come far ripartire anche lo sport

Claudio Gervasoni (giornalista e non solo)SportOutdoor24.it

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Redazione

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