Serie A - Serie B

Editoriale – L’intervento del direttore Vulpis sul futuro del calcio italiano (pubblicato sull’Unità)

Stadi e marketing di qualità, le
priorità per il mercato italiano

Il rischio è quello di rimanere fuori
dal salotto buono del calcio europeo

di Marcel Vulpis*

Senza stadi e senza
professionalità di valore nel settore del marketing sportivo siamo destinati a
scomparire dall’Europa e dal calcio che conta. Le parole di Adriano Galliani,
riprese ieri da tutti i mezzi di informazione, producono una eco ancora più
forte, perché arrivano dal numero uno della squadra campione d’Italia e, più in
generale, dal club più blasonato al Mondo. Come italiani crediamo, purtroppo,
che il rispetto in campo possa essere assicurato esclusivamente dai trofei
conquistati negli ultimi 20 anni. E’ un retaggio del passato, oltre che un
pericoloso elemento di sottovalutazione della concorrenza, che, stagione dopo
stagione, guadagna quote di mercato e sottrae alle nostre società importanti
fette di ricavi commerciali (soprattutto all’estero).

Il modello di successo del
futuro, per non dire del presente, è composto al 50% dalle capacità di gestione
sportiva, ma per il restante 50% dalle qualità in ambito manageriale (con
particolare riferimento all’area commerciale). All’estero queste
professionalità sono strapagate, perché concorrono al successo del club anche
in ambito sportivo. In Italia, invece, le aree marketing sono sottovalutate,
per non dire sottopagate (in alcuni ruoli non si arriva neppure alla soglia dei
mille euro mensili). Mediamente l’80% degli investimenti viene dedicato al
parco-calciatori, a conferma del fatto che si tratta ancora di club e non di
aziende nel senso tecnico del termine, nonostante che la ragione sociale abbia
sempre alla fine la sigla della società per azioni. Con questo approccio
diventa difficile raggiungere un giusto equilibrio tra le diverse voci che
concorrono alle spese di una società.

Discorso a parte, anche se
strettamente collegato, è quello degli stadi. L’unico ad averlo di proprietà è
la Juventus, ma per beffa del destino non potrà sfoggiarlo sul panorama
internazionale. E’ un po’ come acquistare un’auto di lusso e non poterla
utilizzare nel week-end.

Per il resto del plotone la
situazione è più che desolante. La titolarità degli stadi di calcio è
saldamente nelle mani delle municipalità. Per i sindaci i club sono i migliori
“clienti” possibili: pagano un canone annuale e alla fine della partita devono
alzare le tende (certe volte anche al termine del primo tempo). Difficile
trovare in giro clienti con caratteristiche simili di masochismo.

In queste condizioni da
“Cenozoico calcistico” è difficile catturare nuovi sponsor o promuovere
progetti di marketing di ampio respiro.

I nostri club vanno alla
guerra con i colossi inglesi, spagnoli, tedeschi e tra poco francesi, come
correttamente sottolinea Galliani, con le armi spuntate, mentre i rivali
diretti possono offrire servizi di ospitalità anche nelle ore successive alla
gara, come avviene all’Emirates stadium di Londra. Non a caso un’azienda
italiana (la Indesit) ha scelto proprio i Gunners,
lo Shakhtar Donetsk e il PSG di fresca proprietà qatariota, per investire nel
calcio europeo (l’unica eccezione tricolore è la sponsorizzazione del Milan,
che si affida ad Infront come advisor commerciale).

All’orizzonte c’è l’ancora
di salvataggio di un disegno di legge (il cosiddetto testo “Lolli-Butti”) in
discussione alla Camera sull’impiantistica sportiva, ma nonostante l’impegno
del suo “relatore” (il deputato del FLI Claudio Barbaro), troppe, fino ad oggi,
sono state le imboscate arrivate, in momenti diversi, da tutte le parti
politiche. Così facendo abbiamo perso il treno di EURO2016 (riuscendo ad
arrivare terzi su tre proposte, superati anche dagli emergenti turchi), ma il
rischio di nuove figuracce è dietro l’angolo. Ne è certo Adriano Galliani, lo
sosteniamo da anni come Sporteconomy, ma, evidentemente, per nemesi storica il
destino delle “Cassandre” è proprio quello di non essere ascoltate.

* direttore agenzia
Sporteconomy ed economista A.E.I.

fonte: UNITA’

http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/2145000/2141947.xml

Nei giorni scorsi il direttore dell’agenzia Sporteconomy è intervenuto sulle pagine dello sport del quotidiano “l’Unità” per parlare del futuro del calcio italiano, nel confronto soprattutto con la concorrenza straniera. 

Previous post

Sponsorship – Erba Vita nuovo sponsor dell’Inter FC

Next post

AS ROMA: i tifosi ancora sognano l'american dream...ma il futuro all'orizzonte è incerto

Marcel Vulpis

Marcel Vulpis

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *