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Lazio-Roma: il tifoso è evaporato in Curva

(di Massimiliano Morelli) – Neanche ai tempi della “Rometta” e della “Lazietta”, squadre del calcio d’un tempo che fu (ma con un grande cuore sia dei calciatori che fecero parte di quel periodo storico, sia dei tifosi), legato a quando le capitoline lottavano appena per il mini potere cittadino, s’era arrivati così vicini al disinteresse per la stracittadina: il derby tra i due club capitolini.

Disinteresse, beninteso, non tanto per il calcio, ma per il sistema Italia, che sopravvive su gestioni politiche malate e tasse che prima o poi saremo costretti a pagare con le “pizze di fango del Camerun” cui faceva riferimento l’attrice comica Cinzia Leone qualche stagione fa. Abbiamo il nulla cosmico nelle tasche, mentre nei cassetti s’affollano sogni e idee costrette alla malora per mancanza di materia prima: il vil denaro.

Lo specchio d’un derby così lontano dall’euforia di quei novanta minuti di passione che avremmo dovuto vivere col calcio è questo, altro che fantasia al potere e “Figlio, un giorno tutto questo sarà tuo!”.

Qui non c’è più tempo per esaltarsi, il popolino ha le scatole piene di gabelle e avvisi griffati Equitalia, rabbia, soprusi, ingiustizie. Può creare interesse un derby dove i “forse” fanno scopa con l’inutilità sovrana del tirar due calci a un pallone?

Il calcio, fiore all’occhiello d’un Paese come l’Italia, che ha il motore ingolfato da un’economia finita, non basta più. Perché al caro biglietti s’è aggiunta l’incapacità di rendere gli stadi più accoglienti, e gli interpreti del football  (quelli che teoricamente dovrebbero gestire una azienda da 1,49 miliardi di euro)sono ormai stantii, obsoleti, bolliti. E soprattutto sono gli stessi dagli anni ’80 ad oggi. Avevano poche idee in quel preciso periodo storico, dove si andava lo stadio con la “pagnottella” in curva, figuriamoci adesso dove, con molta difficoltà, si prova in molti stadi ad investire, per esempio, nell’ospitalità. E’ un calcio vecchio, vicino al “geriatrico”, con buona pace ed estremo rispetto per la categoria degli anziani.

E qui va aggiunta quella frase tanto sintetica quanto perfetta che ci sussurravano le nonne d’un tempo, “Il troppo storpia”. Troppo calcio, con ex allenatori che straparlano in televisione invece di fare i nonni ed ex calciatori che sembrano attori di un pièce teatrale adesso che, una volta indossate giacca e cravatta da opinionisti, hanno inevitabilmente coperto la pelle marchiata dai tatuaggi e smarriti i calzoncini di gioco nello spogliatoio.

Le nuove voci del “Dio palla” hanno avuto la capacità di bucare il pallone senza bisogno d’infilzarlo sulle inferriate appuntite d’un cancello. Così, mentre un vecchio protagonista maledice il cielo davanti a un microfono nazionalpopolare, un inviato alza la voce come lo “strillone” che vendeva giornali per strada, un bordocampista convive con l’ovvietà e un calciatore del passato passa al trucco dopo essersi fatto leccare i capelli da una mucca adigina, il tifoso medio fa i conti della serva e si rende conto che l’eventuale mancata professionalità non vale due spiccioli da un centesimo.

Così, dopo aver dribblato tutti gli inviti a non disertare lo stadio – Perché? Come li vogliamo definire quei lancinanti messaggi di dolore di chi in settimana ha più volte replicato che stavolta per Lazio-Roma ci saranno appena 30 mila spettatori sugli spalti (in uno stadio che è bene ricordarlo, dopo gli interventi di ristrutturazione per farlo diventare un impianto a 5 stelle Uefa, può ospitarne ben 72.698)?Il tifoso s’è eclissato. Andrà al mare, giocherà con i figli, studierà l’ennesima maniera per sbarcare il lunario ed evitare il collasso finanziario. Anche perché non si riconosce e soprattutto non accetta tutte le limitazioni imposte dalle istituzioni (in questo caso il prefetto di Roma, Franco Gabrielli) per motivi di ordine pubblico. E poi vogliamo dirla tutta? Se alla fine per vedere un match di 90 minuti bisogna superare una prova di fatiche ciclopiche, tutta la vita Sky o il bar sotto casa con il simboletto in azzurro del calice sullo schermo 16:9. Non spendi in benzina, non paghi 50-100 euro di media a seconda del posto, non mangi cibo di bassa qualità nei baretti delle curve, e non perdi altri 90 minuti per recuperare la macchina e tornare a casa (senza considerare l’ipotesi puncicata a Ponte Duca d’Aosta – ormai evoluzione 2.0 di una Roma in stile “Rugantino”). 

Il tifoso, questo povero disgraziato, pertanto punterà al risparmio, evitando di concentrare attenzioni su ricchi sfondati d’un football irriconoscibile. No, questo non è un “Si stava meglio quando si stava peggio”. Più semplicemente, è una constatazione di fatto.

Certamente i dati di partecipazione al Derby di quest’oggi alle 15 del pomeriggio fanno capire chiaramente che il rapporto tra il presidente Claudio Lotito e la tifoseria è irrimediabilmente “compromesso”. Si è rischiato che la Lazio giocasse in casa con un numero maggiore di tifosi della AS Roma. Una contraddizione in termini, ma la realtà dei fatti.

da sinistra verso destra: MarcoCanigiani (dir. marketing Lazio) StefanoPioli (allenatore Lazio) FrancescoFontanaGiusti (direttore comunicazione Renault) alla presentazione della nuova partnership commerciale

da sinistra verso destra: MarcoCanigiani (dir. marketing Lazio) StefanoPioli (allenatore Lazio) FrancescoFontanaGiusti (direttore comunicazione Renault) alla presentazione della nuova partnership commerciale

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