Serie A - Serie B

La Lega serie B con Transparency International per combattere il match fixing

A Roma ieri il forum del progetto europeo “Stop Match-Fixing”, promosso da Transparency International, il network leader mondiale nella lotta contro la corruzione, e supportato dalla Commissione Europea, con un convegno in Unioncamere cui hanno partecipato Giancarlo Abete Presidente FIGC, Andrea Abodi Presidente Lega Serie B, Giovanni Panebianco Direttore Dipartimento Sport del Governo, Roberto Helg Presidente Camera di Commercio di Palermo, Sylvia Schenk Senior Advisor di Transparency International Berlino, e Paolo Bertaccini Bonoli di Transparency International Italia.
Roma, 8 Aprile 2014. Nel quadro delle azioni di prevenzione e contrasto al fenomeno degli illeciti sportivi la Lega Serie B ha supportato, in forma sempre più strutturata dal 2012, il progetto Stop Match-Fixing promosso da Transparency International e finanziato dalla Commissione Europea. Il progetto, in corso di realizzazione anche in
Germania, Gran Bretagna, Grecia, Portogallo, Lituania, Norvegia e Polonia, ha consentito – grazie alla ricerca condotta da Transparency International Italia e Università Cattolica di Milano su 500 addetti ai lavori della Serie B, perlopiù giocatori – di mettere sempre più a fuoco la problematica e affinare le azioni ulteriori da varare.
Le soluzioni – A partire dalla prossima stagione la Lega Serie B intende verificare – nelle forme e nelle modalità che verranno messe a punto con FIGC, AIC (Associazione Italiana Calciatori) e Transparency International, la possibilità dell’introduzione della funzione/figura del cosiddetto “difensore civico” a disposizione di giocatori ed esponenti degli staff per affiancarli, consigliarli, indirizzarli, informarli in tutte quelle situazioni che possono configurare eventuali ipotesi di reati, rispetto a coinvolgimenti involontari o a minacce e pressioni che abbiano relazione con le manifestazioni sportive. Sarà attivato anche un servizio di cosiddetto “whistleblowing” di segnalazione protetta e coperta per quelle situazioni che ormai richiedono, ai sensi della legge, di essere denunciate.
Lega Serie B rafforzerà inoltre il già vigente Codice Etico, meglio esplicitando le implicazioni di condotta in casi critici, e valutando con AIC in che forma possa divenire parte integrante anche del Contratto Collettivo, vale a dire l’accordo che regola i contratti di prestazione sportiva che legano le società agli atleti.
Il seminario europeo del progetto “Stop Match-Fixing” si è svolto ieri e oggi, il 7 e 8 aprile, a Roma, presso la sede di Unioncamere in piazza Sallustio, con la partecipazione di rappresentanti delle sei europee Leghe coinvolte al fine di interscambiare le buone pratiche in corso e generare sinergie e coordinamento nelle azioni di prevenzione e contrasto.
La ricerca – I ricercatori sociali, coordinati e diretti da Paolo Bertaccini Bonoli di Transparency International e da Caterina Gozzoli di Università Cattolica di Milano, hanno elaborato più di 500 questionari tra giocatori delle 22 squadre della serie B e opinion leader attivi nel mondo del calcio.
Alcuni dati significativi: il primo denota quanto il problema del match-fixing non venga più rimosso, ma avvertito in maniera importante; solo una percentuale esigua dei giocatori della Serie B, nello specifico il 5%, non riconosce le cause del problema da riscontrarsi all’interno del sistema calcistico e all’interno della società civile in cui si opera quotidianamente. Si sentono forti e necessarie le esigenze di prese di posizione con strumenti di contrasto idonei.
Il match-fixing come problema gravissimo viene percepito maggiormente dai laureati e l’inesistenza del fenomeno viene percepita solo da chi si è fermato alla scuola dell’obbligo e dai diplomati.
Solo il 10% dei giocatori considera però elevata la reale probabilità di potersi trovare, anche involontariamente, coinvolti in situazioni di match-fixing. Il 42%, ossia la maggioranza, la ritiene di livello medio, il 29% la ritiene bassa e il 13% addirittura inesistente. Il ruolo del manager con funzioni di procuratore nella percezione della questione è chiave. L’avvalersi o meno del procuratore genera una spaccatura nella percezione di rischio del fenomeno. Chi si avvale di tale figura, infatti, ha una percezione più bassa di potersi trovare coinvolto.
Nell’ampio spettro di fattori sottoposti ai calciatori, come possibili cause del match- fixing, le risposte rilevano una generale tendenza ad attribuire il fenomeno a cause esterne al calcio e a motivazioni di ordine macro, quali gli interessi criminali generalizzati, indicati dal 63% del campione, e l’immoralità della società nel suo insieme, che si attesta al 42%.
Una buona responsabilità è attribuita anche ai fattori personali che regolano il comportamento dei singoli. Si equivalgono fattori quali l’avidità di calciatori/allenatori/staff (che raggiunge il 42%), la superficialità dei giocatori, che si attesta al 40% e la dipendenza dal gioco delle scommesse di giocatori/allenatori/staff, al 39%.
Anche le cause interne al mondo del calcio percepite dai giocatori sono considerate più frutto di possibili motivazioni personali, quali l’avidità-dipendenza dal gioco di giocatori/allenatori/staff e di superficialità dei giocatori.
In primo luogo si registra difatti la convinzione che ogni calciatore debba dimostrare di essere una persona responsabile sul campo e fuori dal campo, col 73% di indicazioni di coloro che vi attribuiscono massima rilevanza. Per il 60% di loro si considera che la “strada giusta” sia migliorare norme e leggi attualmente esistenti, in particolare inasprendo le pene. Segue il bisogno di migliorare l’informazione e la comunicazione sui rischi e le sanzioni (52%). Per un importante 41% (poco meno della metà, in buona sostanza) è riconosciuta l’esigenza di seguire percorsi di formazione.
Per il 66% del campione le persone che si lasciano corrompere sono da sanzionare duramente: la scelta della punizione è radicale.
Attraverso l’analisi di questi dati si assiste ad una spaccatura forte tra chi denuncerebbe senza riserve e chi, invece, cercherebbe di non essere coinvolto nella vicenda. Le azioni dichiarate oscillano, orientativamente, tra la normatività rappresentata dalla denuncia e l’individualismo dimostrato da chi non vorrebbe essere coinvolto. Si nota la mancanza di un livello “terzo”, con funzione di mediazione, che possa “accompagnare” i calciatori fuori da questa “dicotomia per opposti”. Infatti il 57% dei giocatori, nel caso in cui venisse a conoscenza di situazioni di match-fixing, denuncerebbe tutto alle autorità competenti. Il 55%, invece, dichiara di volerne “star fuori” anche se in pochi, l’11%, scelgono l’opzione di non denunciare nulla per non avere problemi.
Il 50% opterebbe per una via informale, dichiarando di voler cercare di convincere i compagni a desistere, mentre il 47% parlerebbe con allenatori e dirigenti, riconoscendo ad essi un ruolo e una competenza in materia.
I calciatori ritengono importante che l’aiuto sia utile che provenga sia da entità interne alla squadra, sia da entità esterne alla squadra, ma interne al mondo del calcio.
Il soggetto terzo riservato e affidabile assume una buona importanza in prospettiva, la segnalazione in via riservata (incrociando i dati relativi alla definizione di match-fixing con il comportamento che riterrebbero di mettere in essere) riscontra, infatti, le percentuali di gradimento più alta fra quei giocatori che danno una rilevanza seria e gravissima al fenomeno.
Estremamente interessante e positivo il fatto che i giocatori della Serie B, nonostante dichiarino di cambiare squadra mediamente ogni due anni, dimostrino un senso di lealtà fortissima per la squadra, mostrando così di percepirla come un simbolo ideale in cui identificarsi e a cui ancorare la propria identità di calciatore (82% delle risposte), superando la lealtà dovuta alla propria famiglia di appartenenza, che si attesta al 78%. Segue il senso di lealtà verso i compagni di squadra al 77%.
Il match-fixing viene visto in diretta connessione con il problema della corruzione. Il calcio è soggetto ai problemi di mancanza di etica “né più né meno che in ogni altra attività economica”, nel 100% delle risposte, infatti al tema più specifico della corruzione nella società (rispetto a quello più generale della mancanza di moralità nella società) attribuisce una grande rilevanza (60%) oppure media (40%): è il problema specifico del “corrompere” che viene individuato come “virus” nocivo derivante dal corpo sociale e infettante il mondo del calcio.
Abodi: “In questi ultimi mesi ci siamo messi in discussione. Vogliamo rafforzare il dialogo con il nostro universo di appassionati, perché rapidamente possa crescere la reputazione, così come la nostra credibilità. La fotografia che emerge dall’indagine che abbiamo condotto insieme a Trasparency è da considerarsi ormai “passato”.
Quello che abbiamo vissuto è stato anche in qualche modo imbarazzante, ma siamo certi che abbiamo superato questa fase critica del nostro mondo, che forse era scaduto sotto il profilo etico, con piccoli sbandati domestici e grandi criminali di profilo internazionale. Dobbiamo nel futuro migliorare la formazione e l’informazione sul tema, così come crescere in termini di maturità sul versante tecnico. Dobbiamo investire anche sul capitale umano: aumentando il tasso di qualità tecnica, manageriale e la moralità etica. L’impegno della Lega serie B è nel contrasto alle attività illecite ed irregolari. Vogliamo continuare nel nostro lavoro e fare, su questo tema, massa critica anche con Lega Serie A e Lega Pro. Cercheremo, parlando con il governo, di fare cultura su questo tema, anche nelle scuole italiane per promuovere, tra i giovani, finalmente le basi della “cultura sportiva”. Lavoreremo con i primavera, i giovanissimi e gli allievi. Vogliamo infine individuare una figura che, come è successo in Bundesliga (il cosiddetto “difensore civico”), possa diventare un punto di riferimento per le strutture professionistiche del nostro mondo”. (fonte: Lega serie B)
 
L’introduzione della figura di “difensore civico”, il rafforzamento del Codice Etico, l’estensione delle attività di formazione già avviate dal 2013 in funzione preventiva ed informativa, dedicate non solo alla prima squadra ma anche ai settori giovanili, sono le iniziative della Lega Serie B che troveranno compimento nel prossimo futuro.
Nell’indagine conoscitiva di Transparency e di Università Cattolica di Milano emerge che il 10% dei giocatori considera elevata la reale probabilità di potersi trovare, anche involontariamente, coinvolti in situazioni di match-fixing. Il 42%, ossia la maggioranza, la ritiene di livello medio, il 29% la ritiene bassa e il 13% addirittura inesistente. Solo il 5% non riconosce però il problema come presente.
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