All newsAltri eventiAltri SportConiEconomia E PoliticaEditorialihome pageIOCIstituzione e AttualitàOlimpiadiOsservatorio PoliticoParlamento e GovernoRio 2016Sochi 2014Sport Business

Non cacciate la Russia dai Giochi di Rio. Sarebbe un clamoroso autogol

(di Gianni Bondini)* Si può cancellare dallo sport una nazione, uno Stato e un popolo? No, non si può. Significherebbe usare lo sport, più di quanto già avviene per i boicottaggi, in chiave di lotta politica e in questo gli americani e i loro più stretti alleati (canadesi in questo caso) sono dei maestri non dello sport. E’ chiaro che vogliamo affrontare con chiarezza e largo anticipo, rispetto alla decisione del Cio di domani, la storiaccia del doping di Stato di Mosca.

La responsabilità “penale” è personale e così è “personale” anche la violazione delle regole in materia di doping, persino se coinvolgano staff sanitari, dirigenti e stregoni che su quel doping russo hanno lucrato. Fuori tutti dal mondo olimpico. Sono 577 le provette truccate.

In materia la Wada (agenzia autonoma nella lotta al doping) ha inviato al presidente del Cio Thomas Bach 323 pagine fitte fitte. Con nomi e cognomi dei colpevoli. Il capo in testa viene indicato nel direttore del Laboratorio di Mosca Grigory Rodchenko, che avrebbe cancellato 1.417 test antidoping. Per evitare che si scoprisse che, ad esempio, nei Giochi invernali di Sochi lo squadrone russo era dopato fino ai capelli.
Ma non solo: i dirigenti sportivi sapevano, stimolavano, agivano e dopavano. Sempre secondo la Wada, era lo stesso ministro dello Sport di Mosca, Vitaly Mutko ad aver ordinato e organizzato un laboratorio-ombra che forniva test e provette immacolate ai dopati benedetti dal Cremlino. E nel seguire il copione di 007 “dalla Russia con terrore”, sono scesi in campo anche i Servizi Segreti, Kgb e simili. Questo giustificherebbe l’eventuale richiesta di “cancellare la Russia dai Giochi di Rio”?. Se ciò avvenisse sarebbe una specie di “eccesso di legittima difesa dell’antidoping“.

Perché , seppure ci fosse un solo atleta russo qualificato per Rio e pulito meriterebbe di sfilare al Maracanà e dintorni dietro alla sua bandiera.

Il presidente Bach, antico schermitore, non si faccia trascinare a incrociare la lama con tutti i rappresentanti dello sport russo, spinto dal presidente Wada, Richard Pound, ci sono già la squalifiche a vita di 5 atleti e di 4 dirigenti, si aggiungano altri nomi di responsabili e di dopati. Ma non si faccia “pulizia etnica-sportiva” (permetteteci la metafora in punta di fioretto). Nella guerra convenzionale e nello sport è orribile.
Stamattina, nella sala della Giunta del Coni sono state presentatele”eccellenze (culinarie) napoletane”che verranno pubblicizzate e offerte a Rio dall’imprenditore, non solo del settore alimentare ma pure, Paolo Scuderi. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, prima di parlare di quelle “eccellenze nostrane” e prima di abbracciare Gianni Maddaloni, il tecnico di judo autore “dell’oro di Scampia”, è stato bersagliato da alcune domande sul doping. Come sempre Malagò ha fatto percorso netto, Non è scivolato sul terreno scivoloso del doping.

Noi non abbiamo lo stesso stile, pari a quello dei formidabili Gesuiti, che consigliavano ai loro discepoli “estote parati”. E diciamo non si cancelli la Russia che ha schierato atleti come Valerij Borzov. Non se o meritano. Checché ne pensi “Paperone” Donald Trump (ieri impegnato nella convention del partito repubblicano – non senza polemiche a partire dal discorso della moglie – in aperto plagio come contenuti).

  • giornalista sportivo romano specializzato in tematiche di politica sportiva
Previous post

Proseguono i lavori del tavolo tecnico Comune-Roma2024

Next post

Il post Golpe: fin dove si spingerà Erdogan?

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *