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Giacomini (Infront Italy): Strategico negli stadi lo sviluppo della tecnologia e la valorizzazione delle culture territoriali

Riflettori accesi sul mercato delle sponsorizzazioni all’interno degli stadi, con l’obiettivo dichiarato di coinvolgere, emozionare e far divertire i  fan prima, durante e post l’evento sportivo. Andando oltre la mera visibilità pubblicitaria o exposure tv. E’ la sfida futura del mondo del calcio, ma anche una grande opportunità per le aziende investitrici (spender pubblicitari o sponsor).

Ecco perché gli operatori del settore sono sempre alla ricerca costante del meglio dell’innovazione, puntando su soluzioni che possano tenere conto dello stato delle infrastrutture e delle “culture” dei territori di riferimento (un elemento, quest’ultimo, sempre più considerato nelle strategie di comunicazioni di partner e club).

Le agenzie di consulenza marketing si presentano, tra l’altro, nel nuovo ruolo di advisor in ambito multidisciplinare. Consulenti a tutto tondo per mettere in relazione sempre più stretta aziende sponsor e appassionati di sport.

“Ci poniamo come primario consulente di innovazione sui servizi di fan engagement”, ha spiegato, Alessandro Giacomini (nella foto in primo piano) Amministratore Delegato di Infront Italy. “Affiancare i partner o i clienti nell’ottimizzazione delle soluzioni di digital marketing e Crm (Customer relationship management, nda), oltre che nell’implementazione di nuovi servizi negli stadi è importantissimo, sia per incentivare una maggiore presenza di spettatori, che per migliorarne l’esperienza “live”. Non ci dimentichiamo che i fan sono i clienti “paganti” del presente oltre che del futuro, per i quali le squadre di calcio sono tenuti a pianificare iniziative di comunicazione e marketing. Coinvolgerli è strategico per sviluppare sinergie con le aziende sponsor, ma è anche un obbligo morale, perché quando si parla di sport al centro di tutto vi è il coinvolgimento emotivo. Negli ultimi mesi abbiamo lanciato diversi progetti diversificati per target, età e interesse. L’ultimo, in occasione di Lazio-Inter (top match di Serie A) ha trasformato l’area ospitalità dell’Olimpico, utilizzata nel pre gara, in un vero e proprio show cooking, coinvolgendo tre chef stellati, riuscendo così ad unire la passione per la cucina romana a quella per il calcio. Iniziative come queste verranno replicate anche in occasione di altri eventi calcistici, perchè bisogna andare oltre i 90 minuti di permanenza allo stadio sulla base di ciò che accade da tempo, ad esempio, in Premier League o in altri campionati top europei. Allungando i tempi di permanenza dei tifosi allo stadio, per gli sponsor vicini al club di riferimento, sarà possibile costruire azioni di “marketing relazionale” molto più solide e durature. In questo modo, inoltre, si andrà oltre la visibilità raggiunta attraverso la pianificazione pubblicitaria perimetrale bordocampo o l’esposizione tv dei marchi in occasione dei match, peraltro fondamentale nella logica di una completa strategia di marketing e comunicazione a tutto tondo” ha sottolineato il manager di Infront.

Fondamentale sarà ascoltare le nuove esigenze di sport-entertainment da parte dei tifosi, per saperle interpretare in modo moderno, utilizzando, nel contempo, le principali novità in ambito tecnologico. Ciò implica una serie di investimenti strutturali per riammodernare l’intero parco impianti delle tre leghe calcio professionistiche (Serie A, Serie B e Serie C). Per applicare queste nuove modalità è obbligatorio infatti costruire nuove “smart tech arene”.

Solo in questo modo sarà possibile rispondere ai bisogni dei football fan che vogliono vivere le esperienze sportive all’interno di impianti perfettamente cablati oltre che confortevoli. Negli ultimi dieci anni sono stati costruiti appena due nuovi stadi (l’Allianz stadium della Juventus e il “Benito Stirpe” di Frosinone calcio). A questi bisogna aggiungere la Dacia Arena di Udine e il Mapei stadium di Reggio Emilia oggetto di una profonda ristrutturazione. Troppo pochi (anche se Atalanta e Cagliari sono al lavoro per le loro nuove arene) considerato il gap a livello di impiantistica sportiva presente, da decenni, nel nostro Paese (l’età media degli stadi italiani è superiore ai 60 anni).

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Redazione

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