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Mattarellum o meno Doping in mezzo al guado Come salvare lo sport pulito?

Il CONI mai come ora è in mezzo al guado del limaccioso fiume del doping. Dove da un lato c’è la sponda dell’antidoping di facciata e dall’altra sponda si affaccia l’antidoping vero gestito da Wada, Nas e Ros, Ministeri della Salute e della Giustizia.
C’è da decidere se salutare il ciarpame dei vecchi compromessi e dar retta a quel “grillo parlante” di Sandro Donati, che sul doping è Cassazione, oppure continuare “ammuina” dei gallonati in pensione, legulei  e presidenti che sono poco decisionali su questo annoso tema.

Giovanni Malagò, fino ad oggi, è il miglior presidente del CONI che ci potessimo augurare per disfarsi del ruolo scomodo e anzi pericoloso di sport-controllore-controllato. Che cosa gli manca per dare quel deciso colpo delle reni che promise con la frase “sul doping vi stupirò”? Gli manca solo una serena, distaccata ed efficace riflessione. Sul tema “essere o non essere” il fautore del Rinascimento dell’etica? Questo è il problema. Lo stile, la pulizia morale e l’intelligenza politica non gli fanno difetto.

E, allora, che manca? La guardia d’onore del presidente è scarsa. Non per mancanza di eticità della coorte presidenziale, non scherziamo. Un
esempio, l’avvocato Francesco Soro è uno che vede rosso se pensa che il buon governo sportivo è ancora inzaccherato dagli schizzi nauseanti del doping.

Ma i Malagò Boys autentici sono ancora pochini. E non si vince il Campionato del CONI ai punti (40-35) se non s’imbarcano anche taluni che non si dovrebbero frequentare. Tra l’altro, inciso, non sarebbe il caso che quel galantuomo di Graziano Delrio, vice Renzi, non mettesse mano alla riforma della riforma degli organismi dirigenti del CONI: tipo, presidenti Federali, di Discipline e di Enti solo nel Consiglio Nazionale, mentre la Giunta (come per il consiglio dei Ministri) è
composta esclusivamente dai membri del governo. 

Esempio, il Ministro dell’Economia Padoan non è mica il presidente di un’industria, ma dà soldi alle industrie. E, allora, perché al commissione di Giunta sui
contributi è gestita da Presidenti di questa o di quella Federazione? Ma non divaghiamo, tanto chi deve intendere ha inteso. Per il doping o meglio l’antidoping, è la stessa solfa: terzietà effettiva. Qualche “furbetto del quartierino”, ecco gente che non sa ciò che avviene negli altri paesi, dove le “pozioni magiche sono ancora di  moda”. Non ce ne frega niente e vi rispondiamo anche che è meglio vincere meno e bene, far crescere lo sport sociale, la prevenzione sanitaria e la
legalità, piuttosto che avvelenare i pozzi dell’etica per denaro, potere e pubblicità.

Tanto passato il Matarellum sul Paese, come si augurano tutti gli amici di Malagò (Matteo, Graziano, Walter, Enrico e Gianni Letta), quel Mattarellum potrebbe spianare anche alcune asperità dalle parti del Foro Italico e della Scienza dello Sport.

(di Gianni Bondini) Se qualcuno, malevolmente, avesse pensato che questa agenzia stampa on line si fosse azzittita durante il match “antidoping
a chi?” Avrebbe decisamente sbagliato. Sia per la netta autonomia morale della direzione editoriale di SportEconomy sia perché seppure alle prese con un “tagliando clinico”, chi vi scrive non si tira indietro.

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Marcel Vulpis

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