Serie B

Il rilancio del calcio italiano parte da B FUTURA

Ha creato “B Solidale” (ne fanno parte, ogni anno,
alcune tra le più importanti onlus), dedicato al tema del sociale, ha lanciato,
negli ultimi giorni, “Serie B Tv” (utilizzando al meglio il pacchetto
invenduto dei diritti del digitale terrestre, al di fuori dell’offerta Mediaset
Premium), la nuova tv della Lega, e “B Italia”, la selezione della
serie B, vero e proprio trampolino di lancio di giovani talenti per la Under21
e anche per la nazionale maggiore di Cesare Prandelli, come è successo di
recente per Euro2012.

Adesso arriva il nuovo progetto “B Futura”, una
piattaforma di infrastrutture per migliorare le strutture esistenti e/o per
lanciare business plan collegati a nuovi stadi per i club di seconda divisione.

La situazione del calcio di provincia è più che allarmante:
l’età media degli stadi di B è di

57 anni, mentre le secondi divisioni tedesche e inglesi
presentano scenari più rassicuranti (rispettivamente 7 e 17 anni). Il gap
temporale non consente però altri ritardi.

E’ tempo infatti di intervenire attivando azioni sistemiche.
Tredici dei 22 stadi di seconda divisione presentano una pista di atletica (un
regalo della politica di Primo Nebiolo, deus ex machina della FIDAL di molti
anni fa) e due persino una pista da ciclismo indoor. Il tasso di occupazione è
del 33,5%, praticamente 2/3 degli impianti sono sempre vuoti e il numero di
presenze nel 2011/12 non ha superato complessivamente i 2,8 milioni di unità
(dal 2007 ad oggi c’è stata una leggerissima crescita).

La “media partita” in B è pari a 6.128 presenze.
In Inghilterra (second division) è di 17.874; in Francia è di 8.444; in Spagna
di 6.989 e in Germania, benchmark di riferimento nel settore stadi, raggiunge il
tetto dei 17.242 spettatori.

Partendo da questi dati, come ha giustamente sottolineato
anche il direttore generale della serie B (sponsorizzata dal marchio di
scommesse Bwin), “bisogna riportare la gente allo stadio, che è la casa
per eccellenza dei tifosi”.

B Futura può essere una risposta alle esigenze di club e
comuni italiani sul terreno dell’impiantistica sportiva, in attesa che il
disegno di legge sugli stadi, comunemente conosciuto come Lolli-Butti, venga
approvato dai due rami del Parlamento.

La Lega di serie B ha coinvolto, in questo nuovo progetto, 5
partner istituzionali (Unioncamere, Anci, Finmeccanica, Ance e Istituto per il
Credito Sportivo), 3 ministeri (Sviluppo economico, Ambiente e tutela del
territorio e Infrastrutture/Trasporti), il tutto con il collante della
supervisione dell’advisor Kpmg. I tempi di attuazione, una volta enunciata
l’idea, e messo su carta il piano di fattibilità, possono essere, al massimo,
di 5/6 anni. Il punto di forza è che la Lega diventa partner dei club e dei
comuni per il rilancio dell’impiantistica sportiva italiana.

Una novità assoluta in un mercato, quello italiano del
calcio, che non ha quasi mai brillato per spirito di sintesi. C’è da sperare
che adesso la serie A e la Lega Pro aderiscano al protocollo in esame e sposino
il progetto, per lanciare una nuova stagione dell’impiantistica tricolore.

Siamo arrivati all’assurdo, come anche sottolineato da
Giancarlo Abete, presidente della FIGC, che ben 10 regioni italiane non
presentano i requisiti minimi per ospitare una partita internazionale della
nazionale maggiore di calcio (in serie B solo l’impianto del Modena è a norma
per esempio per rispondere alle normative UEFA/FIFA). Di fronte a questo stato
di arretratezza il “problema stadi” non è più procrastinabile, anche
perchè all’estero, in molti casi, siamo alla seconda generazione di stadi di
calcio, a conferma del fatto che l’impianto sportivo non è soltanto un modo per
fare cassa o  per patrimomializzare
il club, ma un modo moderno per socializzare in un ambiente piacevole e votato
all’entertainment.

Se questo è il futuro del calcio europeo (o forse già il presente),
perchè rinunciarvi per partito preso? Certamente la mancata approvazione del
ddl stadi non facilita questo processo di svecchiamento, così come la
situazione economica del Paese, ma è indubbio che la Lega serie B ha il merito
di aver lanciato il sasso nello stagno. Tra sei mesi, come ha anche ricordato
il presidente Abodi, si faranno i primi bilanci e vedremo se questo è un
sistema-calcio “rock” o “lento” (per no

C’è una ventata di “fresco” nel calcio italiano. Arriva, a sorpresa, dalla serie B, o come si chiamava un tempo “cadetteria”. In meno di due anni il nuovo presidente (già consigliere Coni SpA e con esperienze in Img e Media Partners, oggi Infront group), Andrea Abodi, ha lanciato una serie di nuovi progetti per svecchiare e rilanciare quello che storicamente è stato sempre il serbatoio del pallone tricolore.

Previous post

Editoriale - E' tempo di dire basta, il calcio non sia più ostaggio di alcune frange di tifo...

Next post

Questa sera Daniele Chieffi in TV parlerà di ''New media & digital football'' il libro scritto con Marcel Vulpis e Cristiano Habestwallner

Marcel Vulpis

Marcel Vulpis

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *