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Fair play finanziario: regole uguali per i club (ma non per tutti)

Quando si parla di Fair play finanziario applicato al mondo del calcio europeo, si fa riferimento al tema assolutamente di attualità della sostenibilità economica. Perché negli ultimi anni, prima che entrasse in vigore il progetto del Financial Fair Play, fortemente voluto dall’ex presidente dell’Uefa Michel Platini, c’erano stati molti fallimenti di club in tutto il continente e alcuni anche con ripercussioni mediatiche/ sociali, per la storia della società di turno (come quella dei Rangers FC, in Scozia, nella stagione 2010/11).

Ma torniamo alla attualità: le spese folli portate avanti, per esempio, nell’ultima stagione estiva (agosto 2017), da parte del PSG, non fanno pensare bene, se guardiamo con attenzione a ciò che potrebbe accadere negli anni a venire. Nel momento in cui la dirigenza del club parigino decide, attraverso una operazione triangolare, di far pagare i 222 milioni di euro di clausola rescissoria ad una società esterna al club, per far arrivare a Parigi l’icona brasiliana Neymar Jr. (ex FC Barcellona), è chiaro che ci si trova di fronte ad una palese “violazione” delle norme Fair play finanziario, che, per esempio, AS Roma e FC Inter (due dei nostri club più titolati), stanno seguendo in modo puntuale attraverso la procedura del “settlement agreement”.

Praticamente ci troviamo di fronte a due pesi e due misure: i grandi club internazionali, spesso di proprietà araba (non solo Paris Saint-Germain, ma anche Manchester City), che, con investimenti economici collegati ad aziende dei rispettivi gruppi, che immettono denaro nelle casse delle società, ristabilendo un certo equilibrio economico-finanziario, almeno nel breve periodo, e invece i nostri club, obbligati ad essere monitorati, di mese in mese, per confermare il riallineamento finanziario rispetto a gestioni di un recente passato. Anche il Leicester è stato multato qualche mese fa per una questione di Fair play finanziario.

Questa è la grande sfida che la nuova Uefa, gestita dal presidente sloveno Aleksander Ceferin, deve essere brava a gestire, interpretare e governare, come processo di sviluppo. Il Fair play finanziario, pertanto, non è soltanto un mero contenitore, con all’interno una serie di norme, ma, soprattutto una filosofia di corretta gestione dei club, nella direzione della trasparenza e dell’utilizzo di norme uguali per tutti, e da tutti (indistintamente) seguite. La buona riuscita del progetto è collegata, a filo doppio, a questo concetto: nessun club deve sentirsi “cenerentola“, ma neppure superiore all’altro. Anche questa è democrazia, anche se in salsa calcistica. Adesso partirà il calciomercato estivo (in Italia quest’anno si chiude per la prima volta il 18 agosto, in netto anticipo rispetto al passato) e, ancora una volta,i migliori siti di scommesse danno in vantaggio proprio quei club che spenderanno tanto per portare a casa i top player più forti. Speriamo però che ciò avvenga nel rispetto delle regole del FFP e di non dover assistere ancora una volta a ingiustizie a favore delle big.

 

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Marcel Vulpis

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