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Offese e umiliate solo perché “non magre”. Il titolo-gaffe del Resto del Carlino sul trio azzurro dell’arco diventa un caso

(di Marcel Vulpis) – In questo nostro bellissimo Paese, che si chiama Italia, ci sono tre tendenze di fondo che tornano ciclicamente: l’essere molto masochisti (ovvero farsi del male da soli, per poi pentirsi con la tradizionale lettere di scuse del direttore), in una fase successiva buttarla in caciara (dopo aver capito di aver superato i limiti concessi dall’educazione), il tutto condito da un irrinunciabile senso di impunità perché ci si sente ironici (e gli altri devono per forza ridere anche quando ci sarebbe da piangere).

Questo mantra-cafonal ben si addice alla figuraccia realizzata dal quotidiano Il Resto del Carlino/QS (una testata storica dove hanno scritto “firme” di alto profilo), che, non si sa per quale ragione, ha deciso, questa mattina, di pubblicare un titolo offensivo, oltre che umiliante, rivolto alle tre ragazze del tiro dell’arco, arrivate a due punti dalla finale 1-2° posto. Questa mattina è apparso, tra l’imbarazzo dei lettori (tanto da generare il contro-mantra del “ma sarà una bufala, ma ti pare che un giornale serio può uscire con un titolo del genere”), il titolo-vergogna: “Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico”. 

In un Paese normale (ma l’Italia non lo è) direttore responsabile e giornalista firma del pezzo sarebbero a casa già da alcune ore (senza se e senza ma), ma da noi ce la si cava con la “lettera di scuse”, inutile quanto ipocrita (e forse con un “buffetto” dell’ordine regionale dei giornalisti). Primo perché chi scrive deve essere sempre presente a se stesso, secondo perché se anche il giornalista di turno dovesse cadere nel mantra-cafonal, deve essere pronto il “titolista” (abitualmente il giornalista con più esperienza) ad evitare la figuraccia. E, in ultima analisi, ci sarebbe anche la figura del cosiddetto “direttore responsabile”. Pagato di solito fior di migliaia di euro anche per questo.

L’unica via di fuga è che il direttore fosse in vacanza (ma esiste sempre il vice-direttore e/o il capo servizio dello sport) e invece ho letto dopo queste scuse altrettanto imbarazzanti (a nostro parere).

Nel momento in cui il collega Tassi (direttore della testata in oggetto) scrive che “l’intento di partenza non era né derisorio, né discriminatorio”, allora veramente siamo ad un finale dal profumo kafkiano. Prima le chiamate “cicciottelle” e poi l’intento di partenza non era derisorio? Ma per favore collega Tassi. Almeno optate per il silenzio. Queste scuse sono più gravi moralmente del titolo imbarazzante di questa mattina.

La lettere di scuse del direttore di QS

Mi rivolgo ai lettori che hanno commentato il titolo riportato oggi da Qs “Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico”, uscito nella prima edizione e poi ribattuto con un più cronachistico “Le azzurre si fermano sul più bello”. Mi scuso, quel titolo ha urtato la sensibilità di alcuni nostri lettori ma l’intento di partenza non era né derisorio né discriminante.

Giuseppe Tassi, direttore QS

Nel pomeriggio è arrivato anche il commento della deputata Daniela Sbrollini, responsabile Sport & Welfare del PD a livello nazionale.

Daniela Sbrollini, deputata e responsabile Sport e Welfare del Partito Democratico

Daniela Sbrollini, deputata e responsabile Sport e Welfare del Partito Democratico

“Non possiamo più tollerare titoli come quello apparso oggi sul Resto del Carlino in merito al trio azzurro di tiro con l’arco femminile; titolo nel quale le atlete italiane vengono apostrofate come ‘cicciottelle’. È una vergogna che nei confronti delle donne ci siano questi atteggiamenti, in particolare da parte da chi fa informazione e in questi giorni in cui ci sono state vittorie alle Olimpiadi di atlete azzurre. Purtroppo il sessismo trova ancora terreno fertile anche tra quanti fanno informazione”.

Ci auguriamo che il CONI tolga il pass olimpico al giornalista del Resto del Carlino (e il suo giornale lo rispedisca a casa). Sarebbe un bel primo gesto per far capire a questi colleghi che quando si va ai Giochi bisogna almeno sapersi comportare e ricordarsi che il mestiere del giornalista parte prima dall’educazione e rispetto nei confronti delle storie (umane) che si raccontano, che dalle 5 “W”.

Almeno per noi di Sporteconomy è così. La nostra informazione è differente e siamo fieri di rimarcare il nostro stile linguistico ed informativo. E non cambieremo mai per un titolo ad effetto (sempre che poi lo sia stato quello delle “tre cicciottelle”). Alle tre ragazze (Guendalina, Lucilla e Claudia) diciamo soltanto: siete belle e brave così, non dovete cambiare per nessun pregiudizio o pressione mediatica. E grazie per le emozioni che ci avete dato. 

