All newsCalciomercatoDiritti di immaginehome pageMerchandising LicensingPubblicitàSerie A - Serie B

La politica di De Laurentiis (Ssc Napoli) legata ai diritti di immagine dei calciatori: opportunità o limite?

(di Daniele Dell’Orco) – La trattativa per il trasferimento di Soriano al Napoli, sfumata proprio sul gong della chiusura del calciomercato, è solo l’ultima di una lunga serie di altri acquisti saltati in modo clamoroso.

Dalla linea internet “lenta” dell’Atahotel denunciata da Mino Raiola qualche anno fa, fino al fax che tardò ad arrivare per sancire l’approdo di Felipe Anderson alla Lazio.
Stavolta però il problema non è stato solo di carattere logistico, perché l’accordo tra Sampdoria e Napoli era stato trovato già nel pomeriggio di ieri. Ma a far sì che il giocatore (tramite il suo agente, visto che Soriano è nel ritiro della Nazionale) accettasse la nuova destinazione solo una ventina di minuti prima delle 23 è stato l’ “intoppo” legato ai diritti d’immagine. Un fardello che ha più volte creato problemi negli affari in entrata del Napoli di De Laurentiis.
Il patron partenopeo, già dalla rifondazione del club ripartito dalla Serie C, ha sempre sposato una politica, che nel calcio italiano non ha precedenti, di gestione totale ed esclusiva dei diritti d’immagine dei calciatori da parte del club di appartenenza. Così parlava ADL già nel lontano 2011: Se vado a fare una negoziazione con Brad Pitt o Johnny Depp, io mi siedo con 10 avvocati e di fronte ne trovo altri 10 della controparte. Si discute in maniera normale. C’è un contratto in cui lui mi dà le sue prestazioni di attore e un altro in cui mi cede il risultato della sua opera recitativa in modo che possa usare le sue immagini per il film. La stessa cosa io applico nel calcio.
Questo modello per la verità è già applicato nella Formula 1, dove gli stipendi che già da anni superano quelli dei calciatori (Hamilton guadagna 56 milioni a stagione) non sono solo dovuti al rischio collegato al tipo di attività oggettivamente pericolosa, ma anche al fatto che nella F1 esistono i “naked contracts”, accordi che spogliano, appunto, i piloti dai diritti sulla propria immagine.
Nel calcio, a parte alcuni club di Bundesliga, solo il Real Madrid adotta una politica simile, venendo però incontro alle esigenze delle proprie star lasciando a loro una fetta dei ricavi legati al marketing, la cosiddetta clausola Figo: Ronaldo cede ai blancos il 60% dei suoi guadagni, Bale il 40%, per dire. Essendo i contratti di sponsorizzazione di questi top player più che cospicui (Cavani ad esempio nel passaggio dal Napoli al Psg ha raddoppiato il suo ingaggio grazie agli introiti dagli accordi pubblicitari che i parigini riconoscono interamente ai tesserati), può succedere che i blancos riescano ad ammortizzare parte degli ingaggi monstre che assicurano ai migliori calciatori del mondo.
Motivo simile a quello che spinge De Laurentiis ad ostinarsi con questa politica che solo in questa finestra di mercato gli ha fatto saltare Astori e Soriano. Si tratta di un meccanismo di compensazione grazie al quale, a fronte della cessione dei diritti d’immagine, il Napoli può riconoscere stipendi più alti (monte ingaggi intorno ai 70 milioni). Non solo i 5,5 milioni per Higuain, uno dei pochissimi che strappò un compromesso al patron napoletano, con il suo ingaggio, in realtà di 7 milioni pagato con una “formula Conte” in parte dal suo sponsor tecnico, ma anche i 3,5 milioni per Zuniga, l’esterno che tanto piaceva a Mazzarri ma che, dopo quel sontuoso rinnovo, non ha più giocato. Lo stipendio del colombiano è così alto proprio perché prevede al suo interno i diritti d’immagine che finiscono nelle casse del Napoli, che dunque, anche con il giocatore praticamente ai margini della rosa, rientra di parte dello stipendio che riconosce proprio sfruttando l’immagine di Zuniga.
C’è da dire poi che a volte si tratta di cifre non così gravose, ma che comunque non è detto che siano riconosciute al calciatore in modo del tutto slegato dal suo club di appartenenza. Altro esempio: Astori, tra i bonus legati al suo sponsor tecnico (che sarebbero andati al Napoli se l’avesse tesserato), guadagna un premio a “gettone” da 50mila euro ogni volta che aggiunge al suo curriculum una presenza in Nazionale. Ma come Astori sa bene, l’azzurro si conquista anche grazie alle prestazioni in un determinato club, perché come insegna gente come Paloschi, fare grandi stagioni in squadre di fascia medio-bassa raramente vale la chiamata azzurra. Quindi anche il prestigio del club e la visibilità che offre concorre al raggiungimento di tali bonus, che infatti De Laurentiis pretende.
Un’arma a doppio taglio, dunque. Ma il problema è che ADL è il solo a combattere questa battaglia, e quindi il rischio futuro per il Napoli è quello di trovarsi sempre più spesso di fronte a procuratori che spingono per ottenere un trattamento “alla Higuain” per i proprio assistiti, oppure accasarsi altrove.

@Danidellorco

Previous post

Lidl nuovo premium sponsor degli azzurri di Conte

Next post

Accordo strategico FC Bayern-Goal.com sul terreno digital

Marcel Vulpis

Marcel Vulpis

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *