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Il derby dello “sportwashing” e i dubbi sulle proprietà straniere dei club della Premier League

(di Emanuele de Laugier) – Le sanzioni nei confronti del proprietario del Chelsea, Roman Abramovich, sulla scia dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina, hanno costretto, forse come mai prima d’ora, il calcio inglese a confrontarsi con domande su chi dovrebbe essere autorizzato a possedere i suoi club.

A far sorgere ulteriori considerazioni sull’argomento ci ha pensato la partita della scorsa domenica allo Stamford Bridge tra lo stesso Chelsea e il Newcastle United, squadra finanziata dall’Arabia Saudita. Il match è stato descritto da alcuni critici come uno dei più controversi episodi della storia della Premier League (EPL) ed è stato soprannominato come il “derby dello sportswashing” (utilizzare uno sport per migliorare la propria reputazione offuscata).

Con i Blues in subbuglio per gli sponsor che stanno abbandonando il club e per i timori di una rovina finanziaria in mezzo ad un blocco sul merchandising e sulla vendita dei biglietti, i fan del Chelsea stano ora affrontando molte critiche perché una parte della sua tifoseria sta continuando ad inneggiare il nome dell’uomo la cui fortuna li ha portati a quasi due decenni di gloria.

Questi cori sono avvenuti durante la partita di domenica nonostante il governo abbia descritto Abramovich come “un oligarca pro-Cremlino che ha avuto uno stretto rapporto con Vladimir Putin per decenni e ha ottenuto benefici finanziari ed un trattamento preferenziale tramite quella connessione”.

Ma visti gli orrori che Putin sta scatenato in Ucraina, molte persone sono sconvolte dal fatto che così tanti tifosi del Chelsea rimangano fedeli all’oligarca, nonché preoccupate per ciò che questo rivela sulle priorità e sui valori del calcio.

Come se i cori pro-Abramovich non fossero stati abbastanza scomodi per il match, l’allenatore del Newcastle United si è poi trovato nuovamente ad affrontare delle domande sul record sui diritti umani dell’Arabia Saudita nella sua conferenza stampa post-partita. Infatti, ad Eddie Howe (fonte: BBC Sport) è stato chiesto delle 81 esecuzioni che il Paese mediorientale aveva appena compiuto in un solo giorno.

Molti fan del Newcastle pensano che queste domande siano ingiuste, mentre tante altre persone ritengono che tali quesiti ad Howe siano inevitabili e del tutto legittimi quando il Public Investment Fund (PIF), il fondo proprietario della squadra, è presieduto dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.

Va precisato anche che la stessa Arabia Saudita è impegnata in un conflitto in Yemen, in cui, secondo Human Rights Watch, “tutte le parti hanno commesso delle gravi violazioni delle leggi di guerra, molte delle quali possono costituire dei crimini di guerra”.

Tuttavia, a difesa della loro squadra, molti tifosi del Newcastle chiedono perché il calcio dovrebbe essere tenuto su uno standard più elevato quando il Regno Unito fa “felicemente” 11 miliardi di sterline di scambi annuali con l’Arabia Saudita, compresa la vendita di armi allo stato arabo.

Secondo il docente dello sport della Emlyon Business School di Parigi, Simon Chadwick, la proprietà di una squadra di calcio riflette semplicemente la volontà del Paese nel corso dei decenni di aprirsi agli investitori di tutto il mondo come mezzo per mantenere lo status, la ricchezza e il potere. Tuttavia, il docente crede che il calcio inglese sia stato lento nell’affrontare le forze inarrestabili legate alla globalizzazione, alla digitalizzazione e all’ambiente, con i Paesi dell’est che stanno utilizzando le entrate energetiche come base per diversificare le loro economie ed estendere la loro influenza politica in tutto il mondo.

Inoltre, Chadwick ha aggiunto che il calcio è diventato profondamente radicato all’interno di una rete geopolitica da cui è molto difficile districarsi. A dimostrazione di ciò, nella Premier League, non è stato solo il Chelsea ad essere colpito dalle conseguenze dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina.

Infatti, il Manchester United ha rescisso il suo accordo con la compagnia aerea Aeroflot e l’Everton ha fatto lo stesso con le società legate all’oligarca Alisher Usmanov.

Questa settimana i più alti dirigenti della Football Association (FA) e della Premier League, insieme al ministro dello sport, verranno interrogati dai parlamentari della commissione per il digitale, per la cultura, per i media e per lo sport per parlare del ruolo dei soldi russi nel calcio.

Tuttavia, come dimostrato dai commenti sul Newcastle, il conflitto in Ucraina porrà anche dei quesiti sulla motivazione degli investimenti da parte delle altre proprietà straniere, così come domande sulla provenienza dei fondi.

A maggior ragione poiché c’è stato un nuovo controllo da parte della FA sullo sceicco di Abu Dhabi Mansour, proprietario del Manchester City, dopo che gli Emirati Arabi Uniti, insieme a Cina ed India, si sono rifiutati di sostenere la condanna da parte delle Nazioni Unite nei confronti dell’invasione della Russia.

Secondo la BBC, una delle possibili soluzioni, che verrà proposta in parlamento, sarà la creazione di un organo regolatore calcistico indipendente con il potere di indagare e di fare dei test sui nuovi potenziali proprietari e dirigenti, come aveva già proposto l’ex ministro dello sport Tracey Crouch dopo la vicenda della SuperLega.

Su questi controlli, come richiesto da Amnesty International, potrebbe essere anche inclusa una sezione sul record sui diritti umani.

 

 

 

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