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La piaga endemica del merchandising contraffatto

La contraffazione delle maglie “replica” da gioco è una piaga endemicae il mercato italiano è una delle destinazioni preferite per gli operatori illegali. Negli ultimi due anni soltanto la Guardia di Finanza (GdF) ha sequestrato più di 4,5 milioni di pezzi tra magliette, scarpe e accessori collegati al mondo del pallone.

Si stima che questo mercato generi, su base annua, un mancato introito di circa 10 milioni di euro per ogni realtà “top” del campionato tricolore, l’equivalente del valore del cartellino di un tesserato di profilo medio.

Le “Fiamme Gialle” (attraverso il Nucleo speciale tutela proprietà intellettuale del Comando unità speciali), d’intesa con club e sponsor, stanno alzando il livello nella lotta alla contraffazione e all’abusivismo commerciale. I danni, per il settore in esame, sono stati quantificati da uno studio del dipartimento dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO). E’ l’agenzia preposta alla gestione dei marchi e del design industriale per il mercato interno paneuropeo (ha sede ad Alicante in Spagna).

Nello specifico, inEuropa, l’industria “legale” perde, ogni anno, circa 500 milioni di euro di entrate, per una percentuale pari al 6,5% delle vendite totali. Queste attività illegali determinano perdite di posti di lavoro per 2.800 unità.

L’esempio che arriva dalla Premier League

I club di calcio britannici sono tra i più attivi nelle vendite del merchandising, ma anche quelli più attenti alle azioni di contrasto nei confronti dei potenziali contraffattori, spesso localizzati, come basi operative, nell’Estremo Oriente.

Il Chelsea (English Premier League), ad esempio, già da alcuni anni, ha scelto di contrastare le vendite irregolari degli ambulanti presenti in prossimità dell’impianto di Stamford Bridge (dalle semplici sciarpe alle divise da gara). I vertici del club londinese hanno intrapreso una “battaglia legale” per la tutela del nome (Chelsea FC).

I tribunali della Cityhanno confermato il diritto di tutela del football club britannico, che, in questo modo, ha bloccato la vendita di maglie replica, così come delle cosiddette “sciarpe dell’amicizia”. Prodotti che riportano colori e nomi dei rispettivi club vero, cult per gli appassionati di calcio o per i collezionisti di “memorabilia”).

Lega Serie A diventi il “motore” di una legge

La massima serie, molto attenta alle attività di di contrasto nei confronti della “pirateria audiovisiva”, sul terreno del merchandisingcontraffatto, deve trovare ancora una strategia condivisa (soltanto la Juventus, l’Inter e il Milan si stanno muovendo in modo attivo). Una Serie A più competitiva renderebbe più forti tutti iclub. Soprattutto dovrebbe essere alla testa di un fronte comune sulla tutela dei marchi e del merchandising ufficiale, dialogando con il Governo e il Parlamento.

Più di dieci anni fa l’ex deputato “dem” Giovanni Lolli ha cercato di portare avanti un disegno di legge di tutela dei brand e dei colori sociali delle società. Quel testo è finito, purtroppo, nel cassetto delle commissioni parlamentari in attesa della calendarizzazione (mai avvenuta nel tempo).

I sei articoli del “ddl Lolli” prevedevano una protezione globale a favore dei club. Una tutela che fino ad oggi è stata disinvoltamente superata dai tanti “pirati”: divieti di utilizzare “i segni distintivi (dei club) senza autorizzazione dei titolari” (inclusi i colori tradizionali). Previste anche sanzioni, da un minimo di 10mila ad un massimo di 200mila euro, oltre al sequestro della merce contraffatta.

In attesa che la Lega calcio diventi promotrice di una legge ad hoc, nel merchandisingtricolore si evidenzia, da troppi anni, una pesante carenza normativa. L’obiettivo è contrastare, da una parte la devastante attività di contraffazione dei marchi e dei prodotti sportivi, dall’altra il fenomeno dell’ambush marketing (denominato anche marketing di imboscata). Di sicuro senza uno specifico strumento normativo sarà sempre più difficile ostacolare concretamente il mercato della contraffazione.

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