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Stadio della Roma, ecco le soluzioni sul tavolo per risolvere la querelle

(di Marcel Vulpis) – Tutte le ipotesi sono sul tavolo relativamente al progetto dello stadio della Roma. In attesa dell’arrivo dei proponenti (i rappresentanti dei proponenti: EurNova di Luca Parnasi e l’AS Roma guidata dall’avv. Mauro Baldissoni) l’area del Campidoglio si è riempita di giornalisti, tifosi e anche semplici curiosi. L’atteso incontro non è ancora iniziato, anche perché, rispetto al primo orario previsto nel pomeriggio, si è dovuto attendere il ritorno della sindaca Virginia Raggi, dal San Filippo Neri, dove si era recata, stamattina, colta da un malore.

Difficile immaginare (da parte del M5S) un’apertura “totale” al progetto presentato da Eurnova-AS Roma sul terreno di Tor di Valle, scelto per costruire lo stadio. Secondo i pentastellati la volumetria complessiva dell’iniziativa è superiore al milione di metri cubi, con lo stadio che pesa solo per il 16%. Troppo cemento, rispetto allo stesso impianto sportivo hi-tech.

Tre le ipotesi principali:

a) Un “Sì”, ma su un altro terreno (da individuare). Questo porterebbe all’annullamento della delibera di pubblica utilità del 2014, firmata dall’ex sindaco Ignazio Marino e bisognerebbe ripartire da zero. Praticamente andrebbero persi non meno di 5 anni di lavoro e ben 60 milioni di euro di consulenze a supporto del progetto (spesi dall’AS Roma).

b) La delibera non verrebbe annullata, ma modificata. Con un’altra tipologia di progetto, sempre su Tor di Valle, ma con una sostanziale riduzione delle volumetrie (nella misura del 20%) a favore del “green” e di un Business Park costruito su una filosofia più ecologista. Accordo raggiunto dai consiglieri pentastellati, che ieri si sono riuniti e ne hanno discusso con il fondatore del M5S, Beppe Grillo.

In entrambi i casi Eurnova e l’AS Roma non si troverebbero di fronte ad un sì “reale”, perché senza le tre torri o con le stesse fortemente ridimensionate, l’intera iniziativa rischia di non reggere sotto il profilo della sostenibilità economica.

Poi c’è il tema del rischio-causa: anche qui due le opzioni principali. L’AS Roma, in caso di azione legale, è certa di incassare 1 miliardo di euro di risarcimento danni, la giunta M5S invece ritiene di avere più di un parere dell’avvocatura capitolina, che li tutelerebbe da eventuali azioni di richiesta danni.

c) Nè Sì, né No, ma un rinvio di 30 giorni, per poter mettere in pratica nuovi incontri e relazioni tra le parti, e trovare una migliore soluzione rispetto alle prime due suesposte.

Lo stadio della Roma, con la spada di Damocle di una delibera di pubblica utilità, è un vero e proprio cubo di Rubik di difficile soluzione. L’unica cosa certa è che a uscire sconfitta sarà la città di Roma e la sua immagine sportiva, oltre che internazionale (in caso di dietrofront rispetto al progetto). E le dichiarazioni (delle ultime ore) del presidente a stelle e strisce James Pallotta, fanno riflettere sui rischi aziendali per il club e per il futuro più in generale della squadra capitolina. 

Una foto tratta dal web di Beppe Grillo (fondatore del M5S) con il sindaco di Roma Virginia Raggi

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Marcel Vulpis

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