All newsAltri eventiAziendeBrandRugby

Il modello FIR e lo sviluppo delle franchigie. Come vengono vissute all’interno del sistema tricolore

Ci sono alcune certezze che si legano al mondo del rugby italiano. La prima si riferisce alla partecipazione al Sei Nazioni e l’attività internazionale in generale che, insieme, costituiscono oltre il 65% dei ricavi della Federazione. La seconda è che FIR ha sposato un modello – quello della partecipazione allo United Rugby Championship di due Franchigie, la Benetton di Treviso e le Zebre Parma – necessario a garantire ed accrescere la competitività dell’Italia nel Torneo, una direzione che recentemente è stata estesa in via sperimentale anche al settore femminile. Oltre all’obiettivo puramente sportivo c’è naturalmente anche quello commerciale per sviluppare i ricavi legati all’appetibilità per sponsor e partner della maglia azzurra. La terza certezza è rappresentata dalle rimostranze al modello di business federale che arrivano puntuali a ogni inizio di nuova stagione.

Questo è accaduto quando alla guida della Federazione c’era Alfredo Gavazzi e accade ora con Marzio Innocenti. Si dice in sostanza che Fir si sia dimenticata del campionato casalingo, preferendo valorizzare solo le franchigie e non dando la possibilità ai club di competere a livello europeo, dove, però, i budget delle squadre, pensiamo per esempio a quelle francesi, sono di media quattro volte superiori a quelli delle formazioni nostrane. Ci sono tre argomentazioni con cui la Federazione ribatte ciclicamente alle rimostranze di alcuni club della “Serie A Elite”.

La prima è puramente sportiva: tra le iniziative a supporto del massimo campionato c’è quella di mettere a disposizione gratuitamente dei club i migliori talenti under 23 provenienti dalla Accademie, i centri di sviluppo degli azzurri del futuro – che la Federazione gestisce a proprie spese all’interno delle due Franchigie di Zebre e Benetton. Se non giocano con le Franchigie nel fine settimana i giocatori scendono in campo con il club di Serie A Elite a cui sono stati assegnati, per acquisire minutaggio ed esperienza. Il tutto senza costi per la società che li schiera. A tali risorse umane solo una parte di club della Serie A Elite ha però deciso di attingere. La seconda argomentazione è relativa allo sforzo compiuto da Fir per la piena copertura televisiva, e quindi valorizzazione, del massimo torneo maschile italiano con Dazn che garantisce la copertura di tutte le partite e Rai Sport che offre settimanalmente il match clou del turno. Il terzo punto è puramente economico con Fir che rivendica con forza il fatto di aver finanziato direttamente i club con due milioni di euro e di aver messo a disposizione un Direttore del Torneo per rilanciarlo anche sotto il profilo extrasportivo.

Previous post

Diritti tv: super ascolti per una super domenica di sport su Sky

Next post

Mkers e Dacia insieme alla "Milan Games Week" 2023: al via il progetto dell’Extreme Labyrinth

Redazione

Redazione

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *