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Racconti: Mexico 1970, mezzo secolo dopo…

(di Massimiliano Morelli) – Cambiarono la storia del calcio italiano quelle due partite disputate a Mexico City, anno del Signore 1970. A quattro giorni di distanza gli azzurri di Ferruccio Valcareggi affrontarono la Germania Ovest prima, il Brasile in finale. Date scolpite nella memoria, 17 e 21 giugno, icone indelebili dell’italico football, con una nazionale che quattro anni dopo il ko subito contro la Corea riscattò la maglia, il Tricolore. Che cancellò la beffa dell’1-0 griffato da un dentista asiatico prima col 4-3 inflitto ai panzer nella partita del secolo, poi cedendo l’onore delle armi a sua maestà Pelè, quello che quattro anni prima venne accolto a Londra come una nuova Regina d’Inghilterra, ma gli cadde per strada la corona; e che al cospetto dell’Italia di “zio Uccio” divenne re Mida, concedendo al Brazil il lusso di portare per sempre a casa la coppa Rimet. Football d’altri tempi, magari lento e macchinoso rispetto a quello dei giorni nostri, ma di sicuro più sentimentale, più vero, scevro da sponsor e wags, ribollita di chiacchiere e allenatori scienziati, denaro sperperato e questioni di lana caprina che si trasformano in affari di Stato. Fu l’Italia più cagliaritana di sempre, fu l’Italia della staffetta Mazzola-Rivera e dei sei minuti del goden boy, fu l’Italia che nonostante il secondo posto mondiale venne accolta al rientro in Patria a pomodorate. Furono duecentodieci minuti di passione vera, i centoventi di Italia-Germania e i novanta disputati con i verdeoro; e un ammasso di ricordi sfila nella memoria, da Boninsegna che infila Sepp Maier al primo affondo azzurro nell’Azteca alla torcida brasiliana, con O’Rey portato in trionfo e i sudamericani a “bailar” la samba. Albertosi, Burgnich, Facchetti… formazione memorizzata come una poesia del Carducci e mai dimenticata, scavalcata nemmeno da quella del mundial 1982, da quella dei rigori falliti a Usa 1994 e da quella della notte in cui Berlino si colorò d’azzurro. Già… Albertosi, Burgnich, Facchetti, Bertini, Rosato, Cera, Domenghini, De Sisti, Boninsegna, Mazzola che s’alterna a Rivera e poi Riva. E chi se li dimentica…

 

 

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Massimiliano Morelli

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