Calcio – “E’ tempo di salary cap”
Il Wigan, piccolo football club della Premier League, ha chiesto di recente l’introduzione del “salary cap” per la massima serie britannica. Troppe società, infatti, rischiano di ritrovarsi a fare da sparring-partner all’oligopolio di un ristretto numero di società (Arsenal, Liverpool, Chelsea e Manchester United). Altre realtà, del calibro del Blackburn, West Bromwich Albion, Sunderland e Charlton Athletic (quest’anno a sorpresa ai primi posti della Barclays Premier League) sono d’accordo con la “linea” del Wigan. Il modello base è quello del football americano, dove da diversi anni è stato introdotto il “salary cap”, con la possibilità per molti club, anche piccoli, di poter competere con i colossi dello sport professionistico a stelle e strisce.
Il grido d’aiuto del Wigan, in Inghilterra, deve però far riflettere anche i club italiani. Non sarebbe arrivato il momento (“storico”) di introdurre nel nostro campionato il salary cap?. Un parametro che darebbe nuovo interesse all’intero format della serie A, permettendo proprio ai piccoli-medi club di poter contrastare il predominio di Juventus-Inter-Milan (le “tre sorelle”, visto che le tradizionali sette si sono sciolte al sole in questi ultimi anni, nda).
Ormai la linea guida è tracciata. O si riesce a dare nuovamente interesse su questo format sportivo (il salary cap servirebbe a mettere la parola fine all’esasperazione di certi ingaggi), oppure, forse, è meglio puntare ad una SuperLega (un’idea lanciata alcuni anni fa dal gruppo Media Partners) per i big club e ad un campionato “domestico” per il resto del plotone.
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