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Per il sindaco di Roma il PD si affida ai sondaggi. Malagò il sogno; sport al collasso in città

(di Marcel Vulpis)– E’ una lista di almeno una decina di nomi, quella dei candidati possibili per le prossime amministrative di Roma Capitale. Sta girando, da giorni, agli ultimi piani del Nazareno, sede del PD, ma al di là della lista, quello che i vertici stanno aspettando con ansia e trepidazione sono i sondaggi dei principali istituti demoscopici.

Dalle specifiche di questo lavoro uscirà la strategia del PD romano, sotto la guida di Matteo Renzi. Il primo dubbio da sciogliere è: candidato uomo o donna (a Renzi piace questa seconda ipotesi), il secondo è capire se un civico o un politico. Due enigmi non da poco (tra l’altro una figura civica al maschile c’è, più difficile quella al femminile), soprattutto in una fase politica, a Roma, dove parlare di certezze è quasi una blasfemia.

Il cittadino-medio alla fine vuole solo la risoluzione del problema che ha vicino al marciapiede di casa, non ama più “filosofeggiare” e questo inevitabilmente è un problema, soprattutto per i partiti cosiddetti tradizionali o strutturati. Si teme infatti una grande astensione il prossimo 12 giugno e di questo potrebbe beneficiare proprio il Movimento 5 Stelle, che è al lavoro, non solo per l’individuazione di un candidato credibile (in attesa di risolvere il problema del comune di Quarto, che sta toccando mediaticamente i vertici del M5S), ma anche per un dossier-bomba sui mali della città, sport incluso.

La cosa più incredibile di queste prossime elezioni è che non si conoscono i nomi dei tre schieramenti principali (Pd, centro-destra e M5S), mentre l’unico filone su cui tutti stanno facendo campagna, solo per attirare l’attenzione, è lo Sport. Ma è una campagna “contro”, più che a favore dello sport.

Il primo a partire è stato Pippo Civati (Possibile – ex PD) che, timidamente, ha dimostrato la sua totale antipatia per il progetto Roma2024, poi è stato il turno di Riccardo Magi (Radicali Italiani), che, sotto l’albero, ha costruito un dossier “contro” la candidatura capitolina. Gli ha fatto eco Stefano Fassina (Sinistra Italiana), che è andato al raddoppio in quanto osteggia sia Roma2024, sia il progetto del nuovo stadio della AS Roma nel IX municipio (domenica terrà un evento proprio su questo territorio), definito una vera e propria speculazione edilizia. E non poteva mancare Gian Marco Centinaio (Lega Nord), oggi anche coordinatore Lazio di Noi con Salvini, che si è schierato immediatamente sul fronte del No, definendo “inutili” questi Giochi a Roma. Insomma tutti utilizzano lo sport e i progetti ad esso connessi per farsi pubblicità elettorale, ma di proposte alternative neppure l’ombra. Tutto tipicamente molto italiano e in linea con la qualità della classe politica attuale. Oltre a ciò è incredibile che non esista ancora un politico romano che si sia schierato, invece, sul fronte del a Roma2024 in modo netto. Anche questa è una anomalia. Da questo punto di vista l’unica dichiarazione “pro” arriva da Scelta Civica (peraltro partito di coalizione governativa), ed è una notizia anche questa, visto che per Roma2020 (ma all’epoca al CONI c’era Gianni Petrucci) ci fu lo “stop” del premier Mario Monti (poi diventato fondatore del movimento civico nazionale). Un segno del cambiamento dei tempi, come è giusto che sia, anche perché le condizioni economiche attuali non sono quelle di tre anni fa, in piena crisi e recessione economica.

Tornando alla lista dei super-candidati del PD, piacciono Giachetti (politico di lungo corso con una carriera iniziata nei Radicali) come Gentiloni (attuale ministro degli Esteri), ma se Renzi dovesse scegliere lui l’unico nome possibile sarebbe quello di Giovanni Malagò. L’ex imprenditore romano, de facto Ministro dello Sport italiano (visto che non esiste ancora la figura del sottosegretario con delega allo sport, all’interno dell’organigramma della Presidenza del Consiglio dei Ministri), è l’unico oggi in grado di piacere sia a destra che sinistra, passando per il Centro ed anche l’unico che ha mostrato, con i fatti, di aver dato centralità al tanto bistrattato movimento sportivo di base, rinunciando magari in vista di Rio2016 a qualche medaglia in più, per investire soldi più sulla periferia e sui giovani. Quasi una eresia nell’immaginario collettivo della dirigenza CONI (se si pensa a 10-20 anni fa).

Malagò potrebbe interpretare al meglio questo ruolo di Sindaco (purtroppo deve pensare allo sviluppo di Roma2024 e alla sua rielezione al CONI per il prossimo quadriennio), con una visione moderna della città, dando centralità al tema dello sport, così come avviene non solo in America, ma anche in Paesi europei come la Danimarca (Copenaghen potrebbe dare mille spunti solo se ci fosse un politico romano interessato a studiare quel modello di gestione dello sport).

Da noi, sotto Marino e anche dopo, ci sono stati tre assessori, l’ultimo tra l’altro, deciso dal commissario Tronca, ma di politica sportiva, a torto o a ragione, non se ne è vista neppure l’ombra (Luca Pancalli, il primo dei tre, a dire la verità non ha avuto neppure il tempo di iniziare un progetto). L’ultimo assessore allo sport degno di questo nome (forse) è stato l’ex deputato Riccardo Milana. Poi il buio più completo!

Nel frattempo lo stadio Flaminio è una “pattumiera” a cielo aperto. Fa schifo, erba alta ovunque, un gioiello architettonico ideale per il rugby e non solo, ma fallo capire alle istituzioni. Si stanno perdendo soldi pubblici, non c’è uno straccio di idea alternativa di utilizzo (parliamo del Flaminio, ma lo stesso si potrebbe dire di molti altri impianti capitolini), ma a Magi, Fassina, Centinaio, Civati e compagnia cantante interessano solo i voti di protesta (lavorando sulla pancia della gente e, come al solito, non cercando mai di parlare al cuore o alla testa, perché ci vuole più tempo e ci vogliono le idee) sventolando il “feticcio” di Roma2024. Se questo è far politica sul territorio allora il sottoscritto è De Gasperi!

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Marcel Vulpis

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