Italia2024: Malago’ da’ una mano a Renzi e Marino

E’ una candidatura-paese: <<Gli impianti per l’Olimpiade saranno dislocati a Roma, Napoli, Firenze e in Sardegna>>. Torino s’intraversa e la  situazione è la seguente, per gli impianti olimpici 2024, per i Giochi da assegnare il 17 settembre 2017: a Torino il calcio (tranne che la finale da giocare obbligatoriamente a Roma); la pallavolo e basket a Firenze, la pallanuoto sul lungomare di Napoli, la vela alla Maddalena (Sardegna) e ancora calcio e basket a Milano.

Un decentramento geo-politico che bisogna vedere come verrà accolto dal CIO, abituato a candidature di una sola città, come quella temibilissima di Parigi. Ma è così o niente. Perché, per fare un esempio, la Sardegna godrebbe dell’appoggio dei paesi arabi ricchi, tipo gli Emirati: proprietari di diversi insediamenti e alberghi in Costa Smeralda. E, ancora, la candidatura al 2024, avrà una centralità fiorentina. Anche perché un ruolo importante nell’impiantistica lo assolverà il Credito Sportivo e chi è il “prossimissimo” presidente della Banca dello Sport? Eugenio Giani, già leader del consiglio comunale di Firenze, con Renzi sindaco (oggi c’è Dario Nardella sulla poltrona di sindaco e ancora una volta è un fedelissimo di Matteo). C’è dell’altro. Perché Renzo Piano, grande architetto, caro al governo, dovrebbe realizzare il Villaggio Olimpico a Tor Vergata, facendo dimenticare  la scalea trasparente lasciata lì, come monumento all’incompiuta di Calatrava-Veltroni, del costo all’epoca non trascurabile di 600 mila euro. Una vera e propria nefandezza in salsa politico-sportiva (dove ancora oggi c’è un rimbalzo di responsabilità). 

Non è finita, perché la candidatura di Roma-Italia restituisce un po’ di colore al Campidoglio, sotto tiro di brutto, con la storiaccia di mafia-Capitale. Il sindaco Ignazio Marino non è che abbia avuto un grande ruolo: citato di striscio da Malagò e basta (tanto che molti neppure si erano accorti che fosse seduto in prima fila)

Mentre una presenza importante è stata quella di Luca Pancalli, non solo perché presidente del Comitato Italiano Paralimpico (il CONI dei diversamente abili), ma pure per la candidatura in pectore a direttore generale del Comitato per la candidatura 2024 (o in alternativa Vice-Presidente). Presidente di quel Comitato “cercasi”. Serve un nome autorevole, magari di un imprenditore conosciuto in tutto il mondo. 

I “fiorentinologi” sussurrano Della Valle, ma poi mancherebbe solo l’emblema del Giglio sulla bandiera del CONI. Malagò ci sa fare, e tra l’amico Matteo e l’amico Graziano (premier e sottosegretario), fa il mattatore, durante la consegna dellebenemerenze sportive (collari d’oro, eccetera). Ma pure Renzi non scherza, alla domanda Rai, di Andrea Fusco (instancabile mattatore della giornata di consegna dei collari e stelle d’oro al merito sportivo), quale campione vorrebbe essere, risponde preparato: <<A Pietro Mennea>>. Probabilmente perché il record mondiale della Freccia del Sud sui 200 mt. di 19″72 è durato diciassette anni. E al premier basterebbe restare in sella tra quattro anni, confessando:<<Il tempo di 19″72 lo faccio sui 100 mt>>.

 Adesso allo show nel Salone d’onore del CONI bisogna far seguire i fatti. <<Uno su cento ce la fa…>> cantata Gianni Morandi. Per il tricolore sono in due (“caro Matteo e caro Giovanni”) che ce la debbono fare. Non è un’impresa da poco. Per il momento c’è il manifesto, che serve all’uno e all’altro. Per la loro rispettiva ri-candidatura (uno a Palazzo Chigi, l’altro al Palazzo H, che vale quanto se non più di un ministero dello sport di un qualsiasi paese moderno)

(Tempi Supplementari di Gianni Bondini) Alle ore 11.03 di ieri la candidatura italiana (più che di Roma) all’Olimpiade del 2024 è realtà. La ufficializza Matteo Renzi (con tanto di hashtag #Italia2024 sul suo profilo Twitter). Dopo lo schiaffo dell’ex premier Mario Monti, del no alla candidatura di Roma  2020 (nei confronti di Gianni Petrucci all’epoca numero del CONI e di Gianni Alemanno, ex sindaco della Capitale), è un buon successo della cura Malagò.

Il presidente “olimpico” infatti restituisce al governo il credito promesso con gli interessi.

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