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Closing AS Roma: la calda estate di Friedkin

Il valore complessivo dell’operazione di acquisto dell’AS Roma (591 milioni di euro) non deve trarre in inganno. Dan Friedkin, impegnato proprio in queste ore nel closing, dovrà immediatamente “ricostruire” la struttura finanziaria del club e delle sue  partecipate.

Pagati 63,41 milioni di euro (11,65 centesimi ad azione) per acquisire la quota di controllo del club (86,6%), dovrà mettere sul piatto altri 8,4 milioni per il resto della “galassia” giallorossa. In totale, quindi, l’esborso, collegato alle due operazioni in oggetto, non dovrebbe superare i 71,8 milioni di euro. C’è poi da considerare il costo complessivo dell’OPA “residuale” sulle azioni in circolazione (il 13,4% del capitale sociale), anche se non peserà troppo nell’economia del progetto.

Il  prezzo attuale, se si considera l’ultima chiusura del titolo, è di 38,5 centesimi (+5,19 % in questo momento – alle ore 12:32 ,nda), ma non si possono escludere nuovi effetti speculativi (da inizio anno le azioni hanno perso il 55% del loro valore). Attualmente “AS Roma” quota circa il triplo rispetto a quanto intende pagare Friedkin. Ciò non agevola l’idea del possibile delisting. Tecnicamente infatti il magnate texano deve possedere almeno il 90% del capitale (per uscire dal mercato), ma il prezzo di 11,65 centesimi, per il momento, non suscita negli azionisti un forte interesse a cederle.

In caso di fallimento dell’OPA (attivata nelle ultime ore<) l’AS Roma continuerà ad essere quotata. L’uscita dal listino, invece, aprirebbe ad una serie di scenari positivi per la nuova proprietà. Gli uomini di Friedkin, fuori da Piazza Affari (per poi tornarci una volta “ristrutturate” le finanze del gruppo), infatti, potrebbero muoversi con maggiore velocità.

Dalla Borsa alla finanza del gruppo. Friedkin dovrà completare l’aumento di capitale (deliberato inizialmente da Pallotta per 150 milioni di euro) staccando un assegno di 85 milioni. A destare preoccupazione è il livello dell’indebitamento(inclusi i prestiti infragruppo ed una serie di impegni presi direttamente da James Pallotta per 199 milioni). Per avere una visione puntuale, però, bisognerà attendere i prossimi giorni, una volta ottenuto il controllo dell’area finanza. Sotto osservazione è, soprattutto, il prestito obbligazionario non convertibile del valore di 275 milioni di euro (al tasso annuale di 5,125%).

Di questo bond emesso appena un anno fa (8 agosto 2019), e finito in gran parte a investitori istituzionali esteri (soprattutto americani), è rimasto soprattutto l’impegno ad onorarlo.

La parte più importante (215,5 milioni di euro) è servita a rimborsare il precedente finanziamento gestito da Goldman Sachs e Unicredit. Altri 10,4 milioni sono finiti su un deposito di liquidità, tecnicamente conti bancari «secured» (si tratta di rapporti garantiti da un istituto di credito). Circa 8,2 milioni i costi preventivati per la transazione. Nelle casse societarie infine sono stati versati 40,9 milioni di euro. Liquidità utilizzata per garantire la continuità aziendale in quest’ultimo anno caratterizzato dall’emergenza sanitaria e dalla contrazione dei ricavi (soprattutto alla voce “biglietteria”).

Cessione obbligata per i conti in “rosso”. L’impressione è che Pallotta abbia messo in campo una serie di operazioni finanziarie, con una logica di breve periodo, in attesa di un acquirente (Dan Friedkin), chiamato a dover azzerare o ristrutturare il debito per dare ossigeno alle casse societarie.

D’altronde la posizione finanziaria netta (l’insieme dei debiti finanziari, a breve e a medio-lungo termine, delle attività finanziarie a breve e delle disponibilità liquide) ha iniziato a girare in “rosso” già nella stagione 2010 (-9,9 milioni). Per arrivare, nel 2019, ad un dato monstre, chiaramente in negativo (-237,35 milioni), superiore al valore del fatturato. La cessione del gruppo AS Roma era ormai un passo obbligato, per certi versi inevitabile.

Dall’analisi del bilancio al 30 giugno 2019, risultano chiare le difficoltà dell’AS Roma anche sul fronte dei ricavi: da 250,9 milioni di euro si è scesi a 232,8, con introiti in diminuzione in tutti i settori (sponsorizzazioni, diritti tv, botteghino, altri introiti), mentre sono cresciuti i costi del personale (+16,1%), arrivando a superare il tetto di 184,1 milioni (i dipendenti sono passati da 364 a 421 unità).

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Redazione

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