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Mazzi (Tre Emme Sport): La presenza dei tifosi è strategica nella costruzione del modello di business della Premiership

L’industria del calcio punta con decisione alla riapertura degli stadi, perché, se da un lato c’è il problema reale del contenimento della pandemia, dall’altro c’è il rischio, proprio da parte dei club, di perdere risorse preziose in questa nuova stagione.

Ad aver subito il contraccolpo maggiore è la “English Premier League” (EPL), il più importante campionato europeo. Il governo britannico, dopo un timido tentativo, con alcuni eventi-pilota aperti a non più di mille spettatori, ha chiuso definitivamente gli stadi per il timore di una nuova ondata di contagi.

“La presenza dei tifosi è strategica nella costruzione del modello di business della Premiership. E’ un elemento imprescindibile e fa parte, tra l’altro, della cornice del prodotto televisivo, soprattutto per le immagini trasmesse all’estero. Di fatto, è stato azzerato il fenomeno della festivalizzazione degli eventi, che, in Inghilterra, è un fattore di successo nella composizione della torta dei ricavi” ha spiegato, Marco Mazzi, AD di Tre Emme Sport (società specializzata in turismo e management dello sport e “authorised ticket reseller” a Tokyo2020 per il mercato Italia) . “Nell’ultima stagione le società della prima divisione hanno subito perdite per 763 milioni di euro. Adesso il nuovo stop rischia di generare mancati incassi per oltre 109 milioni (su base mensile, nda). Allargando lo spettro dell’analisi, c’è da considerare anche l’effetto negativo sul turismo britannico. Nel 2018, infatti, 900mila visitatori hanno scelto l’Inghilterra per ragioni di “turismo sportivo” e il calcio è al primo posto, con un impatto, sull’economia nazionale, pari a 1 miliardo di euro.”

Già da alcune stagioni, “VisitBritain” (struttura di promozione nata su impulso della British Tourist Authority, l’ente turistico UK) ha stretto una collaborazione vincente con la English Premier League, riuscendo a coniugare business, relax e passione sportiva. L’organismo pubblico ha scommesso sul calcio per ampliare l’offerta turistica e i risultati sono stati più che positivi (almeno fino all’esplosione della pandemia).

Nella foto una immagine di Marco Mazzi

“La Premier League, nel tempo, si è trasformata in un vero e proprio driver turistico. Il week-end di gare, soprattutto nella gettonatissima Londra (con oltre una dozzina di club tra prima, seconda e terza divisione), intercetta abitualmente un numero crescente di appassionati”, ha sottolineato Marco Mazzi (nella foto sopra). “Tra gli stadi più ambiti, l’Old Trafford di Manchester e l’Emirates stadium di Londra, “case” rispettivamente del Manchester United e dell’Arsenal. In totale hanno attratto, sempre nel 2018, circa 140 mila stranieri a testa. Ma la crescita è avvenuta anche in piazze calcistiche al di fuori della metropoli londinese o delle città di Manchester e Liverpool (campione d’Inghilterra in carica). Quest’anno, ad esempio, era molto atteso il Leeds United dell’imprenditore italiano Andrea Radrizzani, dopo 16 anni di assenza dalla prima divisione. Il film “Il Maledetto United”, uscito, nel nostro paese nel 2010, dedicato alla storia dell’allenatore-icona Brian Clough (il tecnico portò il club, negli anni ’70, nel salotto buono del calcio inglese), è un vero cult per molti appassionati (non solo italiani). Sicuramente poteva trasformarsi in una delle mete più interessanti per tanti turisti e appassionati di calcio”.

Situazione identica, se non più grave, nella “Football Championship”, la seconda divisione britannica. Anche in questo caso meta, su base stagionale, di migliaia di turisti, che scelgono di godersi una giornata di calcio in stadi confortevoli, inseriti, tra l’altro, in territori ricchi di tradizione e storia.

La EFL, la Lega calcio inglese che gestisce la seconda, la terza e la quarta divisione, infine, ha annunciato che l’effetto collegato alla potenziale assenza del pubblico, sarà pari a 218 milioni di euro (perdita stimata nell’ipotesi di una stagione intera senza spettatori). Un’ulteriore tegola per l’industria calcio del Regno Unito.

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