Un’ultima annotazione: siamo sinceramente stanchi degli stereotipi della donna senza un filo di grasso, come emblema di salute, bellezza e quant’altro, che ci vengono propinati dalle tv, dalla stampa e sul web da finti influencer e opinion leader (spesso “spinti” nei loro commenti da aziende e sponsor del settore). Noi crediamo che la bellezza reale sia quella interiore, il “peso” è solo una scelta personale (e talvolta per motivi medici neppure può esserlo). Il Resto del Carlino ha toccato la sensibilità delle tre atlete azzurre, ma un secondo dopo ha creato uno “scompenso” nella sensibilità di chi, stamattina, ha letto il titolo sapendo di non poter avere un corpo da Gisele Bundchen. Questa è la cosa più grave. I giornali (così come tutti i media) devono fare informazione, non offendere cercando di fare (finta) ironia anche quando nessuno la chiede. Siamo felici per chi può sfoggiare corpi/fisici da fotomodella, ma siamo altrettanto felici per chi non possiede queste caratteristiche, ma può vantare altre qualità (magari interiori). La cura dell’anima vale quanto quella del corpo. E in un momento storico in cui nel nostro Paese ci sono campagne di informazione (con soldi pubblici) contro mali del calibro dell’anoressia e bulimia (mali che generano ogni anno decine di vittime), questo titolo è una pistola puntata sulla sensibilità di chi è più debole. Ci dispiace dirlo ma è così, cari colleghi del Resto del Carlino. Sulla sensibilità umana non si scherza mai. 

Pubblichiamo di seguito la lettera del Presidente FITARCO Mario Scarzella indirizzata al Direttore de Il Resto del Carlino

Per opportuna conoscenza, pubblichiamo la lettera del Presidente FITARCO Mario Scarzella indirizzata al Direttore de Il Resto del Carlino Giuseppe Tassi in seguito al titolo apparso oggi sul quotidiano (“Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico”) rivolto alle arciere azzurre Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia, che nella giornata di ieri hanno concluso la gara a squadre ai Giochi Olimpici di Rio con il 4° posto.

Caro Direttore,
questa mattina da Rio de Janeiro siamo rimasti basiti nel leggere su Il Resto del Carlino il titolo che recitava “Il trio delle ciocciottelle…” – a nostro avviso a dir poco irriguardoso – rivolto alle nostre atlete Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia. 

Se Il Resto del Carlino fosse una rivista scandalistica non avremmo nulla da dire, ma focalizzare l’attenzione sull’aspetto fisico di queste ragazze su un quotidiano, che scandalistico non dovrebbe essere considerata la sua lunga e prestigiosa storia, è stato davvero di cattivo gusto. 

Ci chiediamo in effetti se si possa definire giornalismo serio un titolo come questo, soprattutto in un giorno difficilissimo per delle giovani ragazze all’esordio Olimpico, che hanno lavorato per quattro anni nel silenzio dei media per vivere una delle delusioni più cocenti della loro vita, sia personale che sportiva. 

Una sconfitta – che tale non è, perché il 4° posto a squadre nel femminile resta il miglior risultato del tiro con l’arco italiano nella storia dei Giochi Olimpici – che purtroppo le segnerà per tutta la vita, ben sapendo che non c’è nessuna certezza per loro di poter godere di una seconda opportunità per riscattarsi.

Eppure Guendalina, Lucilla e Claudia, nella quasi totale indifferenza dei media italiani – e tra questi c’è anche il Suo quotidiano che non ci sembra abbia mai approfondito la conoscenza del tiro con l’arco e del ruolo che l’Italia ricopre in seno al panorama internazionale – si sono guadagnate con la forza del lavoro giornaliero l’opportunità di scrivere il loro nome nella storia dello sport italiano. 

Per poterlo fare hanno fatto dei sacrifici che probabilmente nemmeno immagina, rinunciando a gran parte delle cose che le loro coetanee considerano normalità. 

Per 4 anni hanno lavorato sodo per tenere alto l’onore italiano in occasione dei Giochi Olimpici. Quella di ieri è stata per l’Italia femminile una vera impresa e ridurre il tutto con un titolo che le definisce delle semplici “cicciottelle” lo consideriamo davvero di cattivo gusto. 

Dopo le lacrime che queste ragazze hanno versato per tutta la notte, questa mattina, invece di trovare il sostengo della stampa italiana per un’impresa sfiorata, hanno dovuto subire anche questa umiliazione. 

Gli arcieri italiani sono in rivolta e noi ci sentiamo di giustificare la loro rabbia. 

A nostro avviso sarebbe giusto ripensare a quel titolo e, forse, rivolgere delle scuse alle nostre ragazze.  

MARIO SCARZELLA
Presidente Federazione Italiana Tiro con l’Arco

 

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