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Calcio – Esclusiva: I rapporti Rai-Juventus

(Esclusiva SportEconomy.it.) Due i fatti rilevanti della settimana scorsa, entrambi riguardanti la Juve: la trattativa sull’archivio RAI, interrotta martedì 10 gennaio per effetto di una decisione del CdA della RAI, e il contratto raggiunto con Mediaset e avente ad oggetto la licenza di tutti i diritti di trasmissione delle partite del Campionato.
Sulla vicenda della archivio si sono dette molte cose, alcune incomplete, altre inesatte. Innanzitutto l’oggetto della trattativa tra RAI e Juventus che, stando a delle voci raccolte nel settore, non è limitata alla library. Essa riguarderebbe una complessità di rapporti che potrebbe portare la RAI a diventare il più importante media partner della società più quotata al mondo.

Si parla di incarichi alla RAI avente ad oggetto non solo la realizzazione del canale tematico “Juve Channel”, di una fiction televisiva e di un torneo calcistico estivo, ma soprattutto la produzione televisiva in esclusiva delle partite di calcio. Un affare, dunque, secondo alcune previsioni, di quasi 70 milioni di euro, con trasformazione della “divisione produzione RAI in una fonte potenziale di ricavi” (dal Corriere della Sera).

(Esclusiva SportEconomy.it.) In tale contesto, le parti avrebbero deciso, anche al fine di evitare inutili contenziosi, di risolvere l’annoso problema dell’archivio. La RAI, infatti, pur potendo vantare, in linea di massima, la proprietà dei supporti materiali consententi le registrazioni televisive delle partite di calcio della Juventus (per effetto di accordi dal 1958 al 2005 con la Lega Nazionale Professionisti), non può farne uso in quanto non detiene i diritti di sfruttamento di quanto è contenuto sui predetti supporti, e cioè le registrazioni delle partite. Per essere più precisi, e inquadrare giuridicamente la vicenda, la RAI è sì proprietaria, ai sensi dell’art. 78 ter della legge 22 aprile 1941 n. 633, del corpus mechanicum, e cioè del supporto fisico su cui le immagini sono fissate, ma non del corpus mysticum, e cioè del diritto di sfruttare economicamente (direttamente, in propri programmi televisivi, o attraverso la commercializzazione a terzi) quelle stesse immagini. La RAI avrebbe dovuto acquisire contrattualmente il diritto di archiviare e far uso di quanto archiviato (quello che da alcuni mesi viene identificato con “diritto d’archivio”), o direttamente dalla Juventus, che ne è titolare originario, ovvero dalla Lega Calcio, che ha per 50 anni agito anche per conto e per nome della Juventus. Acquisizione che non risulta essere stata conclusa dalla RAI: anzi, negli ultimi contratti, quelli dal 1999 al 2005, il diritto di archivio è espressamente escluso.

(Esclusiva SportEconomy.it). – Il contratto library servirebbe a fare chiarezza sui diritti: esso garantisce, da una parte, alla RAI il diritto di far uso delle immagini contenute nell’archivio (almeno) per i propri programmi televisivi (per fare un esempio, “Sfide”), e, dall’altra, alla Juventus di entrare in possesso dei supporti che contengono le registrazioni delle immagini. Non è una novità che la Juventus, come ormai tutti i club di Serie A, intende sempre più rivestire il ruolo di major cinematografica, che sfrutta appieno lo spettacolo che organizza non solo cedendone i relativi diritti di utilizzazione, ma costruendo un vero e proprio archivio che, diventando patrimonio della società (per un valore di circa di 28 milioni, da iscrivere all’attivo del bilancio), viene valorizzato, attraverso attività di licensing e di merchandising, negli anni.

La ricostruzione offerta da alcuni giornali non è quindi del tutto esatta: la Juve non vuole comprare l’intero archivio RAI e questa non intende privarsi di un bene comune di sua proprietà per cederlo a un privato. Che “l’obiettivo della RAI deve essere quello di salvaguardare un patrimonio accumulato in 50 anni grazie a risorse pubbliche e non alienabile” (come risulta da alcune dichiarazioni apparse sul Corriere della Sera domenica scorsa) è condivisibile, ma non riguarda il caso in esame.

(Esclusiva SportEconomy.it) .- L’archivio della RAI è della RAI e rimane alla RAI. Esso è patrimonio della RAI è non è in vendita. Ma le immagini delle partite di calcio della Juventus non sono un bene comune, sono un bene della Juventus e il club bianconero può ben pretendere di entrare in possesso dei materiali su cui sono fissate le immagini delle proprie partite. E, si rammenta: stiamo parlando soltanto delle immagini di gioco, quelle cioè relative alla partita giocata, non quelle di contorno o che riguardano il c.d. calcio parlato (come i programmi televisivi sportivi, dalla Domenica Sportiva a 90° minuto).

(Esclusiva SportEconomy.it) .- Si può dire che l’accordo mira a definire i rapporti nell’interesse delle parti coinvolte. Grazie a tale accordo, la RAI non solo continuerebbe ad avere nel proprio archivio quelle immagini, ma otterrebbe una licenza che le consentirebbe di utilizzare quelle stesse immagini per proprie produzioni televisive. Dall’altro lato, sempre grazie a tale accordo, la Juventus potrà proteggere in modo più incisivo, controllandone la circolazione, il bene costituito dalle immagini delle proprie partite in quanto essa sola (e non più grazie ad “agenti di commercio”, come definiti da Aldo Grasso in un suo articolo della settimana scorsa) avrà titolo a concedere a terzi il diritto di sfruttamento economico per opere multimediali, archivi digitali, home video, programmi televisivi, palinsesti sportivi. (riproduzione riservata)

In esclusiva, pubblichiamo l’articolo dell’avvocato Enzo Morelli (partner dello studio legale Morelli), che uscirà integralmente in edicola sul settimanale Sport&Finanza di giovedi 19 gennaio. I retroscena del nuovo possibile accordo tra RAI e Juventus Fc, sono illustrati nei particolari dell’articolo.

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