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Brexit, la Premier League teme di perdere i talenti europei

(di Gianluca Bianchini) – La ridefinizione dei trattati renderebbe complicato il tesseramento dei “giovanissimi” e la permanenza di calciatori già presenti nel Regno Unito

La vittoria della Brexit nel referendum del 23 giugno preoccupa la dirigenza della Premier League inglese. Infatti, i trattati fra Regno Unito e Ue potrebbero essere rivisti in senso restrittivo. Un’eventualità che per il calcio inglese comporterebbe la perdita di un vantaggio fondamentale: la possibilità di tesserare i talenti europei più giovani e promettenti a prezzi contenuti. Una strategia di investimento oculata, che, per anni, ha consentito ai club d’Oltremanica di competere alla grande coi rivali continentali.

Attualmente i calciatori europei iscritti in un qualsiasi club della Football Association per un periodo (anche non continuativo) di 36 mesi vengono di fatto considerati prodotto del vivaio, se non hanno ancora compiuto 21 anni. Ma con l’uscita dalla Ue potrebbero venire bloccati i trasferimenti delle promesse più giovani, di 16-17 anni. E a quel punto verrebbero tesserati solo giocatori già maggiorenni provenienti però da altre aree geografiche. Un duro colpo, dunque, per le casse delle società inglesi.

Il regolamento della Premier consente alle squadre di avere in rosa almeno otto giovani elementi considerati talenti cresciuti in casa. Alcuni di questi ragazzi diventeranno dei campioni come ad esempio è già successo a Cesc Fabregas. Ma l’attaccante del Chelsea, trasferitosi in Inghilterra a 16 anni, ora rischia di non essere più considerato un prodotto del vivaio. E lo stesso vale per i 70 ragazzi che al momento giocano nelle selezioni under 18 delle squadre della massima serie.

Ad alcuni enti governativi una simile ipotesi non dispiace, perché darebbe modo di curare meglio i calciatori inglesi in prospettiva nazionale. Ma la Premier League è ovvio non accetterebbe volentieri una decisione che sa di ridimensionamento. Anche perché il requisito, richiesto ai giocatori extraeuropei, di disputare una minima percentuale di partite con le loro nazionali negli ultimi 24 mesi potrebbe essere esteso anche ai giocatori europei. E tra questi molti non sono in regola.

Una immagine del Leicester City, nuovo campione di Inghilterra mentre alza il trofeo della Barclays Premier league - foto tratta dal web

Una immagine del Leicester City, nuovo campione di Inghilterra mentre alza il trofeo della Barclays Premier league – foto tratta dal web

 

 

 

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